2008-01-17 15:40:01

Appello dei vescovi europei e americani a sostegno dei cristiani di Terra Santa


“Un futuro di libertà, pace e sicurezza”, nonostante le tensioni che ancora oggi caratterizzano il Medio Oriente. Questo il messaggio dei giovani di Terra Santa, raccolto all’Università di Betlemme e nelle parrocchie di Gerusalemme e di Palestina dal Gruppo di Coordinamento per la Terra Santa, che riunisce i vescovi nordamericani ed europei impegnati a sostenere - su iniziativa della Santa Sede - i cristiani e i responsabili ecclesiali della regione. Giada Aquilino ieri ha incontrato i presuli, guidati dal cardinale Sean Brady, in questi giorni in Vaticano in concomitanza con la visita ad Limina della Conferenza dei vescovi latini nelle Regioni arabe. Il servizio di Giada Aquilino:RealAudioMP3


Una testimonianza diretta, quella dei vescovi appena rientrati dal tradizionale viaggio in Terra Santa, oggi ancora teatro di violenze tra israeliani e palestinesi. Nonostante la situazione nei luoghi dove nacque Gesù sia assai complessa ed ulteriormente peggiorato sia il contesto di Gaza, dopo la conferenza internazionale di Annapolis si percepisce la “speranza” di arrivare finalmente alla pace. Difficili però rimangono le condizioni per i cristiani, come testimonia mons. Joan Enric Vives, vescovo di Urgell in Spagna:

 
“La situazione con il muro e con i check-point è molto dura, non solo per i cristiani ma per tutti ed è molto difficile rimanere lì. Ma la volontà di tutti i cristiani in Israele e in Palestina è quella di restare. Dobbiamo perciò impegnarci in aiuti e solidarietà per la Terra Santa. Il patriarca latino di Gerusalemme, mons. Michel Sabbah, pensa di organizzare una ulteriore giornata di preghiera, oltre a quella del Venerdì Santo dedicata alla colletta per la Terra Santa: una giornata di comunione con i fratelli di quelle zone, anche per aiutarli ad essere ‘ponti’ tra ebrei e musulmani”.

 
Proprio sulle condizioni dei cristiani in Terra Santa, ascoltiamo mons. Michel Dubost, vescovo di Evry in Francia:

 
R. - Con il muro, vivono come se fossero in prigione. Eppure il loro desiderio è di girare per quelle terre, di incontrare amici che vivono dall’altra parte del muro, con i quali ora hanno contatti solo via internet. Si sentono, insomma, cittadini dello stesso Paese.

 
D. - Quali sono allora le speranze per la Terra Santa?

 
R. - La speranza è in Dio.

 
E la prova che nonostante le difficoltà - alle quali si aggiunge anche il problema dei visti per i religiosi che operano nell’intera area - i cristiani continuino a dare prova di una vera e propria vocazione per quella terra, sta nelle parole del cardinale Sean Brady, arcivescovo di Armagh, in Irlanda:

 
“Abbiamo incontrato tanta gente, tanti giovani convinti di avere il diritto di stare lì, nel loro Paese. E ciò sottolinea la necessità di sviluppare l’economia, affinché si possa costruire un futuro più sicuro”.







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