Il Papa riceve il Corpo Diplomatico per la presentazione degli auguri per il nuovo
anno
Il Papa ha ricevuto stamani nella Sala Regia i membri del Corpo Diplomatico accreditato
presso la Santa Sede, per la presentazione degli auguri per il nuovo anno. Ecco il
testo integrale del discorso di Benedetto XVI:
Eccellenze, Signore e Signori!
1. Saluto
cordialmente il vostro decano, l'Ambasciatore Giovanni Galassi, e lo ringrazio per
le amabili parole che mi ha rivolto a nome del Corpo diplomatico accreditato. A ciascuno
di voi va un saluto deferente, in particolare a coloro che partecipano per la prima
volta a questo incontro. Attraverso di voi, esprimo i miei fervidi voti ai popoli
e ai governi da voi rappresentati con dignità e competenza. Un lutto ha colpito la
vostra comunità alcune settimane fa: l'Ambasciatore di Francia, il Signor Bernard
Kessedjian, ha terminato il suo pellegrinaggio terreno; che il Signore lo accolga
nella sua pace! Parimenti oggi un pensiero speciale va alle nazioni che ancora non
intrattengono relazioni diplomatiche con la Santa Sede: anch'esse hanno un posto nel
cuore del Papa. La Chiesa è profondamente convinta che l'umanità costituisca una famiglia,
come ho voluto sottolineare nel Messaggio per la celebrazione della Giornata mondiale
della Pace di quest'anno.
2. In uno spirito di famiglia, sono state allacciate
le relazioni diplomatiche con gli Emirati Arabi Uniti e che si sono compiute visite
a Paesi che mi sono molto cari. L'accoglienza calorosa dei Brasiliani vibra ancora
nel mio cuore! In questo Paese, ho avuto la gioia di incontrare i rappresentanti della
grande famiglia della Chiesa nell'America Latina e dei Caraibi, riuniti ad Aparecida
per la Quinta Conferenza generale del CELAM. Nell'ambito economico e sociale, ho potuto
raccogliere dei segni eloquenti di speranza per quel Continente, ma al tempo stesso
motivi di preoccupazione. Come non augurarsi un'accresciuta cooperazione fra i popoli
dell'America Latina e, in ciascuno dei Paesi che la compongono, l'abbandono delle
tensioni interne, affinché possano convergere sui grandi valori ispirati dal Vangelo?
Desidero ricordare Cuba, che si appresta a celebrare il decimo anniversario della
visita del mio venerato Predecessore. Il Papa Giovanni Paolo II fu ricevuto con affetto
dalle Autorità e dalla popolazione ed egli incoraggiò tutti i Cubani a collaborare
per un avvenire migliore. Mi sia permesso di riprendere questo messaggio di speranza,
che nulla ha perduto della sua attualità.
3. Il mio pensiero e la mia preghiera
si sono rivolti soprattutto verso le popolazioni colpite da spaventose catastrofi
naturali. Penso agli uragani e alle inondazioni che hanno devastato certe regioni
del Messico e dell'America Centrale, come pure dei Paesi dell'Africa e dell'Asia,
in particolare il Bangladesh, e una parte dell'Oceania; occorre ricordare inoltre
i grandi incendi. Il Cardinale Segretario di Stato, che si è recato in Perù alla fine
agosto, mi ha dato una testimonianza diretta delle distruzioni e delle desolazioni
provocate dal terribili terremoto, ma anche del coraggio e della fede delle popolazioni
colpite. Di fronte ad avvenimenti tragici di questo genere, occorre un impegno comune
e forte. Come ho scritto nell'Enciclica sulla speranza, "la misura dell'umanità si
determina essenzialmente nel rapporto con la sofferenza e col sofferente. Questo vale
per il singolo come per la società" (Spe salvi, n. 38).
4. La preoccupazione
della comunità internazionale continua ad essere viva per il Medio Oriente. Sono lieto
che la Conferenza di Annapolis abbia manifestato segni sulla via dell'abbandono del
ricorso a soluzioni parziali o unilaterali a favore di un approccio globale, rispettoso
dei diritti e degli interessi dei popoli della regione. Faccio appello, ancora una
volta, ad Israeliani e Palestinesi, affinché concentrino le proprie energie per l'applicazione
degli impegni presi in quella occasione e non fermino il processo felicemente rimesso
in moto. Invito inoltre la comunità internazionale a sostenere questi due popoli con
convinzione e comprensione per le sofferenze e i timori di entrambi. Come non essere
vicini al Libano, nelle prove e violenze che continuano a scuotere questo caro Paese?
