2008-01-03 15:12:44

Continuano le violenze nella Striscia di Gaza


Ancora violenze nella Striscia di Gaza. In mattinata una forte esplosione anche nel centro di Gaza. Epicentro degli scontri armati è Khan Yunes, nel sud di Gaza, dove da alcune ore unità israeliane di fanteria stanno facendo un’incursione per distruggere “infrastrutture terroristiche”. Nella notte, ucciso un miliziano di Hamas e, in mattinata, uccise due donne. Nel frattempo un razzo katiuscia sparato da Gaza ha colpito un rione settentrionale della città di Tel Aviv senza causare vittime, ma scatenando reazioni in seno ai vertici politici. Il ministro Yitzhak Cohen ha infatti invitato Israele a cessare le forniture di corrente elettrica e di combustibile ai palestinesi che vivono a Gaza. Intanto, il presidente statunitense, George Bush, che fra una settimana visiterà Gerusalemme e Ramallah, ha dichiarato che entro la fine del 2008 andranno in porto i negoziati israelo-palestinesi.

Afghanistan
Oltre 200 insorti talebani sono stati uccisi in combattimenti con l'esercito afghano a Musa Qala, nel sud dell'Afghanistan, ripresa dai talebani alla metà dello scorso dicembre. Lo ha annunciato il Ministero dell'interno afghano. Finora nessun bilancio preciso era stato reso noto. L'esercito afghano con l'aiuto delle truppe britanniche dell'ISAF e quelle della coalizione a guida USA ha riconquistato il 10 dicembre Musa Qala, nella provincia di Helmand, occupata dai talebani da dieci mesi. Le operazioni militari proseguono in quest'area del sud dell'Afghanistan per cacciare i talebani da tre altri distretti che sono sotto il loro controllo.

Iraq
Un ordigno e un razzo katiuscia sono esplosi in due zone diverse di Baghdad, nella parte sud e nella parte ovest, provocando la morte di almeno tre civili e il ferimento di altri sette. L’ordigno è esploso nei pressi dell'abitazione di un membro del partito Dawa (del premier Nuri al Maliki) nel quartiere meridionale di Zafaraniya, provocando la morte di due persone e il ferimento di altre cinque. Nel quartiere occidentale di Washash, la caduta di un razzo katiuscia su alcune abitazioni ha provocato la morte di un civile e il ferimento di altri due.

Pakistan
Si abbassa la tensione in Pakistan, precipitato subito dopo Natale nel caos politico e sociale per l'assassinio di Benazir Bhutto, dopo l'annuncio di una nuova data per le elezioni, il 18 febbraio, e il discorso del presidente Pervez Musharraf alla nazione. L'annuncio del rinvio del voto di quaranta giorni - le elezioni erano previste per l'8 gennaio - non ha suscitato violenze né manifestazioni di piazza. Ieri, dopo la decisione della Commissione elettorale di posporre le elezioni, lo stesso Asif Ali Zardari, vedovo di Benazir e ora alla testa del PPP assieme al figlio Bilawal, ha invitato i suoi sostenitori a rimanere calmi e a concentrare le forze in questa nuova fase di campagna elettorale. Anche l'arrivo a giorni di una squadra di Scotland Yard, su richiesta di Musharraf, per dare man forte all'intelligence pachistana nelle indagini sugli assassini di Bhutto ha contribuito a stabilizzare una crisi che fino a due giorni fa sembrava ingovernabile. Sul futuro politico e sociale, Francesca Sabatinelli ha intervistato Ejaz Ahmad, giornalista pachistano, membro della consulta islamica del Ministero dell’interno.RealAudioMP3


R. - Penso che dopo l’assassinio di Benazir Bhutto, il suo partito abbia acquistato molto nell’opinione pubblica, anche se era stato coinvolto in diversi scandali nel passato. Anche la Lega musulmana che appoggia Musharraf ha chiesto tempo perché non riusciva a fare la campagna elettorale. Penso che dopo le elezioni la situazione in Pakistan si calmerà. Non so quale sarà il futuro di Pervez Musharraf. C’è la paura di brogli elettorali da parte del governo in carica.

