L’arcivescovo Zef Gashi auspica l’indipendenza del Kosovo
All’indomani delle elezioni presidenziali in Serbia, l’arcivescovo Zef Gashi, della
diocesi di Bar, in Montenegro, auspica per la regione del Kosovo una “soluzione giusta”.
Nel corso di una visita all’associazione cattolica “Aiuto alla Chiesa che Soffre”
(ACS), il presule invita a non trascurare che, sebbene negli ultimi vent’anni la situazione
nei Balcani si sia chiarita, la regione del Kosovo resta ostaggio dell’instabilità
politica. “La cosa giusta sarebbe concedere l’indipendenza al Kosovo” osserva mons.
Gashi, giacchè la popolazione, che ha vissuto esperienze drammatiche e traumatiche
come deportazioni e omicidi, “ha diritto ad un avvenire di speranza”. Nativo della
regione, l’arcivescovo spiega che il 60% della popolazione kosovara ha meno di 35
anni, ma che i giovani non vedono alcun futuro davanti a sé: la vita pubblica è bloccata
e la mancanza di sicurezza ostacola gli investimenti. Ragioni che spingono molti ad
emigrare. Amministrato dagli Stati Uniti dal 1999, il Kosovo resta nei fatti sotto
il controllo serbo. Le elezioni presidenziali svoltesi in Serbia la scorsa domenica
sono considerate predittive circa il destino della regione kosovara. Il prossimo 3
febbraio il Paese eleggerà il suo presidente tra i candidati che hanno ricevuto più
voti: il nazionalista Tomislav Nikolic e il presidente uscente filo-europeo Boris
Tadic. (C.D.L.)