2007-12-11 15:17:33

I vescovi del Guatemala denunciano la trasformazione delle adozioni in un’attività commerciale lucrativa


Da alcuni anni le adozioni dei minori, in Guatemala, si sono trasformate in un’attività commerciale e lucrativa. E’ la denuncia dei vescovi del Paese che, in un comunicato pubblicato in vista dell’approvazione, prevista per oggi, di una nuova legge sulle adozioni da parte del Congresso della Repubblica. I presuli affermano che l’adozione sta perdendo “quel carattere nobile che la contraddistingue” nel tentare di “dare una famiglia ed una casa stabile ad un bambino o ad una bambina abbandonati, indigenti, handicappati o non desiderati”. Attualmente, si legge nel comunicato ripreso dall’agenzia Fides, “si commercia con le vite dei bambini, trattandoli come semplice merce, comprati attraverso reti di vera e propria tratta”. Inoltre, in molte occasioni, i bambini non vengono affidati volontariamente ma “si utilizzano raggiri ed inganni, affitto di uteri e sequestri”. Questa situazione, riconoscono i vescovi, è sintomo della profonda crisi di valori umani e morali che vive il Paese. I presuli ricordano che il Guatemala “ha approvato la Convenzione dei Diritti del Bambino il 10 maggio 1990” e che “nell’anno 2002 il Congresso della Repubblica ha approvato l’Accordo de L’Aia”. Nonostante il presidente della repubblica avesse espresso ufficiale adesione in quello stesso anno, il Congresso della Repubblica ha approvato nuovamente l’Accordo de L’Aia il 31 maggio 2007, con decorrenza a partire dal prossimo 31 dicembre”. Avendo approvato l’accordo, lo Stato guatemalteco deve assicurare l’applicazione delle norme che vi sono previste promulgando una legge sulle adozioni che contenga le disposizioni de L’Aia. “Tocca ora al Congresso della Repubblica – conclude il documento firmato dal presidente della Conferenza episcopale mons. Alvaro Leonel Ramazzini Imeri, vescovo di San Marcos – tenere fede alla sua responsabilità storica, approvando la legge sulle adozioni, orientata a proteggere i diritti del bambino e ad affrontare con fermezza gli eccessi e gli atteggiamenti immorali che hanno trasformato l’adozione in un commercio”. (T.C.)







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