Rapporto Censis 2007: la crescita in Italia c’è ma è affidata a “ minoranze attive”
"Lo sviluppo c'e' ma non si vede": questo il dato che sembra emergere dal 41.mo rapporto
del Censis 2007. Se è evidenziato infatti l'incremento del Pil all'1,8%, dell'export
manifatturiero, del fatturato delle imprese, e la buona salute dei la conti aziendali,
in una visione positiva che sembra poter superare anche le turbolenze finanziarie
degli ultimi mesi, tuttavia, dicono gli studiosi, le dinamiche in atto restano di
minoranza e non fanno tessuto. Lo sviluppo non filtra sia perché non diventa processo
sociale, sia perché la società sembra adagiarsi in un’inerzia diffusa causata principalmente,
dice il rapporto, da un inguaribile strabismo delle politiche di bilancio, dal peso
del debito pubblico anche sulla liberta' psicologica dei cittadini, dal ritardo nel
compimento di interventi programmati. Nel frattempo dunque, il sistema si disperde
in una "poltiglia di massa", una "mucillagine di elementi individuali” e inclina verso
una progressiva esperienza del peggio. Lo si è visto nel 2007 nella politica, nella
scuola, nelle violenza intra-familiare, nella micro-criminalità urbana, nella debole
integrazione degli immigrati. Come appare dunque l’Italia in controtendenza alle minoranze?
Aggressiva, disillusa dalla politica e dalle istituzioni, maniaca dei cellulari, ma
indebitata soprattutto su casa e energia. Il lavoro? Sempre meno autonomo, più temporaneo
e ancora troppo poco solidale con le donne; chi può sceglie l’estero. La soluzione,
sostiene il Censis, ancora una volta sta nelle mani di minoranze attive, rampanti
nell’industria, che credono nell’apporto positivo dell’immigrazione e che hanno scelto
l’appartenenza a strutture collettive come forma di nuova coesione sociale e di ricerca
di senso della vita. Sfida faticosa ma, conclude il Rapporto, realistica. (A cura
di Gabriella Ceraso)