2007-12-15 15:44:09

Appello dei vescovi sudafricani a favore dei rifugiati dello Zimbabwe


L’episcopato sudafricano ha denunciato in un documento le discriminazioni subite dai cittadini dello Zimbabwe emigrati in Sudafrica a causa della grave crisi politica ed economica che affligge il loro Paese. Mons. Buti Joseph Tlhargale, arcivescovo di Johannesburg e presidente della Conferenza episcopale dell’Africa del sud, ha affermato che coloro che sono arrivati in Sudafrica dallo Zimbabwe cercano “condizioni di sostentamento per loro e per la propria famiglia”. Il loro scopo – ha spiegato – “è preservare la loro esistenza e quella dei propri familiari attraverso l’accesso al cibo, alle medicine e al lavoro per pagare questi beni, e non per diventare residenti sudafricani permanenti”. Secondo mons. Tlhargale – riporta l’Osservatore Romano – negli ultimi nove mesi le condizioni di vita dello Zimbabwe sono deteriorate “fino al punto che la sopravvivenza è diventata una lotta quotidiana per la maggior parte di loro”. Nonostante le condizioni estremamente difficili di questo Stato, l’accoglienza riservata a loro non è delle migliori. “Molti sudafricani si lamentano del fatto che gli immigrati sottraggono lavoro e cibo – ha rilevato – li fanno sentire indesiderati nelle nostre chiese e nelle nostre comunità”. Come se non bastasse, i salari dei cittadini dello Zimbabwe sono ben al di sotto dei minimi sindacali, con rischio di denunce all’autorità di polizia in caso di proteste. Qual è l’atteggiamento che i cristiani devono assumere in questa situazione? Il porporato ha ricordato come Gesù abbia esortato i suoi discepoli ad accogliere gli stranieri e a visitare coloro che sono privi di abiti. “I rifugiati dello Zimbabwe sono gli stranieri di oggi “sono nudi, spesso non avendo altro che pochi scampoli di indumenti. La nostra risposta come Chiesa e come nazione – ha detto infine l’arcivescovo di Johannesburg - deve essere quella della carità e del prendersi cura. Anche piccoli gesti di accoglienza sono graditi e possono fare la differenza”. (E. B.)







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