Oggi la Serbia vota per eleggere il suo nuovo presidente. Un’elezione che segna l’ennesimo
bivio per la maggiore delle repubbliche della ex Jugoslavia. A pesare sul voto è soprattutto
la minaccia dell’indipendenza del Kosovo. Un evento ormai considerato inevitabile
dalla maggior parte della comunità internazionale, ma i cui esiti potrebbero essere
imprevedibili. Il Cremlino si è da tempo schierato tra i principali sostenitori dell’integrità
territoriale della Serbia e, anche in ambito occidentale, gli Stati che vedono nell’indipendenza
kosovara un pericoloso precedente non mancano. Infine, non poche pressioni sull’elettorato
serbo giungono da Bruxelles, con forti promesse di una sempre maggiore integrazione
europea. Sentiamo il commento di Luigi Geninazzi, inviato di Avvenire:
R. -
E’ una partita veramente ad altissimo rischio perché, anche se tutti pronosticano
che la vera stretta finale non sarà questa prima tornata di voto presidenziale ma
il ballottaggio del 3 febbraio, si prevede un testa a testa tra l’attuale presidente,
Boris Tadic, e il leader ultranazionalista, Tomislav Nikolic. Non dimentichiamo che
l’ultima volta, quattro anni fa, Nikolic era stato in testa fino all’ultimo momento
e anche adesso i sondaggi lo danno in testa. Nikolic non vuole l’indipendenza del
Kosovo ed è disposto a tutto - ha detto - purché questa regione rimanga sotto il controllo
di Belgrado. Boris Stadic, il presidente riformista, anch’egli ovviamente si dichiara
contrario all’indipendenza del Kosovo, ma è più disponibile ad una trattativa a tutto
campo.
D. - Un braccio di ferro, quello sul Kosovo,
con delle ripercussioni internazionali molto importanti...
R.
- Putin è già entrato pesantemente sul campo, proprio in questi giorni: dopo aver
detto che non si può arrivare all’indipendenza del Kosovo senza un negoziato, sta
cercando di legarsi sempre di più il governo di Belgrado anche con l’acquisizione
del gruppo petrolifero NIS. Dall’altro lato, c’è l’Unione Europea che in tutti i modi
vorrebbe puntellare l’attuale presidente Tadic e che aveva promesso di varare molto
in fretta il Trattato di associazione della Serbia con l’Unione Europea, ma anche
questo slitterà. E’ una situazione aperta agli scenari più imprevedibili.
D.
- Se il Kosovo influenzerà l’elezione presidenziale in Serbia, questa influenzerà
sicuramente il futuro atteggiamento della comunità internazionale nei confronti del
Paese, in particolare l’atteggiamento dell’Unione Europea…
R.
- Certo, perché ormai tutti danno per scontato che dopo queste elezioni il Kosovo
dichiarerà la propria indipendenza con il sostegno degli Stati Uniti e quello, più
o meno tacito, anche dell’Unione Europea. Quest'ultima sta cercando di preparare l'evento
nel modo meno traumatico possibile, e soprattutto deve far accettare a Belgrado la
questione dell’invio di truppe e anche di una missione civile a Pristina, che dovrebbe
prendere in consegna quello che rimane della presenza dell’ONU.