2007-12-10 15:20:20

Nuovo monito di Mosca: no all'indipendenza del Kosovo


Il Kosovo ha intenzione di proclamare l'indipendenza dalla Serbia “ben prima di maggio”. Lo ha affermato il portavoce della rappresentanza unitaria della leadership albanese-kosovara, nel giorno in cui arriva al Consiglio di Sicurezza dell'ONU il rapporto della "troika" USA-Russia-UE: rapporto che, secondo Pristina, sancisce la fine del negoziato. Nella dichiarazione, il portavoce ha sottolineato comunque che la proclamazione sarà fatta d'intesa con i Paesi occidentali. Intanto, è stata convocata oggi stesso una manifestazione di studenti, scesi in piazza a Pristina in un tripudio di bandiere e slogan patriottici. Da parte sua, l’Alto rappresentante UE per la Politica Estera e di Sicurezza, Solana, dice che i Paesi dell'Unione Europea dovrebbero essere in grado di superare le divisioni interne sul futuro del Kosovo. Stasera a Bruxelles arriva il ministro degli Esteri russo, Lavrov. La Russia si oppone all'indipendenza della provincia serba a maggioranza albanese. E Lavrov lancia un duro monito: l'indipendenza del Kosovo sarebbe "una flagrante violazione delle leggi internazionali e causerebbe una reazione a catena nei Balcani e in altre regioni". Dei rischi ci parla, nell’intervista di Giancarlo La Vella, il prof. Vittorio Emanuele Parsi, docente di Relazioni Internazionali all’Università Cattolica di Milano:RealAudioMP3


R. – L’effetto di contagio onestamente non lo vedo così probabile. Mi pare che gli effetti più problematici siano quelli che produrrà, nei Balcani, il Kosovo nei rapporti con la Serbia. Immaginare che i catalani, piuttosto che i sud tirolesi, piuttosto che la minoranza tedesca o belga, prendano questo come pretesto per seguirne la strada è abbastanza inconsistente.

D. – Una dichiarazione del genere potrebbe comunque provocare frizioni internazionali più ampie, considerando che contraria all’indipendenza si è dichiarata la Russia...

 
R. – Sì, sicuramente, non c’è dubbio che la Russia sia contraria. Va anche detto, ad onor del vero, che dobbiamo iniziare a considerare che abbiamo degli interessi strategici sempre meno compatibili con quelli russi, in quanto europei. Il Kosovo nasce così perché abbiamo deciso anni fa di fare un intervento legittimato da questioni politiche e umanitarie ma illegale in tema di diritto internazionale.

D. – Quali sono i reali interessi che girano intorno al Kosovo?

 
R. – La Serbia è disposta a concedere tutto tranne l’indipendenza e i kosovari albanesi vogliono solo l’indipendenza. Gli interessi, in realtà, da parte occidentale, sono quelli di una transizione rapida. Da parte russa c’è l’interesse storico di proporsi come la protettrice degli slavi, in particolare del popolo serbo e della realtà politica serba. C’è poi chi parla di basi militari, di gasdotti. Tutte queste cose possono stare benissimo insieme in diversi assetti istituzionali. Quindi, non è che questo sia un punto preoccupante. Certo è che se non gestiamo in qualche modo la situazione, rischiamo di restare inguaiati in atti di violenza. Quindi, bisogna ragionare, perchè non esistono soluzioni che facciano contenti tutti.

Pakistan
Cinque bambini sono rimasti feriti nell’attentato suicida avvenuto vicino ad uno scuolabus nel nord ovest del Pakistan, a Kamra, sede di una base aeronautica, a 60 chilometri da Islamabad. Feriti anche il conducente del veicolo e un agente di sicurezza. E' il secondo attentato suicida in poche ore nel nord-ovest del Paese, una zona particolarmente sensibile al momento, dove l'esercito ha lanciato una vasta operazione contro ribelli estremisti islamici. Ieri, nella valle turistica di Swat, un attacco suicida ha provocato la morte di sette persone, tra cui due bambini.

