I vescovi messicani chiedono di rinegoziare il NAFTA per proteggere gli interessi
dei contadini
I vescovi messicani hanno chiesto al governo di valutare la possibilità di rinegoziare
il capitolo del Trattato di libero commercio del Nord America (NAFTA), entrato in
vigore lo scorso primo gennaio, che prevede la libera circolazione di mais, fagioli,
zucchero e derivati del latte. Si tratta di prodotti che negli Stati Uniti beneficiano
di massicci sussidi statali. I presuli sottolineano che occorre “proteggere con maggiore
decisione gli interessi dei contadini e degli indigeni poveri, che sono la maggioranza”.
In un documento intitolato “Gesù, vita e speranza degli indigeni contadini” consegnato
dalla Commissione della pastorale sociale della Conferenza episcopale messicana alla
presidenza del Messico, i vescovi affermano poi che “rinegoziare è sempre possibile”.
Questo capitolo del Trattato, firmato nel 1994 tra Stati Uniti, Messico e Canada,
secondo i vescovi messicani va contro i diritti fondamentali della maggior parte della
popolazione, in particolare quella più povera. C’è il rischio – sostiene mons. Gustavo
Rodríguez Vega, vescovo ausiliare di Monterrey e presidente della Commissione - che
molti contadini siano spinti ad abbandonare i campi e ad emigrare in città che non
sono preparate ad accoglierli”. “Il NAFTA – sostiene inoltre mons. Felipe Arizmendi,
vescovo di Cristóbal de las Casas, in Chiapas - ha portato benefici, ma solo per gente
che ha molte risorse; all’immensa maggioranza del nostro popolo ha portato invece
gravi problemi”. Secondo mons. Alejo Zavala Castro, vescovo di Chilpancingo-Chilapa,
“il NAFTA e l’aumento dei prezzi dei prodotti di base, aumenteranno le disuguaglianze
sociali”. (A cura di Luis Badilla)