2008-01-03 07:57:36

Al via in Iowa le primarie per la Casa Bianca


Primo appuntamento negli Stati Uniti delle primarie per la corsa alla Casa Bianca. Si parte con l’Iowa. Un lungo cammino che porterà alla scelta del nuovo presidente degli Stati Uniti in novembre. Gli ultimi sondaggi sottolineano un testa a testa tra Barack Obama e Hillary Clinton in campo democratico; per i repubblicani, invece, il conservatore Mike Huckabee è leggermente avanti rispetto a Mitt Romney. Ma qual è il valore di questa prima tornata elettorale: più simbolica o reale? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Paolo Mastrolilli, responsabile della redazione esteri del TG1 RAI:RealAudioMP3

 
R. – In termini numerici è piccolo il significato, perchè si tratta di circa 250 mila abitanti. Ci sono degli editorialisti che, scherzando, hanno detto che in Iowa ci sono più maiali che esseri umani, perchè ci sono molti allevamenti. Dal punto di vista politico, però, ha molto significato, perché è il primo voto, il primo risultato. E’ molto importante avere quello che gli americani chiamano “il momentum”, cioè per un candidato dimostrare che è un candidato vincente, per poi proseguire con il piede giusto nel resto del cammino elettorale.

 
D. – Le primarie in Iowa sono costate ai candidati una cifra record, circa 50 milioni di dollari, più o meno 200 dollari a voto. La vittoria alla Casa Bianca è ancora legata agli investimenti dei candidati o possiamo aspettarci sul breve e lungo termine qualche colpo di scena?

 
R. – I colpi di scena sono sempre possibili, anzi già ci sono, perchè in questo voto risultano favoriti dei personaggi che all’inizio erano nettamente indietro, come per esempio l’ex governatore dell’Arkansas, Huckabee, tra i repubblicani. Naturalmente, però, i soldi sono molto importanti, perché per raggiungere gli elettori bisogna fare la pubblicità, soprattutto la pubblicità televisiva e quindi è fondamentale avere i fondi per fare queste campagne che sono molto dispendiose, perchè gli Stati Uniti sono grandi come un continente. Hanno cercato di riformare queste leggi per il finanziamento delle elezioni, ma molti sostengono che la capacità in un candidato di ottenere finanziamenti dimostra anche il suo apprezzamento fra gli elettori e quindi ha anche una forma di misurazione del consenso democratico nei suoi confronti.

 
D. – Tra i democratici a contendersi la scena sono due candidati che porterebbero a Washington comunque una ventata di novità. Hilary Clinton sarebbe il primo presidente donna e Barak Obama, il primo presidente di colore. Ma gli statunitensi sono pronti a questi cambiamenti?

 
R. – Questo lo vedremo durante le elezioni. Già il fatto che queste due persone possano essersi candidate, diventando i front runners del partito democratico indica che c’è chiaramente un’evoluzione nella società americana. Che poi riescano ad arrivare fino alla Casa Bianca è un altro discorso e lo vedremo a partire da oggi.

 
D. – La campagna elettorale si giocherà su alcuni punti chiave, tra cui ovviamente la guerra in Iraq che continua ad essere una spina nel fianco dell’amministrazione Bush. Ci sarà un cambio di rotta?

 
R. – In realtà, gli ultimi sondaggi indicano che la questione Iraq è scesa nell’attenzione degli elettori. Ora si parla molto dell’economia, della paura di una recessione negli Stati Uniti, del problema dei mutui. Tale questione sta un po’ equilibrando quella dell’Iraq.
 







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