“Il Codice di Diritto Canonico al servizio della missione della Chiesa”: questo il
tema del convegno tenutosi ieri presso l’Università Pontificia Salesiana di Roma.
Un pomeriggio di studio per riflettere sul testo normativo della Chiesa a 25 anni
dalla sua promulgazione. Tra i presenti al convegno, anche il cardinale segretario
di Stato Tarcisio Bertone. Il servizio di Isabella Piro: “L’ultimo
documento del Concilio Vaticano II”: così Giovanni Paolo II definiva il Codice di
Diritto Canonico, da lui promulgato il 25 gennaio del 1983. E a distanza di un quarto
di secolo, il testo normativo è vivo ed attuale e contribuisce alla missione della
Chiesa. Ma in che modo? Lo ha spiegato chiaramente mons. Francesco Coccopalmerio,
presidente del Pontificio Consiglio per i Testi legislativi: il diritto canonico,
ha detto, non è una semplice legge prodotta da un legislatore esterno, ma è una normativa
riferita a ciò che gli uomini sono ed hanno grazie al Battesimo. Ciò significa, ha
aggiunto il presule, che il legislatore è Cristo stesso e che i diritti e i doveri
derivanti dal diritto canonico sono una parte incancellabile dell’uomo, in quanto
persona.
Sul legame tra Chiesa universale e Chiese
particolari si è invece soffermato il cardinale Tarcisio Bertone.
Sottolineando il rapporto di amicizia tra il Papa ed i vescovi, intesa come ‘amicizia
di Cristo’, il porporato ha aggiunto:
“Ogni Chiesa particolare è fatta
ad immagine della Chiesa universale. Ciò significa che le Chiese particolari sono
l’esito e - allo stesso tempo - l’inizio, sempre nuovo nel tempo, della cattolica
nella misura in cui non sono autonome ed autosufficienti, ma in comunione tra loro
e con Roma”.
A margine del convegno, il cardinale Bertone
è tornato sul discorso pronunciato giovedì scorso da Benedetto XVI agli amministratori
di Roma e Lazio. Ribadendo il rapporto di dialogo e collaborazione tra la Santa Sede
ed il Comune capitolino, il segretario di Stato ha, quindi, affermato:
“Il
discorso del Papa riguardava il positivo e il negativo e, peraltro, anche il presidente
della Regione, il presidente della Provincia e il sindaco Veltroni avevano richiamato
nei loro discorsi alcuni aspetti problematici e di sofferenza della città. Ma di lì
a farne tutta una interpretazione politica, ce ne passava tanta di acqua. E un po’
voi giornalisti avete forzato l’interpretazione e la strumentalizzazione politica.
Il Papa ha ricevuto le autorità della Regione, della Provincia e del Comune di Roma
proprio come vescovo di Roma, che è bene informato dei problemi della città”.