Iraq
Almeno cinque persone sono morte, questa mattina, dopo che colpi di mortaio hanno colpito una prigione nel centro di Baghdad adiacente alla sede del Ministero iracheno dell'interno. Sempre nella capitale, nella periferia meridionale, un attacco con razzi contro un'importante raffineria di Baghdad ha causato un incendio di vaste proporzioni. Gli impianti petroliferi, oleodotti e raffinerie, sono spesso oggetto di attacchi da parte di gruppi di ribelli in Iraq. Sul piano politico, funzionari americani e iraniani terranno una nuova sessione di colloqui sulla sicurezza dell'Iraq il 18 dicembre prossimo.

Afghanistan
Il primo ministro britannico Gordon Brown è giunto oggi in Afghanistan per una visita a sorpresa nel corso della quale dovrebbe incontrare il presidente afghano Karzai. Intanto, truppe dell'esercito afghano sono entrate a Musa Qala nel quarto giorno della massiccia offensiva lanciata contro la roccaforte talebana insieme con le forze della coalizione.

Medio Oriente
L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e l'UNRWA, l'Agenzia dell'ONU per i rifugiati palestinesi, hanno espresso “profonda preoccupazione”' per l'impatto negativo che la riduzione delle forniture di carburante e di erogazione di energia elettrica, imposto da Israele, stanno avendo sulla situazione sanitaria nella striscia di Gaza. In un comunicato l'OMS e l'UNRWA hanno lanciato “un appello alle parti interessate affinchè siano assicurate le forniture di carburante e di elettricità necessarie per il funzionamento dei servizi sanitari” nella Striscia. Israele ha ridotto, dallo scorso ottobre, le forniture di carburanti e elettricità a Gaza, dichiarata "entità ostile", in reazione ai giornalieri tiri di razzi e di colpi di mortaio contro il suo territorio da parte di gruppi armati palestinesi. L'OMS ha detto di temere che il continuo peggioramento della situazione sanitaria possa causare una “crisi umanitaria” nella Striscia.

Libano
La prevista sessione di domani del Parlamento libanese per eleggere il nuovo presidente della Repubblica potrebbe essere rinviata nuovamente, per l'ottava volta dal 25 settembre. Lo riferisce oggi la stampa di Beirut. Il quotidiano An-Nahar ha affermato che il presidente del Parlamento e leader sciita d'opposizione Nabih Berri “ha posto nuove condizioni” su una bozza di petizione di dieci deputati per un emendamento alla Costituzione che consenta l'elezione alla massima carica del comandante in capo dell'esercito, generale Michel Suleiman. Secondo il quotidiano, Berri e il movimento sciita Hezbollah - alla guida dell'opposizione e appoggiato da Siria e Iran - hanno chiesto che l'emendamento non sia sottoposto all'autorizzazione del governo del premier Fuad Siniora, che l'opposizione considera “illegittimo” dopo le dimissioni di tutti e cinque i ministri sciiti nel novembre 2006. “E' impossibile che io attribuisca un ruolo a un governo illegittimo”, ha detto Berri, citato dal quotidiano d'opposizione As-Safir, secondo il quale la sessione del Parlamento potrebbe essere rinviata a venerdì prossimo. La richiesta di Berri viene però respinta dalla maggioranza parlamentare antisiriana che appoggia il governo Siniora ed è sostenuta da USA, UE e Paesi arabi del Golfo. Citato dallo stesso As-Safir, il leader sunnita della maggioranza Saad Hariri ha al riguardo denunciato “le assurde affermazioni sulla legittimità del governo”.

