Il dialogo tra Chiesa cattolica e Chiese orientali ortodosse. La testimonianza di
mons. Johan Bonny, del dicastero per l'Unità dei cristiani
“Pregate continuamente”: intorno a questo tema proseguono le riflessioni in occasione
della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, giunta oggi al quinto giorno.
“Pregate costantemente con cuore paziente. Siate pazienti con tutti” è filo conduttore
lungo il quale si sviluppano le meditazioni della giornata odierna, dedicata alla
perseveranza e alla pazienza. In seno al Pontificio Consiglio per la promozione dell’Unità
dei cristiani, mons. Johan Bonny si occupa, nell'ambito delle Chiese ortodosse
orientali, delle Chiese "precalcedonesi", quelle cioè che non hanno accettato il Concilio
di Calcedonia (451). Giovanni Peduto gli ha chiesto di illustrarne la fisionomia:
R.
- E’ un gruppo di sette Chiese locali, Chiese indipendenti. Non sono una sola Chiesa,
ma appartengono a tradizioni diverse. Hanno in comune il fatto che, al tempo del Concilio
di Calcedonia, non hanno accettato la definizione o alcune nozioni che riguardavano
la definizione cristologica delle due nature in Gesù Cristo, quella divina e quella
umana, nell’unità dell’unica Persona del Verbo. Praticamente, si tratta, come dicevo,
di Chiese locali: la Chiesa copta-ortodossa in Egitto, la Chiesa siro-ortodossa in
Siria e Medio Oriente, la Chiesa armena apostolica - con due "catolicosati", quello
di Etchmiadzin, in Armenia, e quello di Antelias, in Libano - e poi la Chiesa ortodossa
dell’Etiopia, la Chiesa ortodossa dell’Eritrea e quella malankara-ortodossa in India.
D.
- Mons. Bonny, quali sviluppi ci sono stati nel dialogo con queste Chiese ortodosse
orientali lo scorso anno?
R. - Come sapete, da quattro
anni, ogni anno abbiamo un Dialogo teologico internazionale tra la Chiesa cattolica
e la famiglia di queste sette Chiese. L’anno scorso, abbiamo parlato di alcuni temi
teologici importanti per loro e per noi. Un tema importante è stato quello della salute
dei non battezzati. Queste Chiese praticamente vivono tutte in ambienti a grande maggioranza
non cristiana, ma musulmana, in Medio Oriente. Lì si pone chiaramente il problema
di quale sia lo statuto teologico, quale sia la salvezza di chi non ha conosciuto
la fede cristiana e che non è stato battezzato. E’ un punto delicato. La Chiesa cattolica
ha la sua dottrina e loro hanno una dottrina in parte uguale e su alcuni punti diversa.
E noi abbiamo potuto parlare di questo. Legata alla questione della salvezza dei non
battezzati è la questione del matrimonio tra un non cristiano e una persona non battezzata.
E’ possibile o no questo matrimonio? Temi, dunque, importanti a livello teologico,
ma anche a livello pastorale, perché per loro sono delle realtà molto, molto concrete.
D.
- Avete incontri già previsti per quest’anno?
R.
- Sì, proprio la settimana prossima la riunione avrà luogo in Siria. Siamo stati invitati
tutti dal Patriarca Zakka I Iwas della Chiesa siro-ortodossa, nella
sua residenza patriarcale, che è anche un centro di vita monastica con una Facoltà
di teologia presso Damasco. Saremo presenti: i nostri 14 membri della delegazione
cattolica e 14 rappresentanti di queste sette Chiese orientali. In programma, ci saranno
due argomenti. L’argomento principale sarà un progetto di documento sulla natura e
la missione della Chiesa. Dopo tre, quattro anni di studio e di discussione sulla
Chiesa abbiamo potuto comporre un primo progetto di documento in comune. Quel documento
ora sarà discusso, modificato, amplificato e dopo qualche anno potrà diventare un
documento in comune sulla Chiesa. L’altro argomento è sulla metodologia, l’itinerario
e lo scopo del nostro dialogo ecumenico. Qual è il nostro scopo? Dove vogliamo andare?
E’ importante, quando si inizia un dialogo, sapere più o meno dove si vuole arrivare.
Questo sarà il secondo tema. Ci sarà un documento preparato da un ortodosso e un cattolico.
Speriamo così di chiarire la strada da seguire in questo dialogo.