2007-12-04 15:06:49

Tra le maggiori sfide per la stabilità e la sicurezza nel mondo c'è la lotta all’intolleranza religiosa: così mons. Mamberti all’OSCE


"Sfide e prospettive per la sicurezza e la stabilità paneuropea” ne ha parlato nei giorni scorsi l’arcivescovo Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati, nel suo intervento a Madrid, in Spagna nell’ambito del Consiglio ministeriale dell’OSCE, l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, cui aderiscono 55 Paesi: tutti quelli europei, oltre a Stati Uniti, Canada, Turchia e le Repubbliche asiatiche dell’ex Unione Sovietica. Il servizio di Roberta Gisotti:RealAudioMP3

 
“Non spetta alla Santa Sede entrare in questioni strettamente politiche, e tanto meno essa ambisce di farlo” ma ciò che si chiede è di rispettare la “verità” e la “giustizia”, “mantenere gli impegni assunti” e “non ledere i legittimi interessi e le giuste aspettative altrui”. L’arcivescovo Mamberti ha parlato chiaro. Ci sono scadenze imminenti nell’agenda dell’OSCE “che reclamano il dialogo e la cooperazione”, mentre “le persistenti minacce ed i conflitti non risolti – ha detto - testimoniano” che "la stabilità e la pace sono ‘cantieri’ ancora aperti".

Tra le questioni urgenti il rappresentate della Santa Sede ha indicato la lotta al terrorismo e la sicurezza delle infrastrutture energetiche; la tutela ambientale e la gestione delle risorse idriche; l’impegno nel campo dei diritti umani, dove “la Chiesa cattolica è in prima linea” contro gli “arcipelaghi della vergogna e le sue istituzioni”, che trafficano esseri umani, compresi i bambini, a scopo di sfruttamento sessuale e lavorativo. Occorre assicurare alle vittime – ha sollecitato mons. Mamberti - “giustizia”, “assistenza legale” , “sociale”, e "compensazione per i danni" subiti.

Infine, un severo richiamo a combattere “in maniera effettiva ed efficace” l’intolleranza religiosa. L’OSCE “deve mantenere alta la guardia”. In particolare i cristiani – ha denunciato l’arcivescovo Mamberti – “continuano ad essere vittime di pregiudizi, di stereotipi, di discriminazioni e di violenze. Il disimpegno, dunque, non è un’opzione!”, ha esclamato il presule. “Non ci si deve nascondere dietro il principio del consenso, per evitare di agire in modo effettivo”. Né bastano “condanne generiche”, per garantire “i diritti fondamentali di ogni credente, di ogni comunità religiosa e - in primis - la libertà religiosa".







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