2008-01-14 15:13:39

Ripresi a Gerusalemme i negoziati israelo-palestinesi


Al via questa mattina a Gerusalemme i negoziati di pace israelo-palestinesi che cercheranno di affrontare i problemi centrali del conflitto: i confini del futuro Stato palestinese, le colonie, la questione di Gerusalemme e quella dei profughi. Allo stesso tavolo, il ministro degli Esteri israeliano, Tzipi Livni ed il negoziatore dell'ANP, Abu Ala. L’obiettivo – ha più volte dichiarato Bush, impegnato in prima persona nei colloqui – è di raggiungere la pace entro il 2008. Un obiettivo reale? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Ennio Di Nolfo, docente emerito di relazioni internazionali presso l’Università di Firenze:RealAudioMP3


R. – Tutti i problemi pongono questioni di sostanza estremamente complicata. Prendiamone per esempio uno a caso tra questi, e forse il più importante. Di solito si dice che Israele debba rientrare entro i confini del 1967 e quindi dovrebbe ridurre enormemente la sua superficie. Ma entro i confini del ’67, vuol dire prima della guerra del ’67 o dopo la guerra del ’67? Se è prima del 1967, vuol dire che deve rientrare nei confini del ’48, che sono lievemente diversi da quelli che hanno concluso provvisoriamente la guerra tra Israele e il mondo arabo dal maggio all’agosto 1949. Sono confini che accrescevano abbastanza il territorio israeliano.

 
D. – Altro problema importante è quello di Hamas, che resta al momento escluso da questi negoziati. Il presidente palestinese Abu Mazen, però, è tornato a lanciare a Hamas una proposta di dialogo. Sarà un dialogo possibile?

 
R. – Sarà un dialogo estremamente difficile. Una volta tra Hamas e Abu Mazen era stato raggiunto un accordo per formare un governo comune. Anzi, non una volta, ma due o tre volte è stato raggiunto questo accordo. Il fatto che alla fine questo governo non fosse mai costituito, dà la misura della difficoltà del compito, che è reso ancora più difficile dall’affermazione fatta da Bush, secondo la quale i due Stati che dovrebbero nascere non dovrebbero avere soluzione di continuità. Se si riesce a risolvere questo problema con un corridoio artificiale o, comunque, di condominio, la soluzione allora è trovata, ma se non si riesce a risolvere in questa maniera, la soluzione è lontanissima.

 
D. – Non bisogna trascurare nemmeno il fatto che l’avvio dei negoziati potrebbe avere ricadute pesantissime sulla politica interna israeliana. Un partito di estrema destra ha minacciato di abbandonare la coalizione di governo. Insomma, che cosa accadrà?

 
R. – Come nel mondo arabo esiste questa divaricazione tra Olp e Hamas, così nel mondo israeliano esiste una divaricazione infinita tra i numerosi partiti che compongono l’universo politico israeliano. Quindi, è molto facile che gli estremisti israeliani combattano contro qualsiasi forma di compromesso. Israele, tuttavia, è un regime democratico e se è un regime democratico dovrebbe essere in grado di raggiungere una formula tale da mettere a tacere gli estremisti.







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