Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
Nella Solennità del Battesimo del Signore la Liturgia ci presenta il Vangelo in cui
si racconta lo svolgimento di questo evento straordinario. Giovanni non comprende
perché il Cristo voglia farsi battezzare da lui e non avvenga invece il contrario.
Ma Gesù spiega che deve essere così per adempiere “ogni giustizia”. Appena battezzato,
Gesù esce dall'acqua: ed ecco, si aprono i cieli e lo Spirito di Dio scende come una
colomba su di lui. Ed una voce dal cielo dice:
«Questi è il Figlio mio
prediletto, nel quale mi sono compiaciuto».
Su questa Solennità ascoltiamo
il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Cristologia alla
Pontificia Università Lateranense: Gesù
discende, discende dalla Galilea alla Valle del Giordano, discende nel fiume che nella
radice ebraica del nome porta il significato dello “scendere” del “descensus”. Discende
e si abbassa, allineandosi alla fila dei peccatori penitenti, confondendosi con quei
poveri peccatori, come facciamo noi che siamo peccatori, quando stiamo in fila di
fianco al confessionale. Gesù discende fino a farsi battezzare da colui che stava
preparando il battesimo definitivo, che Lui stesso avrebbe istituito. E a questo movimento
di abbassamento, senza limite, a questa caduta libera verso le bassezze nelle quali
il peccato aveva condotto l’uomo, che risponde lo squarcio delle più grandi altezze.
“Gli si aprirono i cieli’, a Lui si aprirono i cieli, dice il testo, e il Padre -
il Padre che riconosce il Figlio, lo riconosce nel suo abbassamento e a motivo del
suo abbassamento – invia su di Lui lo Spirito e ora sarà anche sopra di Lui e lo guiderà.
Il Padre lo riconosce come suo, “il mio Figlio”, come l’amatissimo. L’amore ha chiamato
l’amore. L’amore del Figlio che discende ha fatto scendere l’amore del Padre che è
nelle altezze.