Formulo voti che i Libanesi possano decidere liberamente del loro futuro e chiedo
al Signore di illuminarli, a cominciare dai responsabili della vita pubblica affinché,
mettendo da parte gli interessi particolari, siano pronti ad impegnarsi sul cammino
del dialogo e della riconciliazione. Solo in questa maniera il Paese potrà progredire
nella stabilità ed essere nuovamente un esempio di convivialità fra le comunità. Anche
in Iraq la riconciliazione è una urgenza! Attualmente gli attentati terroristici,
le minacce e le violenze continuano, in particolare contro la comunità cristiana,
e le notizie giunte ieri confermano la nostra preoccupazione; è evidente che resta
da tagliare il nodo di alcune questioni politiche. In tale quadro, una riforma costituzionale
appropriata dovrà salvaguardare il diritti delle minoranze. Sono necessari importanti
aiuti umanitari per le popolazioni toccate dalla guerra; penso particolarmente agli
sfollati all'interno del Paese e ai rifugiati all'estero, fra i quali si trovano numerosi
cristiani. Invito la comunità internazionale a mostrarsi generosa verso di loro e
verso i Paesi dove trovano rifugio, le capacità di accoglienza dei quali sono messi
a dura prova. Desidero anche esprimere il mio incoraggiamento affinché si continui
a perseguire senza sosta la via della diplomazia per risolvere la questione del programma
nucleare iraniano, negoziando in buona fede, adottando misure destinate ad aumentare
la trasparenza e la confidenza reciproca, e tenendo sempre conto degli autentici bisogni
dei popoli e del bene comune della famiglia umana.
5. Allargando il nostro
sguardo all'intero continente asiatico, vorrei attirare la vostra attenzione sua qualche
altra situazione di crisi. Sul Pakistan, in primo luogo, che è stato duramente colpito
dalla violenza negli ultimi mesi. Mi auguro che tutte le forze politiche e sociali
si impegnino nella costruzione di una società pacifica, che rispetti i diritti di
tutti. In Afghanistan alla violenza si aggiungono altri gravi problemi sociali, come
la produzione di droga; è necessario offrire ancor più sostegni agli sforzi di sviluppo
e si dovrebbe operare ancor più intensamente per edificare un avvenire sereno. Nello
Sri Lanka non è più possibile rinviare a un dopo degli sforzi decisivi per dar rimedio
alle immense sofferenze causate dal conflitto in corso. E io chiedo al Signore che
in Myanmar, con il sostegno della comunità internazionale, si apra una stagione di
dialogo fra il governo e l'opposizione, che assicuri un vero rispetto di tutti i diritti
dell'uomo e delle libertà fondamentali. 6. Rivolgendomi ora all'Africa, vorrei
in primo luogo manifestare nuovamente la mia profonda sofferenza nel constatare come
la speranza appaia quasi vinta dal sinistro corteo di fame e di morte che continua
nel Darfur. Auspico di vero cuore che l'operazione congiunta delle Nazioni Unite e
dell'Unione Africana, la cui missione è appena iniziata, porti aiuto e conforto alle
popolazioni provate. Il processo di pace nella Repubblica Democratica del Congo si
scontra con forti resistenze presso i Grandi Laghi, soprattutto nelle regioni orientali,
e la Somalia, in particolare a Mogadiscio, continua ad essere afflitta da violenze
e dalla povertà. Faccio appello alle parti in conflitto perché cessino le operazioni
militari, che sia facilitato il passaggio degli aiuti umanitari e che i civili siano
rispettati. Il Kenya in questi ultimi giorni ha conosciuto una brusca esplosione di
violenza. Associandomi all'appello lanciato dai Vescovi il 2 gennaio, invito tutti
gli abitanti, e in particolare i responsabili politici, a ricercare mediante il dialogo
una soluzione pacifica, fondata sulla giustizia e sulla fraternità. La Chiesa cattolica
non è indifferente ai gemiti di dolore che si innalzano da queste regioni. Ella fa
proprie le richieste di aiuto dei rifugiati e degli sfollati, e si impegna per favorire
la riconciliazione, la giustizia e la pace. Quest'anno l'Etiopia festeggia l'entrata
nel terzo millennio cristiano e sono sicuro che le celebrazioni organizzate per questo
evento contribuiranno anche a ricordare l'opera immensa, sociale ed apostolica, adempiuta
dai cristiani in Africa.
