Vivace dibattito in Italia dopo l'intervento del Tar del Lazio sulla legge 40 sulla
procreazione assistita
In Italia fa discutere la bocciatura da da parte del Tar del Lazio di una parte delle
linee guida di accompagnamento alla legge 40 sulla fecondazione artificiale, considerate
dai giudici frutto di “eccesso di potere”. La sentenza riguarda in particolare il
passaggio in cui si spiega che ogni indagine relativa allo stato di salute degli embrioni
creati in vitro deve essere solo di tipo osservazionale. Il Tar solleva inoltre la
questione di legittimità costituzionale dell’articolo 14 della legge 40 che vieta
la produzione di più di 3 embrioni e il congelamento degli embrioni stessi, con conseguente
obbligo di impianto: il giudizio è rimesso nelle mani dei giudici della Corte Costituzionale.
Ma torniamo alla bocciatura delle linee guida. Paolo Ondarza ha intervistato
Francesco D’Agostino, presidente onorario del Comitato nazionale di bioetica.
R. –
Quando il Tar dichiara che un regolamento – e le linee guida sono un regolamento –
pecca di eccesso di potere, significa che a giudizio del giudice amministrativo ci
sono troppi divieti nelle linee guida, che mancherebbero nella legge 40. Ovviamente
ci sarà tempo per valutare giuridicamente questa sentenza, ma è evidente che criticare
o dichiarare nulle le linee guida non intacca sotto nessun profilo i principi fondamentali
della legge e, in particolare, il profilo, secondo il quale, l’interesse alla vita
del nascituro deve essere rigorosamente protetto.
D.
– La sentenza solleva anche la questione di legittimità costituzionale della legge
40...
R. – Sulla legge 40 rimane aperto in Italia
un dibattito vivacissimo di carattere fondamentalmente ideologico, più che bioetico,
che non accenna a sopirsi. Paradossalmente potrebbe essere utile una parola definitiva
della Corte Costituzionale in materia, almeno per far cessare questo continuo stillicidio
di polemiche, che sicuramente mantengono inquieto il panorama della fecondazione assistita
in Italia. Io non ritengo che ci siano autentiche ragioni di legittimità costituzionale
nella legge 40. Ritengo cioè che la legge 40 sia pienamente compatibile con i principi
costituzionali, perchè è una legge che garantisce in modo forte e nitido gli interessi
di tutti i soggetti coinvolti nella fecondazione artificiale. E c’è da augurarsi che
il governo, come è suo dovere, usi migliori avvocati e si impegni fino in fondo, perché
la Corte Costituzionale riconosca la costituzionalità di questa legge.
D.
– La legge 40 non è una legge che soddisfa i cattolici, ma comunque ha il merito di
aver messo ordine. Ora che rischi corre di fronte all’esame della Corte Costituzionale?
R.
– I principi che governano la legge 40 sono tutto sommato molto saggi, anche nelle
parti che potrebbero apparire più macchinose, come il divieto di fecondare più di
tre ovociti o il ricorso solo in ultima istanza al congelamento degli ovociti medesimi.
Temo, invece, che se si facesse strada nella Corte Costituzionale una falsa idea che
la soppressione intenzionale consapevole di un embrione malformato diventa una terapia,
allora veramente la legge potrebbe cadere, ma potrebbe anche cadere quel poco di onestà
intellettuale residua che si ha nel dibattito bioetico.