Mons. Franco: dare una risposta alla tragedia umanitaria di Gaza
Israele stamani ha chiuso ai civili larghi tratti della zona di frontiera con l’Egitto,
dopo l’apertura, ieri pomeriggio da parte dei miliziani di Hamas, di nuove brecce
nel muro che delimita la linea di confine tra la cittadina palestinese di Rafah e
la sua parte egiziana. La polizia locale, intanto, assiste impotente al continuo transito
di migliaia di palestinesi in cerca di rifornimenti in territorio egiziano dopo il
blocco di Gaza imposto da Israele. Ma quali sono le cause alla base di questa situazione?
Federico Piana ha raccolto il commento di mons. Antonio Franco, nunzio
apostolico in Israele e Cipro e delegato apostolico in Gerusalemme e Palestina:
R. – La
situazione a Gaza era diventata molto seria per quanto riguarda la mancanza di generi
di prima necessità e dell’energia. Quindi, questa apertura che hanno provocato ai
confini con l’Egitto è stata il risultato della forza della disperazione. Come questo
potrà evolversi chiaramente non si sa. L’Egitto ha già detto che bisogna chiudere.
Hamas dice che non chiuderanno la frontiera, ma certamente alla fine dovranno trovare
un compromesso. Io mi auguro che da parte israeliana si eviti questo ricorso a misure
che colpiscano tutta la popolazione.
D. – Dobbiamo dire che migliaia di egiziani
ieri hanno manifestato a Il Cairo, in sostegno dei palestinesi della Striscia di Gaza.
Quindi, probabilmente l’Egitto sopporterà ancora un po’ questa situazione…
R.
– Sì, io credo che alla fine si tratti di una situazione umanitaria. Non è una situazione
di terrorismo, di violenza o di altro. Quindi, certamente questa popolazione non si
può lasciare a morire di fame o di infermità: non si possono curare con i rimedi più
elementari o con operazioni e altri interventi. E’ una tragedia umanitaria alla quale
bisogna trovare una risposta: sia l’Egitto, sia la comunità internazionale.
D.
– Mi pare di capire, però, che la comunità internazionale non si stia muovendo nel
verso giusto…
R. – Non è la prima volta che ci troviamo davanti a situazioni
che magari non vengono affrontate come si dovrebbero affrontare. Queste sono le frustrazioni
che si vivono quotidianamente, per i tanti problemi che affliggono tante parti dell’umanità
del mondo di oggi. Dispiace che si lascino questi problemi alla loro sorte. Come si
dice: “Che si arrangino”. C’è un disinteresse di fatto, anche se di principio si ripetono
alle volte quelle esortazioni, quelle dichiarazioni che vogliono dire agli altri:
“Dovete fare questo o quell’altro”. Sporcarsi le mani, poi, però, è un po’ difficile.