7. Terminando con l'Europa, mi compiaccio per i progressi
compiuti nei diversi Paesi della regione dei Balcani ed esprimo ancora una volta l'augurio
che lo statuto definitivo del Kosovo prenda in considerazione le legittime rivendicazioni
delle parti in causa e garantisca sicurezza e rispetto dei loro diritti a quanti abitano
questa terra, perché si allontani definitivamente lo spettro del confronto violento
e sia rafforzata la stabilità europea. Vorrei citare ugualmente Cipro, nel ricordo
gioioso della visita di Sua Beatitudine l'Arcivescovo Crisostomo II, nello scorso
mese di giugno. Esprimo l'augurio che, nel contesto dell'Unione Europea, non si risparmi
alcuno sforzo per trovare soluzione ad una crisi che dura da troppo tempo. Lo scorso
mese di settembre ho compiuto una visita in Austria, che ha voluto sottolineare anche
il contributo essenziale che la Chiesa cattolica può e vuole dare all'unificazione
dell'Europa. E a proposito di Europa, vorrei assicurarvi che seguo con attenzione
il periodo che si apre con la firma del "Trattato di Lisbona". Tale tappa rilancia
il processo di costruzione della "casa Europa", che "sarà per tutti gradevolmente
abitabile solo se verrà costruita su un solido fondamento culturale e morale di valori
comuni che traiamo dalla nostra storia e dalle nostre tradizioni" (Incontro con le
Autorità e il Corpo Diplomatico, Vienna, 7 settembre 2007) e se essa non rinnegherà
le proprie radici cristiane.
8. Da questo rapido giro d'orizzonte appare chiaramente
che la sicurezza e la stabilità del mondo permangono fragili. I fattori di preoccupazione
sono diversi, testimoniano tutti che la libertà umana non è assoluta, bensì che si
tratta di un bene condiviso e la cui responsabilità incombe su tutti. Di conseguenza,
l'ordine e il diritto ne sono elementi di garanzia. Ma il diritto può essere una forza
di pace efficace solo se i suoi fondamenti sono solidamente ancorati nel diritto naturale,
dato dal Creatore. È anche per tale ragione che non si può mai escludere Dio dall'orizzonte
dell'uomo e della storia. Il nome di Dio è un nome di giustizia; esso rappresenta
un appello pressante alla pace.
9. Questa presa di coscienza potrebbe aiutare,
fra l'altro, a orientare le iniziative di dialogo interculturale e interreligioso.
Tali iniziative sono sempre più numerose e possono stimolare la collaborazione su
temi di interesse reciproco, come la dignità della persona umana, la ricerca del bene
comune, la costruzione della pace e lo sviluppo. A tale proposito, la Santa Sede ha
voluto dare un rilievo particolare alla propria partecipazione al dialogo ad alto
livello sulla comprensione fra le religioni e le culture e la cooperazione per la
pace, nel quadro della 62ª Assemblea Generale delle Nazioni Unite (4-5 ottobre 2007).
Per esser vero, questo dialogo deve essere chiaro, evitando relativismi e sincretismi,
ma animato da un sincero rispetto per gli altri e da uno spirito di riconciliazione
e di fraternità. La Chiesa cattolica vi è profondamente impegnata e mi piace evocare
nuovamente la lettera indirizzatami, lo scorso 13 ottobre, da 138 personalità musulmane
e rinnovare la mia gratitudine per i nobili sentimenti che vi sono espressi.
10. Giustamente
la nostra società ha incastonato la grandezza e la dignità della persona umana in
diverse dichiarazioni dei diritti, formulate a partire dalla Dichiarazione Universale
dei Diritti dell'Uomo, adottata giusto sessant'anni fa. Questo atto solenne è stato,
secondo l'espressione di Papa Paolo VI, uno dei più grandi titoli di gloria delle
Nazioni Unite. In tutti i continenti la Chiesa cattolica si impegna affinché i diritti
dell'uomo siano non solamente proclamati, ma applicati. Bisogna augurarsi che gli
organismi, creati per la difesa e la promozione dei diritti dell'uomo, consacrino
tutte le proprie energie a tale scopo e, in particolare, che il Consiglio dei Diritti
dell'Uomo sappia rispondere alle attese suscitate per la sua creazione.
