2008-01-18 14:37:39

Migliaia di giovani si preparano a pregare col Papa domenica in San Pietro per l'Angelus, in segno di affetto e solidarietà dopo la vicenda della Sapienza


Una mobilitazione di solidarietà e di affetto nei riguardi di Benedetto XVI, con una finalità spirituale e non certo politica o di protesta, come alcuni media hanno provato a definirla. E’ l’appuntamento che migliaia di giovani stanno dandosi per domenica prossima in Piazza San Pietro, per salutare il Papa all’Angelus. Dietro il passa-parola di queste ore c’è l’invito esplicito fatto ai ragazzi dal cardinale vicario, Camillo Ruini, all’indomani delle contestazioni che hanno indotto il Pontefice a soprassedere alla cerimonia d’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università romana “La Sapienza”, svoltasi ieri. A coonfermare il fermento giovanile in vista di domenica è Savino Pezzotta, uno dei fondatori di “Retinopera”, cartello di coordinamento dell’associazionismo cattolico, intervistato da Luca Collodi:RealAudioMP3

 
R. - Seguendo l’indicazione del cardinal Ruini è un andare in piazza per manifestare una vicinanza al Santo Padre. Io aggiungo che vado in piazza come italiano per riscattare quello che è successo in questi giorni perché non rappresenta solo un’offesa a me come cattolico ma anche a me come italiano, perchè si è messo in cattiva luce il mio Paese e la sua cultura e non si è tenuto conto di milioni di persone che hanno un certo sentire, una certa attenzione. Io vado in piazza per dire che gli italiani non sono così, gli italiani hanno una venerazione, un’attenzione al Papa e hanno rispetto per la libertà, per la laicità, per la possibilità di tutti di parlare.

 
D. – Pezzotta, c’è il rischio che questa manifestazione di solidarietà al Papa, di preghiera comune, possa trasformarsi in qualche modo in una manifestazione politica?

 
R. - Ci sarà qualcuno che tenderà a strumentalizzarla politicamente, ma questi non fanno un favore al Papa. Credo che dobbiamo andare proprio al di là delle nostre collocazioni politiche, non per mostrare i nostri “gagliardetti”, ma per mostrare il nostro affetto, la nostra amicizia, la voglia di pregare col Papa per il bene del nostro Paese. Credo che sia importante proprio in questo tempo in cui la confusione, l’incertezza, l’insicurezza, è alta. Bisogna andare in Piazza San Pietro per pregare, non per manifestare.

 
D. - Di fatto sta crescendo la mobilitazione che va oltre Roma. Perché, secondo lei, questa sensibilità così spontanea verso Papa Benedetto?

 
R. - Gli italiani, al di là di quattro intellettuali che ragionano più di libri che di cose concrete, la gente comune, quella che tutte le mattine si alza e va a lavorare, quella che ha una famiglia da condurre, quella che ha le sue difficoltà, ha sempre visto la figura del Papa come una figura importante, oserei dire protettiva per la nostra realtà. Certo c’è verso Benedetto XVI un elemento di affettività alto: l’immagine di questo Papa è quella di un Papa dolce, mite, che trasmette il senso della mitezza e, sottoposto a un attacco di questo genere, oserei dire violento, può far scattare un meccanismo di identificazione molto alto. C’è sempre questo legame tra il Papa e l’Italia che nessuno riuscirà a rompere. Io adesso non voglio tirar fuori il primato, come avrebbe detto il Gioberti, per carità, ma bisogna prendere atto che c’è un legame indissolubile tra il Pontefice, indipendentemente dalla sua nazionalità, e il nostro Paese, è un modo per avere un’idea di cosa sia l’Italia e io credo che da questo punto di vista si stanno commettendo dei grandi errori, si stanno creando delle scissioni che sono inutili. Andare in piazza all’Angelus domenica significa andare per dire che abbiamo bisogno di una ricomposizione dell’identità nazionale e l’identità nazionale non può fare a meno di guardare con attenzione a una figura come quella del Pontefice.







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