2007-12-22 14:54:15

Il Natale in Iraq fra precarietà e speranza


Il Consiglio dei Ministri iracheno ha ufficialmente dichiarato il 25 dicembre 2007 giornata di festa per la ricorrenza del Natale che quest’anno segue di soli pochi giorni la festa islamica del Sacrificio. I cristiani in Iraq trascorreranno il Natale come festa della speranza in un futuro migliore, sebbene siano ancora intimoriti e vessati dalle minacce di terroristi e integralisti. Secondo quanto riferisce la Chiesa Caldea – ripresa dall’agenzia Fides - a Baghdad la situazione è leggermente migliorata da quando in città vi sono corpi di guardie armate che pattugliano i quartieri e controllano i check-point, per garantire una sicurezza capillare. Segnale incoraggiante è stata anche la riapertura di due chiese a Dora: quella Caldea di San Giovanni Battista, e quella di Mart Shmoni, appartenente all’antica Chiesa Assira dell’Est. A Mosul e nelle altre città irachene, ha riferito il Vescovo Caldeo, Monsignor Faraj P. Rahho, le celebrazioni natalizie si terranno nelle ore diurne per garantire la sicurezza dei fedeli. Nel Nord del Paese la situazione resta invece molto critica. Gli osservatori internazionali hanno segnalato spostamenti forzati di popolazione nell’Iraq settentrionale causati dai bombardamenti incessanti da parte della Turchia. Dal canto suo l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati ha espresso grave preoccupazione e ha inviato aiuti umanitari urgenti per le nuove colonie di profughi, fra i quali molti cristiani. Nei giorni scorsi più di 1.800 persone (300 famiglie) nel governatorato di Erbil sono scappate dalle loro case. Gli sfollati si sono spostati verso aree più sicure e hanno riferito che dieci villaggi sono stati colpiti dai bombardamenti. Altre famiglie stanno lasciando le loro case nel timore di bombardamenti contro i loro villaggi. Tutti hanno lasciato i loro averi e si sono trasferite presso parenti o amici. Nel Paese è già inverno e le condizioni di vita sono molto dure, particolarmente per le famiglie ospitanti, che ora devono occuparsi di un maggior numero di persone. Le organizzazioni umanitarie hanno inviato beni di prima necessità e articoli non alimentari come coperte, materassi, stufe, lanterne, teli di plastica. Gli sfollati interni in Iraq sono in totale circa due milioni e mezzo, mentre sono due milioni e 200 mila gli iracheni fuggiti in Paesi limitrofi, principalmente in Siria ed in Giordania. Fra loro numerosi cristiani che passeranno il Natale nella precarietà e nell’insicurezza. (E. B.)







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