Il cardinale di Napoli, Crescenzio Sepe, sull'emergenza-rifiuti in Campania: la Chiesa
pronta a collaborare per superare la crisi
Il governo italiano “prenderà l’iniziativa” per “sbloccare la situazione” dell’emergenza
rifiuti che è tornata a infiammare gli animi in Campania. Lo ha affermato questa mattina
il presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano. Da parte sua, il governo
ha fatto sapere di voler “isolare gli estremisti” che in questi giorni si sono opposti
- con manifestazioni a oltranza e sit-in - alle “azioni ineludibili e necessarie
- si legge in un comunicato di Palazzo Chigi - che sono state intraprese sul fronte
dei rifiuti". Accese proteste si sono registrate oggi nella zona di Pianura, dove
le autorità intendono aprire un’area di stoccaggio. Il cardinale arcivescovo di
Napoli, Crescenzio Sepe, è intervenuto sulla vicenda dai nostri microfoni,
assicurando la collaborazione della Chiesa per il superamento della crisi. Ascoltiamo
il porporato al microfono di Luca Collodi:
R. -
Purtroppo, è un problema non risolto ormai da tanti anni, che si è andato acutizzando
sempre di più e che oggi è arrivato ad una forma di protesta che è anche molto pericolosa.
Lo stesso fatto che si incendino i rifiuti, che sprigionano delle nubi tossiche, fa
capire fino a che punto si sia esacerbati di fronte ad un problema di cui ancora non
si vede una soluzione, non solo all’emergenza, ma anche una soluzione di fondo che
possa far prevedere domani qualcosa che sia definitivo.
D.
- Eminenza, si può dire che la Chiesa napoletana è disposta, per così dire, con uomini
e mezzi, a collaborare perché l’emergenza possa in qualche modo terminare?
R.
- Sì. Questo l’abbiamo sempre detto. Noi abbiamo ribadito che c’è la disponibilità
di tutta una parte di volontariato, ci sono le parrocchie dove i parroci conoscono
bene la situazione particolare... In altre parole, tutto quello che la Chiesa può
fare, lo mette a disposizione di chi è competente, di chi ha l’incarico di risolvere
il problema. Più di questo, non possiamo fare, se non cercare - appunto - di trovare
una modalità per cui ci si coinvolge tutti nella soluzione del problema.
D.
- La Caritas napoletana ha iniziative in cantiere, al riguardo?
R.
- La Caritas sta cercando di allertare un po’ i propri membri, perché diano il loro
contributo fattivo, pratico, concreto alla situazione nelle varie aree. Perché una
cosa è la città in quanto tale, altra cosa sono le situazioni che si sono create nelle
varie periferie. Allora, proprio perché c’è una presenza territoriale, allora lì è
anche più facile poter risolvere il problema locale con le migliori disposizioni.
D.
- E' possibile che la speranza in un futuro migliore, che nella cultura napoletana
è un elemento importante, sia stata veramente sommersa dai rifiuti a Napoli?
R.
- Non credo. E' vero che adesso siamo un po' tutti sommersi da questi rifiuti, ma
è altrettanto vero che ci sono delle energie, delle capacità, delle possibilità. Noi
come Chiesa vogliamo essere un punto di riferimento per dire: non arrendiamoci ma
cerchiamo di risolvere il problema con le nostre capacità.
D.
- La gente è esasperata e questo stato d'animo sembra allontanarla ancora di più la
gente dalla politica ...
R. - La gente non vede risolti
i problemi e quindi va contro chi non li risolve. D'altra parte, appunto, noi cerchiamo
di dire a tutti di non scoraggiarsi, di tentare con tutti i mezzi possibili, di fare
tutti gli sforzi a disposizione per non abdicare alla speranza.
D.
- Napoli ce la può e ce la deve fare ...
R. - Assolutamente!
Napoli ce la può fare se tutti ci rimbocchiamo le maniche e cerchiamo di dare il nostro
contributo.