La Chiesa ricorda San Giovanni Apostolo ed Evangelista. Il Papa: è il discepolo che
"con folgorante intuizione" proclama che "Dio è amore"
Oggi la Chiesa celebra la memoria liturgica di San Giovanni Apostolo ed Evangelista.
Benedetto XVI ha dedicato all’apostolo ben tre catechesi del mercoledì nell’estate
del 2006. Ce ne parla Sergio Centofanti:
San
Giovanni Evangelista – afferma il Papa - non è un teorico: ha incontrato Gesù, vero
Dio e vero uomo, e questa esperienza concreta comunica agli altri. In lui “tutto è
mosso dal paradossale intento di far vedere l’invisibile” e anche di fronte a chi
lo perseguita non può tacere quello che ha visto e ascoltato:
“Proprio
questa franchezza nel confessare la propria fede resta un esempio e un monito per
tutti noi ad essere sempre pronti a dichiarare con decisione la nostra incrollabile
adesione a Cristo, anteponendo la fede a ogni calcolo o umano interesse”. (Udienza
generale del 5 luglio 2006) Giovanni “proclama con folgorante
intuizione che Dio è amore”, amore che Dio ha dimostrato concretamente in Gesù:
"Dio
non si è limitato alle dichiarazioni verbali, ma, possiamo dire, si è impegnato davvero
e ha 'pagato' in prima persona … Ecco fin dove è giunto l'amore di Gesù per noi: fino
all'effusione del proprio sangue per la nostra salvezza!" (Udienza generale del 9
agosto 2006) Giovanni parla del comandamento nuovo di Gesù:
amatevi come io vi ho amati. “E’ così – sottolinea il Papa - che l'amore diventa
davvero cristiano: perché è “indirizzato verso tutti senza distinzioni” e perché giunge
“fino alle estreme conseguenze, non avendo altra misura che l’essere senza misura”:
“Quelle
parole di Gesù, ‘come io vi ho amati’, ci invitano e insieme ci inquietano; sono una
meta che può apparire irraggiungibile, ma al tempo stesso sono uno stimolo che non
ci permette di adagiarci su quanto abbiamo potuto realizzare. Non ci consente di essere
contenti di come siamo, ma ci spinge a rimanere in cammino verso questa meta”. (Udienza
generale del 9 agosto 2006) Il Papa parla quindi di Giovanni,
autore dell’Apocalisse che ci rivela in Cristo il senso di tutta la storia che altrimenti
resterebbe incomprensibile: il veggente di Patmos trascrive le sue grandi visioni:
quella fondamentale riguarda la figura dell’Agnello sgozzato che sta ritto in piedi,
in mezzo al trono dove è già assiso Dio stesso:
“Gesù,
il Figlio di Dio, in questa terra è un Agnello indifeso, ferito, morto. E tuttavia
sta dritto, sta in piedi, sta davanti al trono di Dio ed è partecipe del potere divino.
Egli ha nelle sue mani la storia del mondo. E così il Veggente vuol dirci: abbiate
fiducia in Gesù, non abbiate paura dei poteri contrastanti, della persecuzione! L'Agnello
ferito e morto vince! Seguite l'Agnello Gesù, affidatevi a Gesù, prendete la sua strada!
Anche se in questo mondo è solo un Agnello che appare debole, è Lui il vincitore!”
(Udienza generale del 23 agosto 2006) Il Papa invita a imitare
Giovanni che poggia il capo sul petto del Maestro durante l’Ultima Cena:
“Il
Signore ci aiuti a metterci alla scuola di Giovanni per imparare la grande lezione
dell’amore così da sentirci amati da Cristo 'fino alla fine' (Gv 13,1) e spendere
la nostra vita per Lui”. (Udienza generale del 5 luglio 2006)