La Chiesa celebra la memoria dei Santi Basilio Magno e Gregorio Nazianzeno. Il Papa:
difesero il Mistero della Trinità contro opinioni "politicamente corrette"
Oggi celebriamo la memoria di due grandi vescovi e dottori della Chiesa: San Basilio
Magno e San Gregorio Nazianzeno. Entrambi vissuti nel IV secolo in Cappadocia, l’attuale
Turchia, difesero la fede dalle prime eresie che riguardavano in particolare la Trinità.
Il Papa ha dedicato ai due Padri della Chiesa quattro catechesi durante le udienze
generali nella scorsa estate. Ce ne parla Sergio Centofanti.
Due grandi
Santi e due grandi amici, Basilio e Gregorio nascono entrambi nel 330. Sono attratti
dalla vita monastica, affascinati dalla preghiera e dalla meditazione delle Sacre
Scritture. Ma per il loro carisma sono fatti vescovi e accolgono questa chiamata per
obbedienza – sottolinea il Papa – accettando di essere portati dalla Provvidenza là
dove non volevano andare. Difendono il Mistero della Trinità proclamando la divinità
di Cristo e dello Spirito Santo, contro l’opinione della maggioranza e dello stesso
imperatore che - afferma il Papa – non considerava “politicamente corretto” un mistero
così grande. Basilio, raffinato teologo, univa contemplazione e azione:
“Basilio
si preoccupò costantemente delle difficili condizioni materiali in cui vivevano i
fedeli; denunciò con fermezza i mali; si impegnò a favore dei più poveri ed emarginati;
intervenne anche presso i governanti per alleviare le sofferenze della popolazione,
soprattutto in momenti di calamità; vigilò per la libertà della Chiesa, contrapponendosi
anche ai potenti per difendere il diritto di professare la vera fede”.
Aveva
lo sguardo fisso su Cristo nel cui volto divino scorgeva quello dell'uomo, in particolare
dei più bisognosi:
"Il pensiero profondo di Basilio
appare bene in questa frase suggestiva: «Tutti i bisognosi guardano le nostre mani,
come noi stessi guardiamo quelle di Dio, quando siamo nel bisogno» … nelle disgrazie
degli altri, dobbiamo beneficare noi stessi, e fare prestito a Dio della nostra misericordia,
perché abbiamo bisogno di misericordia”.
San
Gregorio Nazianzeno, uomo mite e sensibile fino alla timidezza, cercava l’unità della
Chiesa, ma dovette subire contrasti e opposizioni laceranti. Voleva la pace e riceveva
guerra. Ma la sua forza – ricorda il Papa – era la preghiera:
“Egli
afferma che «è necessario ricordarsi di Dio più spesso di quanto si respiri», perché
la preghiera è l'incontro della sete di Dio con la nostra sete. Dio ha sete che noi
abbiamo sete di Lui. Nella preghiera noi dobbiamo rivolgere il nostro cuore a Dio,
per consegnarci a Lui come offerta da purificare e trasformare. Nella preghiera noi
vediamo tutto alla luce di Cristo, lasciamo cadere le nostre maschere e ci immergiamo
nella verità e nell'ascolto di Dio, alimentando il fuoco dell'amore”.
San
Gregorio Nazianzeno – sottolinea il Papa – è stato un grande teologo, un grande oratore
e un fine poeta: eppure era ben conscio di essere poca cosa:
“Continuamente
il santo Vescovo chiede aiuto a Cristo, per essere rialzato e riprendere il cammino
e dice: «Sono stato deluso, o mio Cristo, / per il mio troppo presumere: / dalle altezze
sono caduto molto in basso. / Ma rialzami di nuovo ora, poiché vedo / che da me stesso
mi sono ingannato; / se troppo ancora confiderò in me stesso, / subito cadrò, e la
caduta sarà fatale». Gregorio, dunque, ha sentito il bisogno di avvicinarsi a Dio
per superare la stanchezza del proprio io … Per lui, nel dramma di una vita su cui
pesava la coscienza della propria debolezza e della propria miseria, l’esperienza
dell’amore di Dio ha sempre avuto il sopravvento”.