2008-01-21 13:24:08

Il nuovo preposito generale dei Gesuiti, padre Nicolás: i poveri attendono da noi il messaggio di salvezza


Siamo “servitori” di una salvezza che va annunciata a tutte le nazioni, e con particolare predilezione ai poveri, perché soprattutto loro possano trovare in Dio la forza per continuare a sperare. E’ con un messaggio di grande intensità che il nuovo preposito generale dei Gesuiti, padre Adolfo Nicolás, si è rivolto ieri pomeriggio, nella Chiesa del Gesù, ai membri dell’Ordine, nella prima omelia tenuta dopo la sua elezione, avvenuta sabato scorso. Sul suo contenuto, il servizio di Alessandro De Carolis:RealAudioMP3

(Canto "Anima Christi")
 
“Non ti dimenticare dei poveri”. Una richiesta, quasi un sussurro, che scende nell’anima mentre tutti intorno festeggiano e si congratulano. Un sussurro che diventa il saluto “più importante” per chi è stato appena chiamato ad essere l’“Ignazio” del 21.mo secolo. E’ quanto accaduto al neo-preposito generale dei Gesuiti, padre Adolfo Nicolás, negli istanti successivi allo “shock”, come lui stesso l’ha definito, dell’elezione a capo della famiglia religiosa fondata nel 1540. All’omelia della sua prima Messa in veste di 29.mo successore di Sant’Ignazio di Loyola, padre Nicolás ha parlato a cuore aperto ai delegati della Congregazione generale di ciò che considera fondamentale nella propria missione, dettata per il suo nuovo ministero da ciò che il precedente gli ha lasciato in eredità: l’attenzione agli immigrati, ai poveri in generale, conosciuti specie nelle Filippine. “Per i poveri - ha detto ricordando alcuni colloqui avuti con gente in situazioni difficili - soltanto Dio è la forza”. E noi, ha proseguito, siamo chiamati a servirli, perché è questo che “piace” a Dio, anche se spesso l’occhio del mondo guarda alla missione cristiana con una superficialità fatta di luoghi comuni più che di reale attenzione:

 
“I giornali, le riviste, stanno giocando in questi giorni con i ‘cliché’: il ‘papa nero’, il ‘papa bianco’, potere, incontri, discussioni, ma tutto questo è così superficiale, è così irreale. Questo è soltanto un po’ di nutrimento per coloro che amano la politica, ma non per noi. Isaia ci dice: servire dà piacere a Dio. E’ servire che conta. Servire la Chiesa, servire il mondo, servire gli uomini, servire il Vangelo”.
 
Quello del Vangelo è un messaggio di salvezza, “il nostro è un messaggio di salvezza”, ha ripetuto padre Nicolás, citando la lettura della Messa del profeta Isaia. Un messaggio che, ha confessato, lo ha colpito per la sua insopprimibile universalità:

 
“Il nostro Dio, la nostra fede, il nostro messaggio, la nostra salvezza sono così grandi, che non si possono mettere in un contenitore, in un Paese, in un gruppo, in una comunità, nemmeno in una comunità religiosa. Queste sono notizie di salvezza per tutte le nazioni. E’ un messaggio universale, perché il messaggio stesso è grande. E’ un messaggio che non si può ridurre a null’altro”.
 
Ci sono “nazioni” di popoli, più ancora che geografiche - ha continuato padre Nicolás - che “chiedono il nostro aiuto”: gli esclusi anche dalla globalizzazione, gli svantaggiati, i “manipolati”: per i quali, ha detto, “la salvezza è ancora un sogno”, ma che restano comunque i candidati ideali a ricevere il “messaggio di Dio che è per tutti”:

 
“Perché quello che conta è la salvezza, la gioia dei poveri. Quello che conta, quello che è reale, è la speranza, la salvezza, e noi vogliamo che questa salvezza si estenda. Che sia come un’esplosione di salvezza: è così che parla Isaia. Che sia una salvezza che tocchi a tutti, una salvezza secondo il cuore di Dio, la sua volontà, il suo Spirito”.

 
(Canto "Anima Christi")







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