Iran
Sono 27, secondo quanto scrive oggi un quotidiano riformista, gli studenti arrestati nei giorni scorsi dalle forze di sicurezza iraniane per prevenire raduni di protesta nelle Università del Paese. Ma una manifestazione si è ugualmente svolta ieri nel maggiore ateneo di Teheran, con la partecipazione di 1.500 giovani che hanno gridato slogan contro il presidente Mahmud Ahmadinejad e chiesto il rilascio dei colleghi detenuti. Tra le frasi ostili scandite contro il presidente, “Ahmadi-Pinochet, l'Iran non diventerà un altro Cile”. Gli arresti sono stati effettuati, oltre che a Teheran, nelle città di Shiraz e Ahwaz. Oggi è stato rilasciato un leader del movimento studentesco iraniano, Ali Nikunesbati, dopo oltre un mese nel carcere di Evin a Teheran. Era stato arrestato l'8 novembre scorso.

Due drammatici episodi di immigrazione clandestina
Una grossa imbarcazione che portava circa 70 emigranti clandestini dalle coste turche verso l'Europa è affondata, questa notte nel Mare Egeo, provocando la morte di almeno 31 persone. La Turchia è un punto di passaggio sulle rotte degli emigranti clandestini che provengono sia dall'Asia sia dall'Africa. Inoltre, oltre 50 clandestini provenienti dall'Africa subsahariana sono stati dati per dispersi dopo il naufragio dell'imbarcazione sul quale viaggiavano nell'Atlantico, al largo di Dakhla (nel sud del Sahara occidentale).

Argentina
Cristina Fernández Kirchner, 54 anni, diventa oggi il primo presidente donna dell'Argentina eletto democraticamente. Ha avuto un ampio sostegno elettorale (45,2% dei voti al primo turno) all'apice di una brillante carriera politica iniziata nei primi anni '70. Il servizio di Luis Badilla.

Cristina Fernández Kirchner è stata sempre accanto, mai all'ombra, del marito e presidente uscente, Néstor Kirchner. Da lui, che ieri ha dichiarato che “per la prima volta nella storia, i presidenti d'America Latina assomigliano ai loro popoli”, il neo presidente eredita un Paese economicamente solido, in ripresa vertiginosa, dopo gli anni del crollo e della bancarotta. Eredita, però, al tempo stesso una nazione ove tuttora convivono ricchezza e povertà estrema, modernità circondata da arretratezza, al punto che i successi “macroeconomici” non sembrano ancora migliorare la “micro-economia” quotidiana del cittadino medio. Ed è proprio su questo terreno ove si gioca la presidenza della signora Fernández Kirchner che, come si legge sulla stampa locale, “dovrà fare meglio del marito”. Lei sa, e ne parlò ampiamente durante la campagna elettorale, che i principali problemi da risolvere in Argentina si chiamano ineguaglianza, inflazione, insicurezza, oltre a salute e educazione. Il governo del presidente, con gli 11 ministri annunciati giorni fa, ricalca in gran parte quello del marito. Lei stessa ha già sottolineato che intende “mantenere gli alti tassi di crescita del Paese tentando però di migliorare la distribuzione della ricchezza”. In questo progetto avrà due avversari insidiosi: le resistenze di una parte del settore imprenditoriale e le aspettative popolari contenute o rimandate troppo a lungo. Ora, però, gli osservatori si attendono alcune rilevanti novità in politica estera. Potrebbero essere un riavvicinamento agli Stati Uniti e una presa di distanza da partner latinoamericani molto vicini al presidente uscente. Di ciò, certamente, si discute in queste ore a Buenos Aires dove sono arrivati, in pratica, quasi tutti i governanti dell’America Latina.

Russia
Vola la borsa russa dopo la notizia della candidatura del primo vice premier russo Dmitri Medvedev alle presidenziali. Spicca il balzo di Gazprom, di cui Medvedev è il presidente. Da parte sua, il presidente Putin afferma che la candidatura di Medvedev alle presidenziali del 2 marzo consentirà di mantenere stabile il potere, continuando il corso positivo di questi ultimi otto anni. Il capo del partito di Putin, ‘Russia Unita’, ha precisato che la candidatura verrà formalizzata al congresso del partito il 17 dicembre.

