2007-12-05 14:30:12

Giornata mondiale del Volontariato. La riflessione di Sergio Marelli


Costruire la pace, ridurre la povertà, far fronte ai cambiamenti climatici. Le sfide del mondo di oggi sono tali da dover essere affrontate in modo globale e il ruolo dei volontari resta di primo piano. Così, il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, nel suo messaggio per l’odierna Giornata mondiale del Volontariato indetta dall’ONU, occasione, viene sottolineato, per dare visibilità e premiare il ruolo di coesione, di solidarietà e di educazione all’eguaglianza e al rispetto sociale svolto dal volontariato nelle comunità in cui è presente. Ma quale è oggi la geografia del volontariato, quali i tratti distintivi? Gabriella Ceraso lo ha chiesto a Sergio Marelli, direttore generale della FOCSIV, la Federazione delle organizzazioni cristiane di volontariato:RealAudioMP3


R. – E’ una geografia di forte espansione, che resta molto alta all’interno delle fasce giovanili, ma che non si riduce nelle età più avanzate. Un volontariato che sempre più assume una dimensione di responsabilità politica, ovvero la convinzione che solo attraverso un’azione di maggior giustizia si possa garantire un futuro comune a tutta l’umanità.

 
D. – In tutto il mondo operano le vostre organizzazioni non governative. Quali sono, dunque, i numeri di questa attività e quali le vostre priorità?

 
R. – Sono in servizio 952 volontari di 76 Paesi, che stanno gestendo oltre 750 progetti di lungo periodo. Una geografia molto distribuita che ha ancora le sue grandi priorità in Africa e in America Latina e che apre questa nuova frontiera nell’est dell’Europa, questi nuovi Paesi che continuano a mantenere delle sacche di estrema povertà, che richiedono ancora il nostro intervento.

 
D. – Il riferimento specifico nel messaggio del segretario generale delle Nazioni Unite per quest’anno è all’azione essenziale che il volontariato svolge nell’ambito delle emergenze climatiche. Ban Ki-moon sostiene che non è importante solo la presenza in casi di disastri, ma anche l’azione preventiva ed educativa che i volontari compiono nei confronti delle comunità locali. Qual è il suo giudizio su questo riferimento?

 
R. – Questa emergenza sui cambiamenti climatici è finalmente tra le priorità della comunità internazionale, anche per la nostra continua pressione, per richiamare al di là dei catastrofismi la gravità e l’urgenza di considerare che il modello di sviluppo che viene oggi perseguito in via maggioritaria è un modello insostenibile. E’ da 30 anni per esempio che noi parliamo della necessità di adattare le tecnologie proprio ad uno sviluppo eco-compatibile. Uno sviluppo che tenga conto che l'obiettivo dello sviluppo della persona nella sua integralità, non può mai essere subordinato ad altri interssi. Quindi, non si può prescindere da un contesto ambientale vivibile.

 
D. – Il 2008, scrive l’ONU, sarà l’anno del resoconto: verificare i progressi compiuti finora fin dall’inizio del 2000, soprattutto per gli Obiettivi del Millennio. Qual è a suo parere il giudizio del tempo trascorso?

 
R. – Penso che si è riusciti ad avere coscienza che questi obiettivi sono necessari, riguardano tutti e non solamente i Paesi poveri e le popolazioni povere, ma al di là di questo non si è ancora andati. C’è insomma ancora un forte egoismo, uno scarso senso di solidarietà che rende la politica e le istituzioni irresponsabili verso il futuro dell’umanità.







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