Da martedì prossimo la nuova edizione del Festival del Cinema Spirituale Tertio Millennio,
promosso dai Pontifici Consigli della Cultura e delle Comunicazioni Sociali
Si inaugura martedì prossimo l’11.ma edizione del Festival del Cinema Spirituale Tertio
Millennio, organizzato dalla Fondazione Ente dello Spettacolo in collaborazione con
la Filmoteca Vaticana e i Pontifici Consigli della Cultura e delle Comunicazioni Sociali.
Verrà proposta una rassegna di dodici film, molti dei quali in anteprima, ed un convegno
di studi presso la sala cinema Trevi di Roma per riportare l'attenzione del pubblico
su alcuni dei drammi che hanno investito l’umanità di ieri e di oggi. Drammi che il
cinema è riuscito a raccontare. Il servizio di Luca Pellegrini:
Molti
spunti e molte curiosità per la nuova edizione del Festival Tertio Millennio: prima
di tutto, l’atteso arrivo a Roma del regista russo Aleksandr Sokurov
per presentare il suo ultimo film Aleksandra, sul dramma della guerra
in Cecenia vissuta con la sensibilità e gli occhi di una nonna al fronte. Estrema
la denuncia che riguarda l'Afghanistan con 'Un cuore grande': Michael
Winterbottom racconta il dramma di Mariane Pearl, vedova dell'inviato
del Wall Street Journal, rapito e giustiziato a Karachi nel 2002. Di
un mondo ancora dilaniato da guerre e carestie, parlano poi due intensi documentari
'Piedi per terra'e The Devil Came on Horseback':
il primo è lo straziante diario che Amanda Sandrelli dedica al problema
delle adozioni in Malawi, il secondo è l'inedita testimonianza di un marine americano
che denuncia il dramma del Darfur. In questo panorama così fosco, offerto da molte
delle pellicole in programma, qual è lo spazio che il cinema può offrire alla speranza?
Lo abbiamo chiesto a mons. Gianfranco Ravasi, presidente del
Pontificio consiglio della cultura:
Il cinema per sua stessa natura
deve riuscire, se vuole veramente essere cinema di autore, non soltanto a registrare
il reale. Ma questo non avviene mai e non si ha mai un’opera d’arte che è tranquillamente
espressione di un oggetto o di una esperienza, ma è sempre una interpretazione. E’,
quindi, sempre una operazione di trasformazione del reale. Così come il dipinto non
rappresenta semplicemente il reale, ma ne mostra sotto la superficie i segreti profondi
ed i significati, nella stessa maniera la cinematografia non registra la realtà, ma
la interpreta e qualche volta la plasma. Proprio per questo motivo io sono fermamente
convinto che anche quando rappresenta il male, se lo rappresenta in una forma profonda,
autentica ed interpretativa, alla fine fa germogliare anche un senso di riscatto.
ovvero fa sbocciare anche il fiore della speranza. Per questo motivo noi dobbiamo
sempre sostenere lo splendore della realizzazione cinematografica nella sua forma
più alta.
“Identità e disgregazione nel mondo contemporaneo” è
il tema scelto da mons. Dario Viganò, presidente della Fondazione
ente dello spettacolo, per il festival di quest’anno:
L’idea è, appunto,
quella di trovare - se esistono – delle possibilità di vicinanza tra grandi culture
differenti e tra grandi tradizioni, anche religiose, che non siano però in conflitto
e neanche caratterizzate dalla tendenza all'omologazione. Una terza via possibile
è una integrazione che non annulli le differenze, ma che faccia invece convergere,
in maniera armonica, queste tradizioni assolutamente diverse. In fondo, anche il documentario
che presenteremo in anteprima “Viaggio di Gesù”, di Sergio Basso, mostra come rifacendo
il percorso di Gesù si vada alla ricerca di popolazioni che a volte vivono molto vicine,
che sono sicuramente differenti. Ma che hanno anche una possibilità di vita, acquisendo
l’uno dall’altro il meglio che le diverse tradizioni possono raccogliere ed offrire.
Un Festival, quindi, all’insegna della riflessione per comprendere, da una parte,
una modalità di integrazione e, dall’altra, anche una occasione di riflessione sul
cinema come testo. Partendo da queste tematiche, ci si confronta anche su prospettive
diverse di analisi del film.