2008-01-08 19:37:59

ITALIA Annuale convegno dei vescovi del Triveneto


CAVALLINO, 8gen07 - Come è vissuta la Santa Messa nelle parrocchie? Quale tipo di partecipazione si realizza rispetto al mistero celebrato nell’Eucaristia che ogni domenica conduce in chiesa almeno il 20 per cento della popolazione del Nordest? Come aiutare le comunità a vivere al meglio il rito che da 2000 anni definisce il volto della Chiesa?
Sono state queste alcune delle domande rimbalzate nella “due giorni” che, come ad ogni inizio d’anno, dal 7 all’ 8 gennaio ha impegnato i vescovi della Conferenza Episcopale Triveneta e numerosi rappresentanti delle 15 diocesi delle 3 regioni (Veneto, Friuli Venezia-Giulia e Trentino Alto-Adige) presso la Casa diocesana di spiritualità Maria Assunta a Cavallino (Venezia).
Il tema “La celebrazione domenicale dei santi misteri, fonte e culmine dell’appartenenza ecclesiale e della missione nelle Chiese del Triveneto” è stato introdotto dalla relazione del monaco Giorgio Bonaccorso, preside dell’Istituto di Liturgia pastorale S. Giustina di Padova, che ha messo a fuoco l’intreccio tra orientamenti di fede e concreta esperienza liturgica del Nordest sotto il profilo antropologico e teologico.
Le recenti indagini sociologiche e le statistiche condotte sul territorio triveneto - ha affermato - mettono in evidenza che esiste anche qui, come ad esempio negli Stati Uniti e in Inghilterra, una discrepanza: la pratica religiosa dichiarata dalle persone risulta maggiore dell’effettiva partecipazione riscontrata alla Messa. Questo dato conduce a ritenere che “l’immaginario cristiano” abbia più una valenza culturale che ecclesiale “perché si qualifica come appartenenza alla religione prevalente nella propria cultura”. Accanto a ciò emerge un altro dato: chi effettivamente partecipa alla messa spesso la considera dotata di “bassa capacità di comunicare”. In definitiva, tali indagini confermano l’idea che la pratica “rituale” abbia bisogno di essere rivalorizzata per evitare il rischio che sia considerata di minore importanza, per l’identità del cristiano, rispetto alla pratica “etica”.
Sollecitato da queste provocazioni, si è aperto un intenso lavoro dei gruppi di studio e il vivace dibattito dell’assemblea: è stata espressa, tra l’altro, la necessità di non ridurre la fede ad una sola dimensione poiché l’identità cristiana riguarda tutto l’uomo e va quindi mediata attraverso tutti i linguaggi (non solo verbali) in modo che la liturgia diventi effettivamente il “luogo di saldatura” tra ciò che si crede e ciò che si vive.
L’Eucaristia – si è ribadito - è l’elemento che più preserva la Chiesa da tutti i tentativi di riduzione dell’evento cristiano a una pura teoria o morale. E’ la liturgia che, da duemila anni, la mantiene “evento”, nonostante tutti i difetti di chi la pratica, come ben evidenzia l’esortazione apostolica Sacramentum Caritatis che i vescovi del Triveneto hanno riaffidato alle comunità perché la diffondano e la facciano propria.
(Comunicato-MANCINI)








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