D. - Prevede che ci possa essere una fine del regime militare?

 
R. - I militari in Pakistan hanno radici molto forti. L’Islam non è riuscito ad essere il collante del Paese e in questo momento il collante del Paese sono i militari, quindi l’esercito ha un ruolo molto importante. Per il processo democratico vediamo cosa succederà nel prossimo futuro; non ci sono neanche partiti democratici solidi con statuti forti, mentre il nostro vicino, l’India, è cresciuto democraticamente. Abbiamo bisogno di tempo ma anche dell’aiuto dei Paesi occidentali che devono cambiare le tattiche dell’aiuto. Non abbiamo bisogno di aiuti militari ma di aiuti sul piano sociale, perché il popolo pakistano sta passando dalla crisi a una povertà inaudita.

Libano
Il movimento sciita libanese Hezbollah, sostenuto da Siria e Iran, ha oggi minacciato una “mobilitazione pacifica”, se entro dieci giorni non sarà trovato un accordo con la maggioranza di governo antisiriana. In un'intervista con un'emittente Tv locale, trasmessa ieri in tarda serata, il leader del movimento, Sayyed Hassan Nasrallah, ha affermato che la mediazione della Francia con la Siria sullo stallo delle elezioni presidenziali in Libano continuerà nonostante i due Paesi abbiano interrotto i loro contatti incentrati sulla crisi libanese. “Se questa mediazione fallisce, non ce ne saranno altre, e l'opposizione si mobiliterà nei prossimi sette o dieci giorni usando tutti i possibili mezzi pacifici”, ha detto Nasrallah, senza aggiungere dettagli. Il leader di Hezbollah ha sottolineato che l'opposizione, guidata dal suo movimento, vuole un potere di veto in un “governo di unità nazionale” prima di accettare di eleggere come presidente il comandante dell'esercito, il generale Michel Suleiman. In una contemporanea intervista Tv, il leader druso Walid Jumblat ha dal canto suo affermato che accettare le richieste dell'opposizione “vuol dire portare l'influenza di Siria e Iran in Libano”.

Questione libanese: polemica tra Siria e Francia
A meno di 24 ore dall'annuncio del ministro degli Esteri siriano Walid al Muallim della decisione di interrompere i contatti con la Francia per trovare uno sbocco alla crisi politica libanese, la Siria accusa oggi Parigi di “non assumersi le proprie responsabilita”'. “La Francia sa bene quali sforzi la Siria abbia impegnato per risolvere la crisi”, afferma stamani il quotidiano siriano Al Baath, organo dell'omonimo partito al potere dal 1963, che aggiunge: “Ora tentano di addossarci la colpa come se fossimo gli unici ad avere amicizie e influenze tra le forze libanesi”. La decisione siriana di sospendere i contatti con Parigi per metter fine al vuoto istituzionale creatosi in Libano dalla fine di novembre con la mancata elezione del nuovo presidente della Repubblica, é seguita alle dichiarazioni di domenica scorsa del presidente francese Nicolas Sarkozy, secondo cui la Siria, che sostiene l'opposizione libanese, non farebbe abbastanza per favorire l'elezione del nuovo capo dello Stato. Il giornale ha dal canto suo affermato che "tutti sanno che la responsabilità del fallimento di ogni iniziativa di mediazione ricadono sulla maggioranza parlamentare libanese", appoggiata dalla Francia.

Al via in Iowa le primarie per la Casa Bianca
Primo appuntamento negli Stati Uniti delle primarie per la corsa alla Casa Bianca. Si parte con l’Iowa. Un lungo cammino che porterà alla scelta del nuovo presidente degli Stati Uniti in novembre. Gli ultimi sondaggi sottolineano un testa a testa tra Barack Obama e Hillary Clinton in campo democratico; per i repubblicani, invece, il conservatore Mike Huckabee è leggermente avanti rispetto a Mitt Romney. Ma qual è il valore di questa prima tornata elettorale: più simbolica o reale? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Paolo Mastrolilli, responsabile della redazione esteri del TG1 RAI:RealAudioMP3


R. – In termini numerici è piccolo il significato, perchè si tratta di circa 250 mila abitanti. Ci sono degli editorialisti che, scherzando, hanno detto che in Iowa ci sono più maiali che esseri umani, perchè ci sono molti allevamenti. Dal punto di vista politico, però, ha molto significato, perché è il primo voto, il primo risultato. E’ molto importante avere quello che gli americani chiamano “il momentum”, cioè per un candidato dimostrare che è un candidato vincente, per poi proseguire con il piede giusto nel resto del cammino elettorale.

