2007-12-12 12:36:42

La Chiesa come mistero d'intima unione con Dio al centro dell’udienza generale, dedicata da Benedetto XVI a San Paolino di Nola, vissuto tra IV e V secolo


La testimonianza di San Paolino di Nola ci aiuta a sentire la Chiesa come “sacramento dell’intima unione con Dio”: è la riflessione offerta da Benedetto XVI ai fedeli all’udienza generale di stamani in Aula Paolo VI. Nella catechesi, il Papa si è soffermato sulla figura di questo Santo, vissuto tra IV e V secolo, fulgido esempio di apostolo della carità e amico di grandi personalità della Chiesa del tempo, come Ambrogio ed Agostino. Dopo l’udienza generale, è stato presentato al Santo Padre il suo ritratto ufficiale realizzato dalla pittrice russa, Natalia Tsarkova. Il dipinto, di grandi dimensioni, (180 cm x 120) ritrae Benedetto XVI seduto sul trono che fu di Leone XIII. Definita la "ritrattista ufficiale dei Papi", la Tasrkova ha già realizzato i ritratti dei due precedenti Pontefici, Papa Luciani e Papa Wojtyla. Ma torniamo all'udienza generale con il servizio di Alessandro Gisotti:RealAudioMP3


Vescovo “dal cuore grande”, seppe “stare vicino al suo popolo nelle tristi contingenze delle invasioni barbariche”: così, Benedetto XVI ha tratteggiato la figura di San Paolino di Nola, che prima di essere vescovo fu monaco e presbitero. Il Papa ha ripercorso la vita del Santo originario di Bordeaux. Prima di convertirsi, ha spiegato, Paolino fu protagonista di una precoce carriera politica. Proprio in questo periodo, nel recarsi alla tomba del Santo martire Felice, la grazia “fece germogliare nel suo cuore il seme della conversione”:

 
"Mentre si adoperava per costruire la città terrena, egli andava scoprendo la strada verso la città celeste. L’incontro con Cristo fu il punto d’arrivo di un cammino laborioso, seminato di prove. Circostanze dolore, a partire dal venir meno del favore dell’autorità politica, gli fecero toccare con mano la caducità delle cose".

 
Nel suo percorso di fede, ha ricordato Benedetto XVI, si colloca anche il matrimonio con la pia nobildonna Terasia. Quando muore il loro bimbo, dopo pochi giorni dalla nascita, Paolino viene scosso profondamente e, in pieno accordo con la moglie, intraprende una rigorosa vita ascetica vivendo con lei in “casta fraternità”. Autentico “pastore della carità”, il suo ministero si caratterizzò “per un’attenzione particolare verso i poveri”. Nel 409, divenne vescovo di Nola al termine di un cammino che, ha rammentato il Papa, destò all’epoca grande emozione:

 
"La conversione di Paolino impressionò i contemporanei. Il suo maestro Ausonio si sentì tradito e gli indirizzò parole aspre, rimproverandogli da un lato il disprezzo, giudicato dissennato, dei beni materiali, dall’altro l’abbandono della vocazione di letterato. Paolino replicò che il suo donare ai poveri non significava disprezzo per i beni terreni, ma semmai una loro valorizzazione per il fine più alto della carità".

 
D’altro canto, ha proseguito il Pontefice, Paolino non aveva lasciato in realtà la poesia, ma “attingeva ormai dal Vangelo la sua ispirazione”. I suoi carmi, ha detto, “sono canti di fede e di amore, nei quali la storia quotidiana dei piccoli e grandi eventi è colta come storia di salvezza”. La Scrittura, “letta, meditata, assimilata - ha aggiunto - era la luce sotto il cui raggio il Santo nolano scrutava la sua anima nella tensione verso la perfezione”. La decisione di abbandonare i beni materiali, ha affermato il Papa, non veniva vissuta da Paolino come piena conversione. E qui, Benedetto XVI ha citato una lettera del Santo:

 
"L’abbandono o la vendita dei beni temporali posseduti in questo mondo non costituisce il compimento, ma soltanto l’inizio della corsa nello stadio; non è, per così dire, il traguardo ma solo la partenza".

 
Accanto all’ascesi e alla Parola di Dio, ha rilevato, la carità distingueva la sua azione pastorale. Nella sua comunità monastica, “i poveri erano di casa”. Ad essi Paolino, “non si limitava a fare l’elemosina: li accoglieva come fossero Cristo stesso” e così facendo, “gli sembrava non tanto di dare, ma di ricevere”. Benedetto XVI si è così soffermato sulla teologia di Paolino, una “teologia vissuta, intrisa di Parola di Dio”, dalla quale emerge “il senso della Chiesa come mistero di unità”:

 
"La teologia del nostro tempo ha trovato proprio nel concetto di comunione la chiave di approccio al mistero della Chiesa. La testimonianza di San Paolino ci aiuta a sentire la Chiesa, quale ce la presenta il Concilio Vaticano II, come sacramento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano".

 
Questa comunione, ha spiegato il Papa, era vissuta da San Paolino soprattutto attraverso “una spiccata pratica dell’amicizia spirituale”. In questo, il Santo nolano fece della sua vita “un crocevia di spiriti eletti”: da Martino di Tours a Girolamo, da Ambrogio ad Agostino. Di questa amicizia con il vescovo di Ippona, restano delle lettere in cui impressiona il calore con cui canta l’amicizia stessa. Un’amicizia, ha detto, che è “manifestazione dell’unico corpo di Cristo animato dallo Spirito Santo”. Al momento dei saluti ai pellegrini, il Papa ha rivolto un pensiero speciale ai rappresentanti della Federazione italiana panificatori ringraziandoli per il “dono dei panettoni destinati alle opere di carità del Papa”. Un saluto particolare l’ha infine dedicato ai malati, che nella malattia, ha detto, sperimentano “ancor più il peso della croce”. A loro, il Papa ha augurato che “le prossime feste natalizie apportino serenità e conforto”.







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