2008-01-10 14:22:05

Rapporto sull’economia mondiale: c’è il serio rischio di una recessione globale


Le riserve globali per il 2008 sono ai livelli più bassi degli ultimi 25 anni e le forniture mondiali sono particolarmente esposte a crisi e a disastri naturali a causa dell’accentuazione di fattori critici. Tra questi, ci sono la crescita della popolazione, il cambiamento degli stili di vita, i mutamenti climatici, le emergenze legate al petrolio e gli effetti della globalizzazione. E’ il quadro emerso dall’ultimo rapporto “Global Risks 2008” del World Economic Forum. Ma le prospettive per il futuro sono realmente preoccupanti? Risponde al microfono di Amedeo Lomonaco, il direttore della Fondazione Giustizia e Solidarietà della Conferenza episcopale italiana, Riccardo Moro:RealAudioMP3


R. – Io credo che viviamo una situazione di particolare delicatezza. Non vi è probabilmente, alla soglia della nostra porta, la possibilità di una degenerazione immediata. Se non si interviene subito, però, il rischio è che la situazione che ci dovremo trovare a fronteggiare fra una decina di anni - e non fra 50 - sarà veramente estremamente difficile.

 
D. – In particolare, cosa emerge da questo ultimo rapporto del World Economic Forum?

 
R. – Il rapporto fotografa alcuni rischi in modo particolare. Si tratta di rischi sistemici del sistema finanziario, quello della sicurezza alimentare, del ruolo dell’energia e delle modalità con cui la globalizzazione alimenta il sistema industriale. A me onestamente colpisce una cosa: in questo dossier si parla molto precisamente di rischi ma non si parla mai di diritti. Da un lato, vi è effettivamente l’esistenza di una minaccia al benessere complessivo della popolazione mondiale, ma è veramente necessario – forse – sottolineare l’importanza e il ruolo della politica sia in termini di titolarità dei diritti, sia in termini di responsabilità dell’intervento.

 
D. – Un’eventuale recessione negli Stati Uniti può influire in modo pesante nelle dinamiche della globalizzazione?

 
R. – E’ un fatto che l’economia americana sta affrontando una situazione di particolare delicatezza. Gli ultimi dati, anche sull’occupazione, mostrano un declino. Vi è sicuramente una situazione di incertezza che può comportare una inquietudine complessiva nell’economia mondiale e, dunque, anche in quella europea.

 
D. – Domenica scorsa il Papa, nell’omelia per la solennità dell’Epifania, ha sottolineato come non si possa dire che la globalizzazione sia sinonimo di ordine mondiale. Perché e quando questo fenomeno produce ed accentua disuguaglianze?

 
R. – La globalizzazione non è un sistema, non è un ordine. Se non è governata attraverso regole, il rischio è quello di creare una situazione di giungla. Il Papa ha fatto una bellissima riflessione sulla necessità di stili di vita e di sobrietà, intendendo la sobrietà e la globalizzazione non come uno strumento di ascesi, ma come uno strumento concreto di salvezza dell’umanità. O noi riusciamo a governare, tra comportamenti dei cittadini e linee della politica, o ci votiamo ad una situazione – come alcuni propongono – di competizione estrema, lasciando fare al mercato. Quando però si lascia agire il mercato, i più forti, i più spregiudicati, e qualche volta addirittura i più disonesti, riescono a tutelare se stessi, senza tutelare la comunità e in particolare gli ultimi.







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