2008-01-12 10:45:48

I giovani, protagonisti della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato: il messaggio del Papa


Saranno i giovani, domani, i protagonisti della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato. E’ stato il Papa a sollecitare quest’anno particolare attenzione verso i giovani migranti, che volontariamente o forzatamente lasciano i loro Paesi. Nel suo Messaggio per questo evento, che interessa davvero tutti i Paesi del mondo, Benedetto XVI pone in evidenza le sfide di cui le istituzioni pubbliche ma anche la Chiesa devono farsi carico, guardando ai giovani come una preziosa risorsa per il futuro dell’umanità. Il servizio di Roberta Gisotti:RealAudioMP3
 
Una Giornata istituita nel 1914 da Pio X, negli anni delle grandi emigrazioni italiane verso le Americhe, ma anche alla vigilia della prima guerra mondiale che vide il nuovo Papa Benedetto XV da subito sollecito nel prendersi cura dei profughi. Da allora la Chiesa non ha mai smesso di guardare al fenomeno dell’emigrazione su tutti i fronti: etici, culturali, assistenziali, sociali e politici. Ed oggi Benedetto XVI richiama le istituzioni statali ma anche le comunità ecclesiali a fare di più per i migranti, in particolare per i giovani sempre più numerosi con il crescere della mobilità in un mondo globalizzato. E così accade - osserva il Papa – “che dai Paesi d’origine se ne va spesso la gioventù dotata delle migliori risorse intellettuali, mentre nei Paesi che ricevono i migranti vigono normative che rendono difficile il loro effettivo inserimento”. I giovani migranti alle prese con la “difficoltà della duplice appartenenza”, come spiega il Santo Padre: da un lato il bisogno di non perdere la cultura d’origine, dall’altro il desiderio di inserirsi nella società che li accoglie:

 
In Italia la Giornata verrà celebrata sotto lo slogan: “Giovani migranti, una risorsa ed una provocazione”. Ma in che modo la Chiesa si sta facendo carico di questi giovani? Mons. Domenico Sigalini, segretario della Commissione per le migrazioni della Conferenza episcopale italiana:

 
R. – Anzitutto la Comunità cristiana mette a disposizione tutti i suoi strumenti educativi. Noi abbiamo anche delle strutture – vedi oratori, vedi pensionati, vedi scuole cattoliche – che sono a disposizione. Ci sono già delle bellissime esperienze. Evidentemente ci sono sempre i problemi dell’integrazione ed i problemi della convivenza, ma mi pare anche che la comunità cristiana possa fare di più, come sempre.

 
D. – Benedetto XVI chiede anche ai giovani emigranti di farsi promotori di se stessi, di capire l’importante ruolo che possono svolgere sia per i loro Paesi di origine, sia per i Paesi ospiti…

 
R. – Come sempre, secondo me, il mondo giovanile non va assistito, ma va aiutato a diventare protagonista con atteggiamenti educativi che siano capaci sempre di offrire ragione di vita e di aiutare ad uscire dalle ‘secche’ in cui tutto il mondo giovanile si colloca. Mi pare che questo discorso del Papa colpisca proprio nel segno, perché un giovane ha grinta, ha voglia di futuro, ha capacità di immaginazione e non possiamo tarpare le ali a questi ragazzi. Anche dal punto di vista dell’evangelizzazione, quindi, questi ragazzi sono i primi capaci di trascinare le proprie famiglie in un rinnovamento della propria fede, perché a contatto con questi nostri mondi vengono a contatto con le nostre domande ed anche con le nostre proposte.

 
D. – Nel messaggio il Papa cita in particolare anche gli studenti stranieri…

 
R. – Questa è un’altra grande fetta di persone che sono in Italia per seguire gli studi nelle Università, anche nelle Università Pontificie: io nella mia diocesi ne ho almeno una ventina. Ci sono certo difficoltà perché ciascuno ha il suo progetto, ha le sue possibilità. Ma sono da aiutare!

 
D. – Eccellenza, questi giovani migranti hanno sovente anche una domanda religiosa che viene disattesa...

 
R. – Sì, e questo perché noi crediamo che il loro problema principale sia trovare la casa, trovare lavoro, sopravvivere. Supponiamo che questo sia vero all’inizio, ma bisogna poi cominciare ad andare a fondo di queste realtà, perché non si può separare la religione dai problemi della vita quotidiana.

 
D. – Eccellenza, cosa c’è da auspicare per promuovere una giusta identità della persona emigrata?

 
R. – Io credo che sia necessario che ci siano delle leggi che aiutino l’integrazione, dove ci siano dei diritti alla base. Certo, i diritti sono evidentemente seguiti anche dai doveri. Dentro questo spazio di rispetto dei principi fondamentali della convivenza, ciascuno si ‘colora’ poi del suo modo di vedere la vita.







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