n Italia, terzo giorno di consultazioni del capo dello Stato, Giorgio Napolitano,
che intende verificare se vi sia uno spazio di manovra per un esito diverso dalle
elezioni anticipate. Questa mattina al Quirinale sono stati ascoltati i rappresentanti
di Lega, UDC, Rifondazione comunista e Alleanza nazionale. Domani, nell'ultimo giorno
di consultazioni, il presidente della Repubblica vedrà quelli di Forza Italia e del
Partito Democratico. Infine, sarà la volta degli ex presidenti della Repubblica Frncesco
Cossiga, Oscar Luigi Scalfaro e Azeglio Ciampi. Il servizio di Giampiero Guadagni:
Sembra davvero
difficile al momento l’intesa per un governo di transizione. Le posizioni restano
distanti. Alleanza nazionale e Lega hanno ribadito che soltanto elezioni subito possono
garantire la stabilità. Rifondazione comunista ha proposto un esecutivo di scopo per
realizzare la riforma elettorale. L’UDC prova a fare da pontiere: per Casini serve
un governo di pacificazione con le forze responsabili di centrodestra e centrosinistra.
Ma se si va alle urne subito, ha aggiunto, vanno introdotte le preferenze in questa
legge elettorale per dare la facoltà di scelta dei propri rappresentanti direttamente
ai cittadini e non ai vertici di partito. Per domani, ultimo giorno di consultazioni,
è facile prevedere che il capo dello Stato registrerà il muro contro muro, mentre
Berlusconi si dice pronto a portare milioni di persone in piazza a Roma se non sarà
concesso il voto anticipato. E con il Partito democratico di Veltroni che rilancerà
l’esigenza di un governo che in autunno faccia le principali riforme istituzionali.
Intanto, l’ex segretario generale della CISL, Savino Pezzotta, che fu portavoce del
Family day, sostiene che anche con questa legge elettorale e contro gli attuali centrodestra
e centrosinistra, potrebbe presentarsi una forza riformista dove laici e cattolici
possano contribuire alla governabilità. Resta nel frattempo in piedi l’ipotesi che
Napolitano dia un incarico esplorativo al presidente del Senato, Franco Marini. Ma
i toni sono già da campagna elettorale. Lega ad una parte, Comunisti italiani dall’altra,
si schierano contro l’ipotesi che sia il Governo uscente a fare le circa 600 nomine
in scadenza delle aziende pubbliche, tra le quali Eni, Enel e Poste. E il portavoce
di Prodi, Silvio Sirchia, precisa: queste nomine saranno il frutto di decisioni del
prossimo Governo.