2008-01-09 15:19:26

Appello dell'ACNUR a sostegno dei 4 milioni di profughi iracheni


Nonostante una forte diminuzione degli attentati in Iraq, come recentemente riferito dallo stato maggiore statunitense, continua a rimanere drammatica la situazione nel Paese. Secondo il governo di Baghdad e l’Organizzazione Mondiale della Sanità, che hanno appena pubblicato uno studio congiunto, dall’inizio del conflitto nel marzo 2003 sono morti almeno 151 mila iracheni. Una cifra impressionante che va ad affiancarsi a quella resa nota dall’ACNUR, l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, che stima in oltre 4 milioni di persone gli iracheni che sono dovuti fuggire dalle proprie città d’origine. Una situazione che ha provocato una vera e propria diaspora verso gli altri Paesi dell’area, come la Siria, la Giordania, l’Iran, l’Egitto, il Libano, la Turchia e diversi Stati del Golfo Persico. Di qui l’appello dell’ACNUR ai governi dei Paesi donatori perché oltre alla cifra prevista per il finanziamento dei programmi nel 2008, venga stanziata anche una somma aggiuntiva di 261 milioni di dollari per fare fronte a tutte le emergenze sia all’esterno che all’interno del Iraq. Nel corso dell’anno passato, l’ACNUR per far fronte a questa crisi ha usufruito di un finanziamento di 152 milioni di dollari. Stefano Leszczynski ha intervistato Laura Boldrini, portavoce per l’Italia dell’ACNUR:RealAudioMP3


R. – La situazione in Iraq continua a destare preoccupazione e soprattutto desta preoccupazione la sostenibilità della presenza di oltre due milioni di rifugiati nei Paesi confinanti, specialmente in Siria e in Giordania. A questi oltre due milioni si aggiungono altrettante persone che sono sfollate all’interno del Paese. Quindi, parliamo comunque del più grande spostamento di popolazioni in Medio Oriente dal 1945, da quando venne istituito lo Stato di Israele. Per cui, è una situazione unica, epocale. Questi 261 milioni di dollari serviranno anche, però, ad assistere gli sfollati all’interno dell’Iraq.

 
D. – Quali sono queste situazioni di crisi? Di chi stiamo parlando, e quali situazioni abbiamo in Iraq?

 
R. – Gli sfollati interni, che sono oltre due milioni, sono comunque persone che sono fuggite dalle proprie abitazioni a causa della violenza e dell'instabilità che sconvolgono l'Iraq. Questa realtà tocca specialmente la regione di Baghdad: abbiamo visto che molte famiglie hanno deciso di lasciare i quartieri dove abitavano perchè sono state minacciate da gruppi di milizie , e quindi si sono dovute rifugiare in altri quartieri o sono dovute andar via dalla stessa capitale, per trasferirsi in altre regioni del Paese. Non c’è un governatorato in Iraq che non sia colpito da questa situazione.

 
D. – Stiamo parlando di una vera e propria diaspora irachena in tutta l’area del Medio Oriente. Quanto rischia, anche, di essere destabilizzante per questi Paesi, un così imponente flusso di profughi che, tuttavia, cercano di ospitare?

 
R. – La preoccupazione dei Paesi confinanti, infatti, è proprio quella della destabilizzazione. Ci sono centinaia di migliaia di palestinesi che vivono da anni in Siria; in Iraq, c’è un piccolo gruppo di palestinesi; ormai, parliamo di circa 15 mila persone, che sono oggetto sistematico di violenza da parte delle milizie. Queste persone tentano inutilmente di trovare un rifugio altrove, ma per loro non è possibile neanche uscire dal Paese. Molti di loro sono bloccati alla frontiera da mesi e mesi! Questo dimostra che sia la Siria sia la Giordania temono, in qualche modo, che poi queste persone non rientrino più in Iraq stabilizzandosi poi in questi Paesi. E questo potrebbe creare anche un problema di alterazione degli equilibri.







All the contents on this site are copyrighted ©.