Giovani indonesiani di diverse fedi manifestano contro la crescente intolleranza religiosa
nel Paese
Giovani cristiani, indù e musulmani di una trentina di associazioni giovanili indonesiane
hanno manifestato nei giorni scorsi per dire basta alle violenze a sfondo religioso
che hanno segnato il Paese nell’anno appena trascorso e per riaffermare il principio
della pacifica convivenza tra le religioni. “Siamo differenti ma siamo sempre indonesiani”,
“le religioni sono contro la violenza”, “l’Indonesia non è uno Stato confessionale”
sono stati alcuni degli slogan risuonati per le strade della città di Yogykarta, a
sud-est di Giakarta. Le 30 associazioni, tra cui la “Gioventù cattolica”, hanno deciso
di costituire l’Alleanza per un’Indonesia pacifica (AJI Damai) e diffuso una dichiarazione
in cui chiedono al presidente della Repubblica Susilo Bambang Yudhoyono “di garantire
il pluralismo religioso sancito dalla Costituzione e la libertà di fede di tutti i
cittadini” e di “difendere l’unità della Nazione, senza piegarsi alle pressioni di
movimenti che considerano altri gruppi come sette deviate legittimando i propri atti
di violenza in nome della religione”. In questi ultimi anni si sono moltiplicati in
Indonesia gli atti di intolleranza. Tra i bersagli anche i cristiani. Secondo un recente
rapporto della Conferenza episcopale e delle Chiese protestanti indonesiane fra il
2004 e il 2007, 108 edifici cristiani, muniti di regolare autorizzazione per il culto,
hanno ricevuto minacce o sono stati costretti a chiudere i battenti a causa delle
manifestazioni di gruppi fondamentalisti. I musulmani in Indonesia sono circa l’85
per cento della popolazione di 220 milioni di abitanti, mentre i cristiani rappresentano
in totale il 10 per cento di essa. I cattolici sono circa 6 milioni. (L. Z)