2007-12-07 16:17:14

Dibattito politico in Italia sulla norma contro l'omofobia: il commento del prof. D'Agostino


In Italia sta facendo discutere l’emendamento sull’”identità di genere” inserito ieri nel decreto sicurezza che potrebbe colpire le opinioni ritenute discriminanti riguardo alle tendenze sessuali. Molti parlamentari anche oggi chiedono di modificare il provvedimento. Già ieri sera il ministro per Rapporti con il Parlamento, Vannino Chiti, aveva assicurato un intervento per cancellarlo entro fine anno. Per il presidente dell’Unione Giuristi Cattolici, Francesco D’Agostino, il rischio è di introdurre il “concetto di identità di genere, ideologico e senza fondamento scientifico”. Sentiamolo intervistato da Luca Collodi:RealAudioMP3


R. – Da quello che ora si può capire è che si vogliono colpire opinioni riguardo alla sessualità e all’esercizio della sessualità che possono creare turbamento sociale a livello di ordine pubblico e a livello di discriminazione delle persone. Il guaio è che le tendenze sessuali che - direi anche ragionevolmente – sono state prese in considerazione dal legislatore non sono quelle che rispondono alla realtà naturale dei sessi, uomini e donne, ma all’ideologia del genere che ci è stata trasmessa dagli Stati Uniti, secondo cui l’identità sessuale è una scelta arbitraria, soggettiva ed insindacabile del singolo individuo. Un concetto, questo, non scientifico, ma ideologico: chiunque domani potrà manifestare forti perplessità sull’autoidentificazione sessuale di un individuo che si vuole considerare – per esempio – transessuale, potrebbe cadere sotto una imputazione di quelle di cui abbiamo parlato.

D. – Prof. D’Agostino, mi faccia capire: cosa c’entra il reato di opinione o di discriminazione fondato sulle tendenze sessuali – vedremo poi come questo sarà applicabile – con il problema dell’immigrazione e della sicurezza legata all’immigrazione?

R. – Probabilmente il legislatore aveva in mente questo: culture non europee, come quelle islamiche, in cui ci sono atteggiamenti, soprattutto omofobi, molti forti. Quindi da questo punto di vista si può capire che c’è un problema di cui tener conto. Quello che, però, mi preoccupa è in primo luogo la repressione di reati di opinione in quanto tali, che sicuramente hanno un carattere illiberale: le opinioni dovrebbero sempre essere rispettate e potrebbero essere perseguite soltanto se scatenano odio o persecuzione sociale.

D. – Ma questo riguarda gli omosessuali immigrati: perché qui si parla di un decreto sicurezza che riguarda l’immigrazione?

R. – Bisogna studiare più da vicino questo punto. E’ chiaro che una normativa penale non dovrebbe mai riguardare soltanto alcune categorie di soggetti, ma dovrebbe avere sempre una valenza generale. Se è contenuto nel decreto sull’immigrazione è perché il legislatore evidentemente ha ritenuto che in quel contesto sociale ci fossero dei rischi di carattere del tutto particolare. Ma dal mio punto di vista, non ho studiato da vicino questo decreto, è probabile che, se questa ipotesi di reato verrà consolidata dagli ulteriori lavori parlamentari, avrà una valenza generale.

D. - Questo emendamento, quali conseguenze potrà avere sul dibattito culturale e politico in materia di coppie di fatto?

R. - Per me, la conseguenza più grave non sta nella repressione penale dell'omofobia, che ha le sue buone ragioni, ma nell'introduzione in un testo di legge, di una categoria ideologica come la categoria del "genere", che non ha alcun referente scientifico e si presta ad applicazioni estremamente arbitrarie. Bisogna, con molta saggezza, indurre il legislatore a legiferare facendo sempre rigoroso riferimento ai dati scientifici obiettivi e condivisi. L'unico dato scientifico ed obiettivo e condiviso, sembra assurdo doverlo ripetere, è che i sessi sono due: quello maschile e quello femminile. Ogni altra teoria di genere che pretende di ridurre la sessualità ad una scelta oggettiva delle persone non ha carattere scientifico, anche se può avere valenze politiche di diversa natura.

D. - Si rischia, quindi, di inserire un terzo genere sessuale nella legislazione italiana?

R. - Non un terzo, ma anche un quarto, un quinto e un sesto, perché se l'identità sessuale dipende da una scelta soggettiva delle persone, non c'è limite alle possibili scelte che una persona possa operare.

D. - E questo forse avrebbe anche ricadute nel sistema giuridico italiano?

R. - Avrebbe ricadute giuridiche pesantissime anche in ipotesi per quello che riguarda il matrimonio e l'adozione di figli. Concludo sottolineando che non c'è una specifica dottrina cattolica sulla sessualità, ma c'è la comune convinzione umana, che va oltre gli orientamenti confessionali, secondo cui gli uomini sono maschi e femmine. Di questo dato antropologico fondamentale bisogna essere rispettosi, rinunciando ad ogni tentativo di manipolazione ideologica della nostra realtà naturale.







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