Sono ore decisive per il governo Prodi. Stasera è in programma il voto di fiducia
al Senato, dove l’esecutivo però non sembra più avere la maggioranza. Ma il premier
intende andare sino in fondo. Questa mattina Prodi si è recato al Quirinale, per un
colloquio durato poco meno di un’ora con il Capo dello Stato. Il servizio di Giampiero
Guadagni:
Romano Prodi
si presenterà in Senato per chiedere la fiducia. Il presidente del Consiglio ha comunicato
questa mattina la sua decisione al presidente della Repubblica. Il premier interverrà
in Aula a Palazzo Madama alle 15. Alle 20, è prevista la votazione palese e per appello
nominale. Al momento, sulla carta il governo non ha più la maggioranza. Ma la situazione
si evolve di minuto in minuto. Monitoraggio continuo sull’UDEUR, dopo lo strappo di
Mastella: uno dei tre senatori potrebbe votare a favore. Tra gli incerti, confermano
il voto contrario Fisichella, ex della Margherita, e Turigliatto della sinistra critica.
I liberaldemocratici di Dini sono incerti se votare no o non partecipare. Inoltre,
non sarà in aula Pallaro, eletto nella circoscrizione estero. I conti dunque per Prodi
continuano a non tornare. Ma la giornata è ancora lunga. Ad aprirla era stato il ministro
dell'Università, Mussi, esponente della Sinistra democratica, che considera responsabile
della situazione il Partito democratico di Veltroni e si dice sicuro delle elezioni
anticipate. Un approdo invocato dal centrodestra, a partire da Berlusconi; anche se
il leader UDC, Casini, ha aperto all’altra ipotesi. Quella cioè di un governo istituzionale
di breve durata, che si ponga l’obiettivo di una riforma elettorale. Ipotesi praticabile
solo ne caso in cui Prodi si dimettesse dopo le dichiarazioni di voto in aula a Palazzo
Madama. E questo, a quanto si sa, sarebbe stato anche il consiglio di Napolitano,
che avrebbe voluto evitare una prova di forza, una volta constatato il venir meno
della maggioranza politica.