Appello dei vescovi europei e americani a sostegno dei cristiani di Terra Santa
“Un futuro di libertà, pace e sicurezza”, nonostante le tensioni che ancora oggi caratterizzano
il Medio Oriente. Questo il messaggio dei giovani di Terra Santa, raccolto all’Università
di Betlemme e nelle parrocchie di Gerusalemme e di Palestina dal Gruppo di Coordinamento
per la Terra Santa, che riunisce i vescovi nordamericani ed europei impegnati a sostenere
- su iniziativa della Santa Sede - i cristiani e i responsabili ecclesiali della regione.
Giada Aquilino ieri ha incontrato i presuli, guidati dal cardinale Sean Brady, in
questi giorni in Vaticano in concomitanza con la visita ad Limina della Conferenza
dei vescovi latini nelle Regioni arabe. Il servizio di Giada Aquilino:
Una testimonianza
diretta, quella dei vescovi appena rientrati dal tradizionale viaggio in Terra Santa,
oggi ancora teatro di violenze tra israeliani e palestinesi. Nonostante la situazione
nei luoghi dove nacque Gesù sia assai complessa ed ulteriormente peggiorato sia il
contesto di Gaza, dopo la conferenza internazionale di Annapolis si percepisce la
“speranza” di arrivare finalmente alla pace. Difficili però rimangono le condizioni
per i cristiani, come testimonia mons. Joan Enric Vives, vescovo
di Urgell in Spagna:
“La situazione con il muro e
con i check-point è molto dura, non solo per i cristiani ma per tutti ed è molto difficile
rimanere lì. Ma la volontà di tutti i cristiani in Israele e in Palestina è quella
di restare. Dobbiamo perciò impegnarci in aiuti e solidarietà per la Terra Santa.
Il patriarca latino di Gerusalemme, mons. Michel Sabbah, pensa di organizzare una
ulteriore giornata di preghiera, oltre a quella del Venerdì Santo dedicata alla colletta
per la Terra Santa: una giornata di comunione con i fratelli di quelle zone, anche
per aiutarli ad essere ‘ponti’ tra ebrei e musulmani”.
Proprio
sulle condizioni dei cristiani in Terra Santa, ascoltiamo mons. Michel Dubost,
vescovo di Evry in Francia:
R. - Con il muro, vivono
come se fossero in prigione. Eppure il loro desiderio è di girare per quelle terre,
di incontrare amici che vivono dall’altra parte del muro, con i quali ora hanno contatti
solo via internet. Si sentono, insomma, cittadini dello stesso Paese.
D.
- Quali sono allora le speranze per la Terra Santa?
R.
- La speranza è in Dio.
E la prova che nonostante
le difficoltà - alle quali si aggiunge anche il problema dei visti per i religiosi
che operano nell’intera area - i cristiani continuino a dare prova di una vera e propria
vocazione per quella terra, sta nelle parole del cardinale Sean Brady,
arcivescovo di Armagh, in Irlanda:
“Abbiamo incontrato
tanta gente, tanti giovani convinti di avere il diritto di stare lì, nel loro Paese.
E ciò sottolinea la necessità di sviluppare l’economia, affinché si possa costruire
un futuro più sicuro”.