2008-01-25 15:00:06

Il Papa chiede di pregare per la Chiesa in Africa


Alla Chiesa in Africa è dedicata l’intenzione missionaria del Papa per il mese di gennaio. Benedetto XVI prega e chiede di pregare perché la Chiesa che si prepara a celebrare, nell’ottobre 2009, il secondo Sinodo per l’Africa, “continui ad essere segno e strumento di riconciliazione e di giustizia in un continente ancora segnato da guerre, sfruttamento e povertà”. Nell'intervista di Fausta Speranza, a ricordare innanzitutto le aree di maggiore crisi ma anche le potenzialità è Enrico Casale di "Popoli", mensile internazionale di cultura e informazione missionaria della Compagnia di Gesù:RealAudioMP3


R. – La forte crisi del Darfur, dove si scontrano le popolazioni di origine araba ed i nomadi con le popolazioni stanziali di origine africana; la Somalia, che sono quasi 17 anni che è senza un governo; e, la situazione dell’est della Repubblica Democratica del Congo, una regione ricchissima, che è straziata da una guerra da parecchi anni. Queste sono le tre crisi – a mio parere – maggiori e alle quali si sono poi aggiunte nel tempo crisi minori, come la recente crisi del Kenya, della Costa d’Avorio, che pur essendo minori causano vittime e sofferenze.
 
D. - Come la Chiesa è, e può essere, in Africa al servizio di riconciliazione, giustizia e pace?

 
R. – Anzitutto attraverso la preghiera e poi attraverso le opere e l’educazione per formare le classi dirigenti, ma anche e soprattutto per formare le coscienze delle singole persone. Attraverso poi le opere materiali: la Chiesa può infatti essere utile alla causa della giustizia anche attraverso un continuo dialogo con le confessioni religiose cristiane – penso ai copti ortodossi, ma penso anche alle confessioni protestanti – e laddove sia possibile con i rappresentanti dell’Islam.

 
D. – Benedetto XVI parla di “grandissime potenzialità dell’Africa”. Come riconoscerle tra tanta informazione che parla di conflitti e povertà?

 
R. – Spesso sono state portate via le ricchezze materiali dell’Africa, ma anche - soprattutto in passato e con un’opera che continua tuttora – le è stata portata via la sua ricchezza culturale, perché la globalizzazione ha spesso snaturato la cultura e la tradizione delle persone. Penso, quindi, ad un recupero delle culture locali africane attraverso anche un processo di inculturazione della fede cristiana e cattolica in particolare nelle singole culture locali. Questo significa dare un fondamento religioso e, allo stesso tempo, permettere un recupero delle radici profondo della cultura africana che, come diceva il Papa, è fatta di profonda spiritualità, ma anche di profonda generosità.

 
Negli Anni Novanta si parlava di “rinascimento” in Africa per l’avviarsi di forme istituzionali più democratiche e liberali, rispetto al passato, come spiega il prof. Giampaolo Calchi Novati, docente di storia moderna e contemporanea dell’Africa all’Università di Pavia:

 
R. – In questo passaggio ebbe un certo ruolo la Chiesa, perché in molti Paesi africani le conferenze nazionali, in questa transizione tra regimi militari o civili autoritari a regimi pluralistici, furono presiedute dall’arcivescovo o dal cardinale locale. Il 1994 fu un anno contraddittorio: da una parte, ci fu la fine del sistema razzista in Sudafrica, ma, dall’altra, ci fu anche la tragedia del Rwanda. Un segno che questa evoluzione degli anni Novanta aveva ancora molte contraddizioni al suo interno. Da molte di queste guerre sono uscite nuove classi dirigenti e governi che, senza essere democratici come spesso la retorica li ha definiti, credono nello stato di diritto e soprattutto credono nella legalità come mezzo di sviluppo. Si può dire che dagli anni Novanta in poi si siano affermati in molti Paesi africani dei governi che sia pure all’interno di un sistema che li penalizza – perché l’Africa resta la periferia del sistema e non riesce a partecipare attivamente alla globalizzazione – credono nella internazionalizzazione dell'economia e della loro società e credono anche nelle regole che sovrintendono al processo di integrazione e – come si dice – di globalizzazione. Questo è l’aspetto più interessante. E’ stata elaborata una nuova organizzazione a livello continentale, l’Unione Africana, che cerca di evitare interferenze da parte della politica internazionale, perché la politica internazionale spesso strumentalizza anche le crisi dell’Africa a fini che non hanno come obiettivo la soluzione dei problemi africani. Pensiamo per esempio all’esportazione in Africa della crisi del Medio Oriente, che ha soprattutto in Sudan e in Somalia i suoi teatri operativi.







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