11. La
Santa Sede, per parte sua, non si stancherà di riaffermare tali principi e tali diritti
fondati su ciò che è permanente ed essenziale alla persona umana. È un servizio che
la Chiesa desidera rendere alla vera dignità dell'uomo, creato ad immagine di Dio.
E partendo precisamente da queste considerazioni non posso non deplorare ancora una
volta gli attacchi continui perpetrati in tutti i Continenti contro la vita umana.
Vorrei richiamare, insieme con tanti ricercatori e scienziati, che le nuove frontiere
della bioetica non impongono una scelta fra la scienza e la morale, ma che esigono
piuttosto un uso morale della scienza. D'altra parte, ricordando l'appello del Papa
Giovanni Paolo II in occasione del Grande Giubileo dell'Anno 2000, mi rallegro che
lo scorso 18 dicembre l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite abbia adottato una
risoluzione chiamando gli Stati ad istituire una moratoria sull'applicazione della
pena di morte ed io faccio voti che tale iniziativa stimoli il dibattito pubblico
sul carattere sacro della vita umana. Mi rammarico ancora una volta per i preoccupanti
attacchi all'integrità della famiglia, fondata sul matrimonio fra un uomo e una donna.
I responsabili della politica di qualsiasi parte essi siano dovrebbero difendere questa
istituzione, cellula base della società. Che dire di più! Anche la libertà religiosa,
esigenza inalienabile della dignità di ogni uomo e pietra angolare nell'edificio dei
diritti umani" (Messaggio per la celebrazione della Giornata Mondiale della Pace 1988,
preambolo), è spesso compromessa. Effettivamente, vi sono molti luoghi nei quali essa
non può esercitarsi pienamente. La Santa Sede la difende e ne domanda il rispetto
per tutti. Essa è preoccupata per le discriminazioni contro i cristiani e contro i
seguaci di altre religioni.
12. La pace non può essere una semplice parola
o un'aspirazione illusoria. La pace è un impegno e un modo di vita che esige che si
soddisfino le legittime attese di tutti, come l'accesso al cibo, all'acqua e all'energia,
alla medicina e alla tecnologia, come pure il controllo dei cambiamenti climatici.
Solo così si può costruire l'avvenire dell'umanità; soltanto così si favorisce lo
sviluppo integrale per oggi e per domani. Forgiando un'espressione particolarmente
felice, il Papa Paolo VI sottolineava 40 anni fa, nell'enciclica Populorum progressio,
che "lo sviluppo è il nuovo nome della pace". Per tale ragione, per consolidare la
pace occorre che i risultati macroeconomici positivi, ottenuti da numerosi Paesi in
via di sviluppo nel 2007, siano sostenuti da politiche sociali efficaci, e con la
posa in opera di impegni di assistenza da parte dei Paesi ricchi.
13. Infine,
vorrei esortare la Comunità internazionale ad un impegno globale a favore della sicurezza.
Uno sforzo congiunto da parte degli Stati per applicare tutti gli obblighi sottoscritti
e per impedire l'accesso dei terroristi alle armi di distruzione di massa rinforzerebbe,
senza alcun dubbio, il regime di non proliferazione nucleare e lo renderebbe più efficace.
Saluto l'accordo concluso per lo smantellamento del programma di armamento nucleare
in Corea del Nord ed incoraggio l'adozione di misure appropriate per la riduzione
degli armamenti di tipo classico, e per affrontare il problema umanitario posto dalle
munizioni a grappolo.
Signore e Signori Ambasciatori! 14. La diplomazia
e, in un certo modo, l'arte della speranza. Essa vive della speranza e cerca di discernerne
persino i segni più tenui. La diplomazia deve dare speranza. La celebrazione del Natale
viene ogni anno a ricordarci che, quando Dio si è fatto piccolo bambino, la Speranza
è venuta ad abitare nel mondo, al cuore della famiglia umana. Questa certezza diventa
oggi preghiera: che Dio apra il cuore di quanti governano la famiglia dei popoli alla
Speranza che mai delude! Animato da tali sentimenti, rivolgo a ciascuno di voi i miei
migliori auguri, affinché anche voi, i vostri collaboratori e i popoli da voi rappresentati
siano illuminati dalla Grazia e dalla Pace che ci vengono dal Bambino di Betlemme.