2008-01-22 14:25:13

Il dialogo tra Chiesa cattolica e Chiese orientali ortodosse. La testimonianza di mons. Johan Bonny, del dicastero per l'Unità dei cristiani


“Pregate continuamente”: intorno a questo tema proseguono le riflessioni in occasione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, giunta oggi al quinto giorno. “Pregate costantemente con cuore paziente. Siate pazienti con tutti” è filo conduttore lungo il quale si sviluppano le meditazioni della giornata odierna, dedicata alla perseveranza e alla pazienza. In seno al Pontificio Consiglio per la promozione dell’Unità dei cristiani, mons. Johan Bonny si occupa, nell'ambito delle Chiese ortodosse orientali, delle Chiese "precalcedonesi", quelle cioè che non hanno accettato il Concilio di Calcedonia (451). Giovanni Peduto gli ha chiesto di illustrarne la fisionomia:RealAudioMP3
 

 
R. - E’ un gruppo di sette Chiese locali, Chiese indipendenti. Non sono una sola Chiesa, ma appartengono a tradizioni diverse. Hanno in comune il fatto che, al tempo del Concilio di Calcedonia, non hanno accettato la definizione o alcune nozioni che riguardavano la definizione cristologica delle due nature in Gesù Cristo, quella divina e quella umana, nell’unità dell’unica Persona del Verbo. Praticamente, si tratta, come dicevo, di Chiese locali: la Chiesa copta-ortodossa in Egitto, la Chiesa siro-ortodossa in Siria e Medio Oriente, la Chiesa armena apostolica - con due "catolicosati", quello di Etchmiadzin, in Armenia, e quello di Antelias, in Libano - e poi la Chiesa ortodossa dell’Etiopia, la Chiesa ortodossa dell’Eritrea e quella malankara-ortodossa in India.

 
D. - Mons. Bonny, quali sviluppi ci sono stati nel dialogo con queste Chiese ortodosse orientali lo scorso anno?

 
R. - Come sapete, da quattro anni, ogni anno abbiamo un Dialogo teologico internazionale tra la Chiesa cattolica e la famiglia di queste sette Chiese. L’anno scorso, abbiamo parlato di alcuni temi teologici importanti per loro e per noi. Un tema importante è stato quello della salute dei non battezzati. Queste Chiese praticamente vivono tutte in ambienti a grande maggioranza non cristiana, ma musulmana, in Medio Oriente. Lì si pone chiaramente il problema di quale sia lo statuto teologico, quale sia la salvezza di chi non ha conosciuto la fede cristiana e che non è stato battezzato. E’ un punto delicato. La Chiesa cattolica ha la sua dottrina e loro hanno una dottrina in parte uguale e su alcuni punti diversa. E noi abbiamo potuto parlare di questo. Legata alla questione della salvezza dei non battezzati è la questione del matrimonio tra un non cristiano e una persona non battezzata. E’ possibile o no questo matrimonio? Temi, dunque, importanti a livello teologico, ma anche a livello pastorale, perché per loro sono delle realtà molto, molto concrete.

 
D. - Avete incontri già previsti per quest’anno?

 
R. - Sì, proprio la settimana prossima la riunione avrà luogo in Siria. Siamo stati invitati tutti dal Patriarca Zakka I Iwas della Chiesa siro-ortodossa, nella sua residenza patriarcale, che è anche un centro di vita monastica con una Facoltà di teologia presso Damasco. Saremo presenti: i nostri 14 membri della delegazione cattolica e 14 rappresentanti di queste sette Chiese orientali. In programma, ci saranno due argomenti. L’argomento principale sarà un progetto di documento sulla natura e la missione della Chiesa. Dopo tre, quattro anni di studio e di discussione sulla Chiesa abbiamo potuto comporre un primo progetto di documento in comune. Quel documento ora sarà discusso, modificato, amplificato e dopo qualche anno potrà diventare un documento in comune sulla Chiesa. L’altro argomento è sulla metodologia, l’itinerario e lo scopo del nostro dialogo ecumenico. Qual è il nostro scopo? Dove vogliamo andare? E’ importante, quando si inizia un dialogo, sapere più o meno dove si vuole arrivare. Questo sarà il secondo tema. Ci sarà un documento preparato da un ortodosso e un cattolico. Speriamo così di chiarire la strada da seguire in questo dialogo.







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