2007-12-23 08:49:56

Natale con i meninos de rua di Rio de Janeiro: la testimonianza di padre Renato Chiera, fondatore della “Casa do menor”


La notte di Natale la passerà in strada con i suoi ragazzi: padre Renato Chiera, fondatore della “Casa do Menor” di Rio de Janeiro, da oltre 20 anni si dedica con tutte le sue forze ai meninos de rua, ragazzi abbandonati dalle proprie famiglie, vittime della violenza degli adulti. E’ questo del 2007 un Natale particolare per padre Renato. Un’alluvione, infatti, ha recentemente danneggiato alcune strutture della “Casa do menor”, che dunque chiede aiuto per ricostruirle. Per avere ulteriori informazioni su come sostenere padre Chiera, si può visitare il sito web www.casadomenor.org. Ma torniamo al Natale con i meninos de rua, raccontato da padre Renato Chiera, nell’intervista di Alessandro Gisotti:RealAudioMP3
 
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R. – Il Natale, per noi, è un momento molto forte, perché il Natale è Gesù che non ha posto per nascere, ma è anche Gesù che è venuto per essere presente nell’umanità. Quindi, sono due ispirazioni molto forti per noi nella “Casa do menor”. La “Casa do menor” accoglie Gesù che non ha posto nel cuore di nessuno. Il grande problema dei nostri ragazzi non è tanto la miseria. L’altra notte ero con i ragazzi di strada, nel centro di Rio de Janeiro; vedere il loro volto, sentire l’odore acre che viene dalla colla, dalla droga, il dramma della prostituzione, bambine che si prostituiscono per guadagnare i soldi per mangiare ... allora, dobbiamo essere una presenza molto forte. Ho promesso che andrò a celebrare il Natale tra di loro, perché sentano che Gesù è tra loro, attraverso di noi, attraverso la nostra presenza! Un altro aspetto anche un po’ doloroso del Natale è che i nostri ragazzi a Natale soffrono molto, perché Natale ricorda famiglia, Natale ricorda amore, e loro non hanno questo. Noi cerchiamo di essere questa presenza, ma chi riesce e supplire l’assenza di un papà e di una mamma veri? Io vorrei approfittare anche di questo momento per fare un appello, soprattutto all’Italia, perché questo credo sarebbe anche un gesto molto concreto e di questo vi ringrazierei molto ...

 
D. – Nell’assenza della famiglia, c’è però la presenza di Gesù anche attraverso padre Renato. Ecco: che cosa significa “presenza” per questi ragazzi, per questi bambini?

 
R. – Dopo 21 anni di esperienza con i ragazzi, vedo che il loro grido è un grido per un papà e per una mamma. Dio ha fatto bene le cose. Lo stesso Dio è nato in una famiglia, ha avuto Maria, ha avuto un padre adottivo, Giuseppe. La famiglia naturale è l’ambiente naturale, è il nucleo essenziale. Allora, il grido di questi ragazzi è per una presenza di un papà e di una mamma. Quando non c’è questo, loro non si sentono figli e non sentirsi figli vuol dire non avere rapporto con nessuno: nessuno mi ama, mi dicono. Allora anche io non mi amo, non amo nessuno. Quindi, noi sentiamo che dobbiamo essere questa presenza che supplisce queste assenze, le assenze della famiglia, le assenze della società, della scuola, del governo ... Noi abbiamo capito che la cosa principale è essere presenza dell’amore, essere presenza, semplicemente. Stare con loro, che loro ti possano guardare e dire: ecco, io so che tu mi ami, che tu sei qui per me. Come ha fatto Gesù!

 
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