D. – Le primarie in Iowa sono costate ai candidati una cifra record, circa 50 milioni di dollari, più o meno 200 dollari a voto. La vittoria alla Casa Bianca è ancora legata agli investimenti dei candidati o possiamo aspettarci sul breve e lungo termine qualche colpo di scena?

R. – I colpi di scena sono sempre possibili, anzi già ci sono, perchè in questo voto risultano favoriti dei personaggi che all’inizio erano nettamente indietro, come per esempio l’ex governatore dell’Arkansas, Huckabee, tra i repubblicani. Naturalmente, però, i soldi sono molto importanti, perché per raggiungere gli elettori bisogna fare la pubblicità, soprattutto la pubblicità televisiva e quindi è fondamentale avere i fondi per fare queste campagne che sono molto dispendiose, perchè gli Stati Uniti sono grandi come un continente. Hanno cercato di riformare queste leggi per il finanziamento delle elezioni, ma molti sostengono che la capacità in un candidato di ottenere finanziamenti dimostra anche il suo apprezzamento fra gli elettori e quindi ha anche una forma di misurazione del consenso democratico nei suoi confronti.

D. – Tra i democratici a contendersi la scena sono due candidati che porterebbero a Washington comunque una ventata di novità. Hilary Clinton sarebbe il primo presidente donna e Barak Obama, il primo presidente di colore. Ma gli statunitensi sono pronti a questi cambiamenti?

R. – Questo lo vedremo durante le elezioni. Già il fatto che queste due persone possano essersi candidate, diventando i front runners del partito democratico indica che c’è chiaramente un’evoluzione nella società americana. Che poi riescano ad arrivare fino alla Casa Bianca è un altro discorso e lo vedremo a partire da oggi.

 
D. – La campagna elettorale si giocherà su alcuni punti chiave, tra cui ovviamente la guerra in Iraq che continua ad essere una spina nel fianco dell’amministrazione Bush. Ci sarà un cambio di rotta?

 
R. – In realtà, gli ultimi sondaggi indicano che la questione Iraq è scesa nell’attenzione degli elettori. Ora si parla molto dell’economia, della paura di una recessione negli Stati Uniti, del problema dei mutui. Tale questione sta un po’ equilibrando quella dell’Iraq.

Sri Lanka e la mediazione norvegese
La Norvegia ha riferito che molto probabilmente ritirerà la propria missione di monitoraggio dallo Sri Lanka dopo che oggi il governo di Colombo ha annunciato il suo ritiro formale dal cessate-il-fuoco con i ribelli separatisti Tamil concluso nel 2002 con il patrocinio di Oslo. Il ministro norvegese per l'Aiuto allo Sviluppo, Solheim, ha osservato che la presenza della missione Nordic è legata all'accordo di tregua del febbraio 2002, ma ha sottolineato che il suo Paese continuerà comunque a proporsi come mediatore di pace finché riscuoterà la fiducia delle parti in conflitto. Ieri, un attacco ad opera dei ribelli Tamil ha provocato la morte di almeno quattro persone (cinque secondo altre fonti) e il ferimento di 24. Il cessate-il-fuoco era di fatto finito con l'entrata in carica a Colombo, alla fine del 2005, del presidente Rajapakse, un nazionalista sostenitore del metodo forte contro i guerriglieri delle Tigri di liberazione dell'Eelam Tamil (LTTE), che definisce “terroristi”.

