La Comunità Papa Giovanni XXIII organizza una marcia a Roma contro la prostituzione
Una marcia anti-sfruttamento della prostituzione, ma anche nel ricordo di una figura
come quella di don Oreste Benzi, recentemente scomparso, che contro la piaga della
tratta femminile ha speso la vita. Si svolgerà questa sera a Roma con partenza alle
20.30 dalla Basilica di Santa Maria Maggiore. Ad organizzarla la Comunità Papa Giovanni
XXIII fondata da don Oreste cui si uniranno alcuni movimenti di ispirazione cattolica.
Si tratta, dunque, di scuotere l’opinione pubblica proprio nei giorni in cui il governo
ha forse definitivamente archiviato l'idea di presentare un disegno di legge su questo
problema. Ma perchè? Al microfono di Gabriella Ceraso risponde don Aldo
Bonaiuto, che ha preso il posto di don Oreste alla guida della Comunità:
R. –
Innanzitutto, per affermare una realtà che non può essere taciuta, perchè è sotto
gli occhi di tutti. Sono più di 100 mila le ragazze schiavizzate sulle nostre strade;
il 99,8 per cento sono straniere. Non dimentichiamo che sono minorenni e molte, comunque
giovanissime, dai 18 ai 22 anni. Potrebbero essere nostre figlie. E’ una vergogna
delle vergogne. Don Oreste lo gridava ovunque: il corpo non può essere mercificato.
D.
– Quali sono le proposte?
R. – Diciamo 'no' alla
legalizzazione, 'no' alla riapertura delle case chiuse, alle cooperative e ai quartieri
a luci rosse; cioè 'no' a ghettizzare, a pensare di risolvere il problema spostando
queste donne schiavizzate da un posto all’altro. Noi abbiamo anche avanzato una proposta
di legge: fermare la domanda, attraverso delle pene amministrative, in modo che il
cliente capisca che la persona è inviolabile.
D.
– C'è chi sostiene che non tutte le donne si prostituiscono perché costrette. Secondo
alcuni, c’è una percentuale di donne che sceglie di prostituirsi e, quindi, ha diritto
di fare questa scelta. Lei cosa risponde a queste persone?
R.
– Diciamo anche a loro che il corpo è sacro. Per noi cristiani la prostituzione è
un male e un male non si può regolamentare. E, comunque, dietro questo atto c’è sempre
uno stato di bisogno e di fragilità. Per cui noi siamo aperti anche per loro ad un
dialogo, ma non per dire “andate avanti, continuate a prostituirvi”. Come diceva don
Oreste, prima liberiamo le donne schiavizzate e poi vedremo quante ne restano sulle
strade, nei night, nei locali a prostituirsi.
D.
– Senta don Aldo, l’Osservatorio sulla prostituzione, voluto dal ministro Amato, serve
a qualcosa? Cosa ne pensa?
R. – Tocca un tasto dolente,
perché nelle conclusioni di quell’Osservatorio non c’era una parola su come attuare
le vie della liberazione. Un documento inutile e dannoso. Inutile, perchè sono ripetute
delle leggi già esistenti, e dannoso, perché, come diceva sempre don Oreste, qui si
va verso una legalizzazione strisciante.
D. – In
questa nuova iniziativa don Benzi non sarà presente…
R.
– Spero che al suo posto ci saranno tante persone che credono nella giustizia e nella
sacralità della vita, così che sarà un vero Natale.