Birmania
La comunità internazionale ''sta perdendo la pazienza'' nei confronti della titubanza con cui la giunta militare al potere in Birmania sta trascinando le sue mosse verso un processo di transizione democratica del Paese. Lo ha detto il segretario generale dell'ONU, Ban Ki-moon. ''Spero che le autorità birmane prendano la questione molto seriamente'', ha aggiunto Ban Ki-moon, durante una visita in Tailandia dove ha esortato i Paesi che fanno parte dell'Asean (Associazione delle nazioni del sud-est asiatico), tra cui la Brirmania, a giocare ''un ruolo politico speciale''. ''Il popolo birmano è rimasto isolato troppo a lungo, è arrivato il momento per loro di godere di genuina democrazia e genuina integrazione nella comunità internazionale'', ha detto ancora il segretario generale dell'ONU. In viaggio verso Bali per partecipare al vertice sul clima, Ban Ki-moon ha sottolineato che continuerà la missione dell'inviato Ibrahim Gambari nel tentativo di portare i vertici militari birmani a un tavolo dei negoziati con la leader dissidente, Aung San Suu Kuy.

Conferenza sui cambiamenti climatici a Bali
Comincia l'ultima e decisiva settimana per il summit mondiale dell'ONU sui cambiamenti climatici. Mercoledì e giovedì a Bali, in Indonesia, l'intervento dei ministri dell'Ambiente poi venerdì le conclusioni. I 190 Paesi presenti alla Conferenza ONU stanno cercando di lanciare due anni di negoziati formali per arrivare a una larga intesa su un nuovo patto delle Nazioni Unite contro l'effetto serra. Il nodo politico ancora una volta è rappresentato dagli Stati Uniti che stanno prospettando una ''strada parallela'' a Kyoto. Una sorta di ''long term action'', ovvero un piano d'azione a lungo termine da realizzare nell'ambito della Convenzione sui cambiamenti climatici, Convenzione sotto cui ricade il summit. Piano d'azione alternativo a Kyoto che di fatto, dicono gli osservatori internazionali, ucciderebbe Kyoto 2, ovvero la prosecuzione del Protocollo salva-clima, l'unico patto che prevede target obbligatori di riduzione dei gas serra. La sensazione, alla ripresa dei lavori dopo la prima settimana, è che si punti tutto al 2009 quando le elezioni americane avranno già cambiato la scena mondiale. L'Unione Europea per i prossimi due anni vuole giocare in casa fissando i prossimi due summit mondiali del clima a Poznan, in Polonia, nel 2008, e a Copenaghen, nel 2009. A Bali, intanto, fino a quella data i due processi, di Kyoto e della Convenzione sul clima, potrebbero rimanere aperti e non collegati.

Drammatici episodi di violenza in Colorado
Quatto morti nella domenica di sangue in Colorado: un giovane ha ucciso due missionari ventenni e ne ha feriti altri due in un centro evangelico alle porte di Denver. Ore dopo un killer - non è escluso sia la stessa persona - ha fatto irruzione in una grande chiesa affollata a Colorado Springs e ha aperto il fuoco prima di essere ucciso dall’addetto alla sicurezza. Una doppia scia di sangue complicata dal ritrovamento, a Colorado Springs, di possibili ordigni esplosivi che il killer aveva con sè. L'FBI è arrivata sul posto per le indagini, che sono proseguite nel corso della notte tra domenica e lunedì. Il movente al momento resta oscuro. Le autorità nello Stato del West indagano per verificare la possibilità di un collegamento tra i due casi, avvenuti in due località poco distanti l'una dall'altra, in mezzo alle quali tra l'altro si trova Littleton, dove sorge il liceo Columbine, scenario nel 1999 di uno dei peggiori massacri scolastici nella storia americana: due studenti uccisero 12 compagni e un insegnante, prima di togliersi la vita. A pochi giorni dalla strage in un centro commerciale in Nebraska, compiuta da un teen-ager che ha ucciso otto persone e si è poi sparato, la domenica di sangue in Colorado è diventata un nuovo capitolo di violenza con protagonista un giovane killer. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)
 
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI no. 344
 
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