Braccio di ferro tra Russia e Regno Unito sul British Council
Il ministero degli Esteri russo ha invitato Londra a sospendere l'attività del British Council in Russia evitando di politicizzare il problema e di inasprire le relazioni bilaterali. La stesura di un accordo bilaterale sui centri culturali é stata congelata – è stato spiegato - a causa dei “passi distruttivi di Londra nelle relazioni russo-britanniche”, le misure diplomatiche prese dal Regno Unito contro la mancata estradizione di Andrei Lugovoi, ritenuto da Londra il principale sospettato dell'avvelenamento dell'ex spia del KGB Aleksander Litvinenko. Il mese scorso il Ministero degli esteri russo aveva disposto la chiusura dei centri regionali del British Council a partire dal primo gennaio 2008, per mancanza di adeguato stato legale.

Caso Gazprom
L’azienda russa Gazprom non ha al momento alcun progetto "concreto" di acquisizione in Europa ma “non esclude” questa possibilità a patto che siano rispettati una serie di criteri come quello di “un prezzo ragionevole”. Lo ha dichiarato il suo vice presidente Alexandre Medvedev sottolineando anche come “il terzo pacchetto di misure proposte dall'UE pone molti interrogativi per i quali al momento non vi sono risposte”. In un'intervista al quotidiano "La Tribune", Medvedev critica le proposte della Commissione UE che vuole separare la produzione e vendita di gas dal suo trasporto, sottolineando che “non vi é bisogno di troppe direttive per assicurare la liberalizzazione del gas”. A suo avviso “la clausola di reciprocità prende di mira direttamente Gazprom “sia in quanto compagnia esportatrice che come operatore”. La Commissione UE vuole la separazione tra produzione e vendita di gas dal suo trasporto per assicurare libera concorrenza e sicurezza di approvvigionamenti.

Bolivia
Il presidente boliviano Evo Morales ha imposto un cambio ai massimi vertici militari del Paese, raccomandando loro di preservare l'unità e la democrazia, a fronte delle richieste di autonomia da parte di quattro delle nove regioni del Paese. Morales ha chiesto anche ai nuovi vertici che, oltre a compiere la loro missione istituzionale, le unità militari si costituiscano in una sorta di “università per i poveri”, per soddisfare la domanda di tecnici minerari e per gli idrocarburi. Il nuovo comandante in capo delle forze armate è il generale dell'aeronautica Luis Trigo. I vertici uscenti erano stati nominati nel febbraio del 2006, un mese dopo l'elezione alla presidenza di Evo Morales.

Cina
Tre vigili del fuoco cinesi sono morti nel tentativo di spegnere un incendio in corso da quasi 24 ore ad Urumqi, nel nordovest della Cina. Al momento non è possibile, affermano le autorità locali, avere un bilancio delle vittime dell' incendio, che è scoppiato ieri per cause imprecisate nel Dehui International Plaza nel centro di Urumqi, la capitale della Regione Autonoma Uighura del Xinjiang. Nell'edificio di 12 piani c'erano circa duemila negozi che vendevano vestiti, cosmetici, giocattoli ed altri prodotti. Due piani erano occupati da uffici. Il Dehui Plaza apparteneva ad un imprenditore della provincia del Zhejiang che, secondo l'agenzia Nuova Cina, aveva investito nell'operazione circa 38 milioni di euro. Lo Zhejiang, sulla costa orientale del Paese, é una delle province più industrializzate e più ricche della Cina.

India
Sette persone sono morte, tra cui due bambini, a causa della calca per la troppa folla nel Tempio di Kanakdurga di Vijaywada nello Stato centrale indiano dell'Andra Pradesh. Oltre 20 i feriti. Più di 100.000 persone erano presenti stamattina nel sacro tempio, uno dei più venerati del Paese, per una preghiera rituale. La strada stretta che scende dall'edificio a valle non era sufficientemente capiente ad accogliere tutti i devoti, e così la calca ha schiacciato alcune persone. Il governo locale ha autorizzato una inchiesta anche perchè ci sono state critiche per la mancanza di controlli da parte delle forze dell'ordine che si sarebbero presentate troppo tardi per fermare la folla. Lo stesso governo dell'Andra Pradesh ha deciso di dare un indennizzo di circa 2000 euro alle famiglie delle vittime e 200 euro a quelle dei feriti. Il tempio é stato chiuso ai devoti subito l'incidente. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

 Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 3

 
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