Iraq: “Aiuto alla Chiesa che soffre” teme una “pulizia religiosa”
Si fa sempre più drammatica la situazione dei cristiani in Iraq. L’ “Aiuto alla Chiesa
che Soffre” (ACS), sulla base di testimonianze raccolte sul campo, ha lanciato l’allarme
per i cristiani iracheni che dopo gli ultimi attentati contro le Chiese temono una
vera e propria “pulizia religiosa”. Stando a quanto riporta l’agenzia Zenit, l’ACS
rivela che “gli attacchi mirano a spaventare i cristiani affinché abbandonino la regione
e a far desistere quelli iracheni emigrati in attesa di tornare nel proprio Paese”.
Per l’istituzione di diritto pontificio, i pochi danni causati dall’esplosione degli
ordigni confermerebbero questa visione. Gli agguati contro sei chiese sono avvenuti
nel giorno dell’Epifania a Baghdad e Mosul, tre giorni dopo due auto-bomba sono saltate
in aria a Kirkuk. Secondo monsignor Louis Sako, arcivescovo di Kirkuk, si tratta di
gesti con una chiara connotazione politica finalizzati a intimorire la comunità cristiana.
Nell’impossibilità di dare dati precisi sulla presenza cristiana in Iraq, l’ACS sostiene
che nel 2003 il loro numero era pari a 1,2 milioni. Secondo alcune stime non ufficiali
riferiti dall'agenzia “Fides”, nell’ottobre 2004 il numero degli esuli, rifugiatisi
per la maggior parte in Giordania e Siria, arrivava a quota 400 mila. Dati più recenti
sostengono che il numero dei cristiani iracheni fuggiti all’estero è di 150 mila.
(B.C.)