Presentato a Roma il volume “Storia del cristianesimo. Bilanci e questioni aperte”,
curato dal direttore dell’Osservatore Romano, lo storico Gian Maria Vian
“Nell’epoca postmoderna divorata dall’ansia di vivere il presente e che, per questo,
dimentica le sue radici e persino il suo futuro, la storia della Chiesa e del cristianesimo
e la conoscenza dell’influenza che essi hanno avuto negli ultimi decenni, stanno subendo
un’evidente regressione”. Così il segretario di Stato vaticano cardinale Tarcisio
Bertone, alla presentazione a Roma del volume “Storia del cristianesimo. Bilanci e
questioni aperte”, curato dal neo-direttore dell’Osservatore Romano, lo storico
Gian Maria Vian ed edito dalla Libreria editrice vaticana. Si tratta di una sorta
di storia della Chiesa “in divenire”, che raccoglie gli atti del Seminario celebrato
nel 2005 per i 50 anni del Pontificio Comitato per le Scienze storiche. Seminario
incentrato su 4 relazioni principali che hanno passato in rassegna la storiografia
novecentesca relativa ai vari periodi degli ultimi due millenni. Il libro, che raccoglie
anche il testo degli interventi pronunciati durante la discussione ed alcune comunicazioni
su argomenti particolari, è introdotto da mons. Walter Brandmüller e si chiude con
le prospettive tracciate dal prof. Vian il quale spiega al microfono di Roberto
Piermarini a chi si rivolge il volume.
R. –
Si rivolge primariamente agli storici ma ne è risultato un testo a più voci che è
scritto in maniera del tutto comprensibile che affronta temi generali; proprio per
questo può interessare ogni lettore.
D. – Il cardinale
Bertone, nella presentazione dell’opera, ha detto che troppi testi a scuola e nelle
università deformano la vera realtà del cristianesimo. Lei è d’accordo su questa affermazione?
R.
– Sì, purtroppo sì. Si tratta di una storia semplificata, una storia che usa dei luoghi
comuni, degli stereotipi, che è smentita dalla storia stessa. E questo lo mostra,
tra l’altro, questo nostro volume, nelle relazioni che sono state sviluppate da quattro
specialisti esterni al comitato, Manlio Simonetti, Michael Matheus, Paolo Prodi ed
Ernesto Galli della Loggia. In queste quattro relazioni vengono presi in esame molti
risultati nuovi illustrando il volume. A presentarlo, oltre al cardinale segretario
di Stato, c’erano l’arcivescovo Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio consiglio
della cultura e Aldo Schiavone, direttore dell’Istituto Italiano per le Scienze Umane,
e il direttore del Corriere della Sera, Paolo Mieli. Proprio quest'ultimo ha detto
che il volume rappresenta una svolta per la storia in generale, e in particolare,
per la storia del cristianesimo, proprio perché affronta in modo nuovo questi temi.
D.
– Secondo lei, i grandi media, tv e giornali, danno della storia della Chiesa una
versione autentica?
R. – No, ne danno una visione
parziale, anche qui una visione a tinte forti, tutto il male da una parte – in genere
alla Chiesa, soprattutto la Chiesa cattolica – e tutto il bene dall’altra; invece
la storia non si è svolta in questo modo. La storia per essere ricostruita deve seguire
di più gli avvenimenti storici che sono avvenimenti dove aspetti positivi e negativi,
bene e male, sono mescolati. Quindi bisogna usare più che colori bianco-nero o colori
netti, colori sfumati, il chiaroscuro.
D. – Per quanto
riguarda la storia del cristianesimo, che cosa interessa?
R.
– Interessa primariamente la figura di Gesù, questo è dimostrato dal successo di tanti
libri su questo argomento. Tra l’altro, questo spiega anche perché Benedetto XVI abbia
deciso di pubblicare questa sua opera che sta ancora scrivendo, già parzialmente con
il primo volume a cui farà seguito un secondo. E’ una ricerca di una vita che lo ha
portato ad un risultato, a mio avviso affascinante, che davvero si rivolge ad ogni
lettore. Anche il libro del Papa è un libro che può essere letto a diversi livelli:
può interessare lo studioso ma anche il semplice lettore, ci sono diverse possibilità
di lettura.