Valorizzazione, culto ed evangelizzazione: sono le priorità indicate dal nuovo segretario
della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, Francesco Buranelli
Nel voltare pagina dopo 25 anni nei Musei Vaticani, ringrazio Benedetto XVI per avermi
concesso “questa grande e inaspettata fiducia”. Con queste parole si è presentato
questa mattina, nel Palazzo della Cancelleria, il nuovo segretario della Pontificia
Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, Francesco Buranelli, già direttore
dei Musei Vaticani. Con la sua nomina – ha poi detto il presidente del Pontificio
Consiglio della Cultura, l’arcivescovo Gianfranco Ravasi – si completa “un mosaico
dalle tessere colorate molto differenti, ma omogenee, che si inquadrano all’interno
di un unico disegno”. All’incontro per la presentazione del neo segretario, c’era
per noi Amedeo Lomonaco:
Prosegue
il servizio alla Santa Sede di Francesco Buranelli con un nuovo incarico dal respiro
universale, perché concerne tutti i beni culturali della Chiesa, in tutti i Continenti.
Pensando a questo ruolo, il nuovo segretario della Pontificia Commissione per i Beni
Culturali ha tratto spunto dalle meditazioni di Papa Giovanni XXIII. Ascoltiamo Francesco
Buranelli:
“Il Beato Papa Giovanni XXIII confrontava la Chiesa
non a un museo da conservare bensì a un giardino da coltivare. Io vengo da un’esperienza
museale ormai più che decennale, e queste frasi mi sono rimbombate nelle orecchie,
per dire: ecco la chiave di volta. Sempre per conservazione, valorizzazione, ma anche
per una valenza in più: quella del culto e quella dell’evangelizzazione”.
Buranelli
ha anche tracciato il bilancio, definito molto positivo, di 25 anni di lavoro, tra
cui 11 come direttore generale, nei Musei Vaticani. Quindi il nuovo segretario ha
messo in evidenza che i beni culturali della Chiesa riguardano l’arte in tutte le
sue manifestazioni e sono raccolti in chiese, musei, biblioteche e archivi ecclesiastici.
Si tratta di un patrimonio straordinario che richiede attività di tutela, promozione
e valorizzazione. Ancora Francesco Buranelli:
“La migliore valorizzazione
è riuscire a cogliere il linguaggio del bene culturale, far parlare il bene culturale,
questo è il segreto. Tutti hanno la loro storia, bisogna comprenderla e bisogna trasmetterla
alle nuove generazioni. Sull’arte uno non ha contrapposizioni ideologiche, di pensiero,
di fede religiosa; sull’arte veramente c’è una convergenza di sentimenti, di emozioni,
e questo è il punto di contatto da valorizzare e non di separazione”.
L’arte
e la cultura continuano dunque ad essere al servizio della liturgia e della Chiesa.
E’ quanto sottolinea l’arcivescovo Gianfranco Ravasi:
“Un
grande pittore come Marc Chagall diceva che per secoli la Bibbia è stata l’alfabeto
colorato della speranza, in cui i pittori hanno intinto il loro pennello. Per questo
motivo, noi dobbiamo riconoscere che anche i beni culturali, come loro origine e come
loro fine, sono delle vere e proprie testimonianze di fede. San Giovanni Damasceno
diceva: ‘Se viene uno a te, un pagano, e ti chiede com’è la tua fede, tu portalo nella
Chiesa e mostragli le icone e i quadri sacri'. Ecco, è un modo quasi per rendere le
verità della fede visibili, nella loro bellezza e non soltanto nella loro verità".
La Commissione per i Beni Culturali della Chiesa è stata creata da
Giovanni Paolo II con la Costituzione apostolica Pastor Bonus per presiedere “alla
tutela del patrimonio storico e artistico della Chiesa”.