I vescovi sloveni in visita ad Limina. Il metropolita, mons. Uran: riscoprire il Vangelo
per contrastare le derive del relativismo etico e del consumismo
Il maggiore benessere sta rendendo gli animi degli sloveni più tiepidi verso la religione
cristiana. Ad affermarlo è l’arcivescovo metropolita di Ljublijana, Alojz Uran, che
da ieri guida la Conferenza episcopale della Slovenia nella visita ad Limina
in Vaticano. Il Paese è stato tra i più rapidi, nella parte orientale dell’Europa,
a conformarsi agli standard comunitari e ora le sfide pastorali per la Chiesa locale
divengono più simili a quelle delle Chiese occidentali. Il servizio di Alessandro
De Carolis:
Un’accelerazione
poderosa verso l’integrazione europea, “premiata” poco più di un anno fa da un record:
quello di primo Paese dell’ex blocco orientale ad adottare l’euro. La realtà sociopolitica
attuale della Slovenia è questa, ulteriormente rafforzata in questi giorni da un incarico
di prestigio: quello di detenere dal primo gennaio 2008 la presidenza di turno dell’Unione
Europea, oltre ad aver raggiunto il 21 dicembre scorso anche un altro obiettivo nel
segno dell’integrazione comunitaria, ovvero l’ingresso nello spazio Schengen. La Slovenia
Paese dell’ex Jugoslavia sembra essere lontana anni-luce. E la Chiesa locale, che
conta due province ecclesiastiche e poco meno di un milione e mezzo di cattolici,
deve fare i conti con questo mutato scenario interno, in un Paese che conosce il Vangelo
da 1800 anni, ma che sembra sempre più spesso aver bisogno di una sua riscoperta,
che si opponga all’irrompere del relativismo religioso di marca occidentale e ai condizionamenti
di una ricchezza media crescente, che offusca però i valori di una fede antica. Un
primo, tipico segno di questa tendenza, il calo delle vocazioni.
“La
Chiesa in Slovenia vive come la Chiesa della maggior parte dei Paesi cattolici europei”,
conferma l’arcivescovo di Ljublijana, mons. Uran. “Subisce pressioni da parte del
mondo, vive la crisi di fede al suo interno”. Il maggior benessere, prosegue, “ha
portato una tiepidezza nella vita di fede, che in alcuni casi si manifesta nell’assenza
di prassi religiosa. Il consumismo è la nuova religione, che sta già dando i suoi
effetti negativi nel calo della qualità della vita. L’ ‘avere’ prevale sull’ ‘essere’.
D’altra parte, osserva il presule, la comunità cattolica slovena “gioisce dei segni
di speranza, quando anche i cosiddetti ‘lontani’ si avvicinano alla Chiesa e vengono
a conoscere il cristianesimo come valore.” Undici anni fa, dopo il risveglio seguito
al crollo jugoslavo nei balcani, la Chiesa locale adottò come slogan “scegli la vita”,
intendendo con ciò un’apertura alla vita di Dio e alla vita umana. Oggi, afferma mons.
Uran, “la nostra attenzione è rivolta alla famiglia, alla sua apertura alla vita.
E ai giovani, che sono chiamati a prepararsi alla vita, alla vita familiare. Il percorso
da seguire è la nuova evangelizzazione”.