Lo sguardo sull'Italia del cardinale Angelo Bagnasco, all'apertura del Consiglio permanente
della CEI
Uno sguardo d'insieme ma attento all'Italia e alle sue vicende. Il cardinale arcivescovo
di Genova, Angelo Bagnasco, nella sua veste di presidente della Conferenza episcopale
italiana ha aperto ieri i lavori del Consiglio permanente della CEI. Nell’ampio discorso
del porporato, gli obiettivi pastorali e la valutazione di alcuni problematici temi
attuali: dalla moratoria sull’aborto e la famiglia, alla sicurezza sul lavoro e la
legalità pubblica. Il servizio è di Gabriella Ceraso:
I
vescovi rinnovano comunione affettiva e effettiva al Santo Padre, come i tanti fedeli
che domenica erano in Piazza San Pietro, dopo i fatti dell'Università "La Sapienza"
di Roma. Si sofferma sui fatti recenti il cardinale Bagnasco, prima di entrare nel
vivo della prolusione ai lavori dei vescovi. Quello del Papa - dice - è stato un atto
di amore per Roma. Certo l’accaduto rattrista, perché nasce nel luogo privilegiato
del confronto tra intelligenze libere, ma la fiducia nel buon senso estraneo all’intolleranza,
ora è più forte. Poi lo sguardo si allarga, il presidente della CEI indica nei contenuti
dell’Enciclica Spe Salvi la guida per rinnovare la pastorale e interpretare
la crisi dell’umanità che è soprattutto, dice, crisi della speranza cristiana."Al cristianesimo d’oggi intimidito di fronte ai successi della scienza, e
per questo spesso ripiegato solamente in ambito educativo e caritativo s’impone -
afferma il porporato - una ri-centratura sul suo essenziale, per far scaturire da
qui una nuova capacità propositiva”.
L’Italia di
oggi ha bisogno di speranza, prosegue il cardinale Bagnasco: è vero molti analisti
dipingono un Paese inerte, impaurito del futuro e sfiduciato, ma ciò che interessa
noi vescovi - precisa - è la crisi interiore, da cui nasce quella pubblica: se manca
Dio, manca la più grande delle speranza. Da qui l’offerta della Chiesa. “La Chiesa
- ribadisce - non vuole e non cerca il potere", ma con la sua "testimonianza pubblica
e grazie alla capillarità della sua presenza vicina alla gente, la Chiesa vuole aiutare
il Paese a riprendere il cammino, a recuperare fiducia nelle proprie possibilità,
a riguadagnare un orizzonte comune". Con esempi dettagliati, quindi, il presidente
della CEI spiega l’atteggiamento della Chiesa, che rimane sempre quello del sì all’uomo,
alla società, alla cultura, anche quando si vede costretta a dire "leali no", come
alla regolamentazione delle coppie di fatto, alle discriminazioni sociali per orientamento
sessuale, all’equiparazione tra tendenze sessuali e differenze di sesso, razza ed
età o alla logica relativistica che domina nei consessi internazionali. Ogni volta
che li dice, sostiene il cardinale Bagnasco, lo fa "per pronunciare un sì più grande
alla vita, alla persona intera, alla giustizia, alla pace, all’amore, alla coscienza,
al progresso, al Creato; per confermare il sì all’Italia, al suo futuro e alla sua
vocazione in seno all’Europa e nel concerto dei popoli”. Poi
il riferimento alla recente moratoria contro la pena di morte e l’analogia con l’altra
sofferenza del nostro tempo l’aborto. "Pur senza intenzionalità bellica, la Chiesa
- soggiunge - continuerà a dire che la vita è un dono". Morti sul lavoro, emergenza
rifiuti in Campania, legalità pubblica: anche su questi temi si sofferma il presidente
della CEI, chiedendo una politica non evasiva e rigore agli imprenditori perché la
gente - dice - è stanca di promesse. Infine mettendo in luce le difficoltà economiche
delle famiglie, che soprattutto se numerose, sono ad alto rischio povertà, il cardinale
Bagnasco lamenta soluzioni troppo parziali adottate nella legge Finanziaria e si rivolge
con un appello ai politici di ispirazione cattolica, perché rifiutino la logica partitica,
non sostengano proposte contrarie all’antropologia razionale cristiana, e perchè il
voto di coscienza diventi una scelta trasversale agli schieramenti.