Successo al cinema della fiaba “Come d’incanto”, che ripropone il mito di Biancaneve
in chiave moderna
Natale è tempo di fiabe al cinema. Quest’anno, quella familiare, semplice e ricca
di fantasia proposta dall’ultima pellicola prodotta dalla Walt Disney Come d’incanto
supera decisamente per incassi e favori del pubblico la cupa e farraginosa vicenda
cripto-gnostica de La bussola d’oro. Il servizio di Luca Pellegrini:
(Musica)
Nei
giorni del Natale portiamo con noi molti dei ricordi della nostra infanzia, quelli
che hanno caratterizzato la Santa Notte, il presepe e i regali, la Messa in ora tarda
e il pranzo nel giorno della festa, spesso con le famiglie riunite e i piccoli per
protagonisti. Sono giorni anche di vacanza: si cerca il riposo, si cerca lo svago.
E il cinema ne può essere un ottimo strumento. Si possono vivere momenti di vero incanto,
come in un film che già nel titolo riecheggia la ricchezza della fiaba e l’intelligenza
della storia: avviene quando due mondi antitetici, quello del cartone animato e quello
della realtà, si intersecano e si scambiano i personaggi. Questa volta, nella divertente
e coloratissima pellicola di Kevin Lima, “Come d’incanto”, piena di splendide musiche,
campione di incassi in America e in Italia – a sottolineare che dopo tanta violenza
è l’evasione pura e il divertimento familiare e per tutti a richiamare l’interesse
del pubblico – il mito di Biancaneve viene a sconvolgere una già sconvolta, rumorosa
e frenetica New York: una principessa viene fatta precipitare da una matrigna cattiva
in quel mondo, ossia il nostro, dove raramente le storie terminano con il classico
“e tutti vissero felici e contenti”. Questa volta, però, le cose stanno diversamente,
con veri topolini e colombe che aiutano la disorientata ragazza, con un bel principe
azzurro a combattere il traffico caotico della metropoli americana, con una splendida
ragazzina che sente il richiamo del mistero che ogni fiaba porta con sé, con un vero
drago e veri incantesimi e un lieto fine di straordinaria freschezza e fantasia. Trionfo
dei veri sentimenti, insomma, e certezza per le aspettative di chi, nel cinema, cerca
il sorriso, quello proprio e dei figli. Il Natale è anche questo: non trovarsi abbagliati
da pseudo-fiabe presuntuose, algide e affette da un cripto-gnosticismo, come quella
proposta da “La bussola d’oro”, tratta dal primo capitolo della criticata trilogia
di Philip Pullman, tacciato – e non senza ragione – di critica anti-cattolica, ma
ribadire le esigenze di una cultura del divertimento che asseconda i sogni anche dei
più grandi, quelli che nel mondo faticano, ben lo sappiamo, a “vivere felici e contenti”:
difficile, ma non impossibile. (Musica)