Tra le maggiori sfide per la stabilità e la sicurezza nel mondo c'è la lotta all’intolleranza
religiosa: così mons. Mamberti all’OSCE
"Sfide e prospettive per la sicurezza e la stabilità paneuropea” ne ha parlato nei
giorni scorsi l’arcivescovo Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli
Stati, nel suo intervento a Madrid, in Spagna nell’ambito del Consiglio ministeriale
dell’OSCE, l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, cui aderiscono
55 Paesi: tutti quelli europei, oltre a Stati Uniti, Canada, Turchia e le Repubbliche
asiatiche dell’ex Unione Sovietica. Il servizio di Roberta Gisotti:
“Non
spetta alla Santa Sede entrare in questioni strettamente politiche, e tanto meno essa
ambisce di farlo” ma ciò che si chiede è di rispettare la “verità” e la “giustizia”,
“mantenere gli impegni assunti” e “non ledere i legittimi interessi e le giuste aspettative
altrui”. L’arcivescovo Mamberti ha parlato chiaro. Ci sono scadenze imminenti nell’agenda
dell’OSCE “che reclamano il dialogo e la cooperazione”, mentre “le persistenti minacce
ed i conflitti non risolti – ha detto - testimoniano” che "la stabilità e la pace
sono ‘cantieri’ ancora aperti".
Tra le questioni urgenti il rappresentate della
Santa Sede ha indicato la lotta al terrorismo e la sicurezza delle infrastrutture
energetiche; la tutela ambientale e la gestione delle risorse idriche; l’impegno nel
campo dei diritti umani, dove “la Chiesa cattolica è in prima linea” contro gli “arcipelaghi
della vergogna e le sue istituzioni”, che trafficano esseri umani, compresi i bambini,
a scopo di sfruttamento sessuale e lavorativo. Occorre assicurare alle vittime – ha
sollecitato mons. Mamberti - “giustizia”, “assistenza legale” , “sociale”, e "compensazione
per i danni" subiti.
Infine, un severo richiamo a combattere “in maniera effettiva
ed efficace” l’intolleranza religiosa. L’OSCE “deve mantenere alta la guardia”. In
particolare i cristiani – ha denunciato l’arcivescovo Mamberti – “continuano ad essere
vittime di pregiudizi, di stereotipi, di discriminazioni e di violenze. Il disimpegno,
dunque, non è un’opzione!”, ha esclamato il presule. “Non ci si deve nascondere dietro
il principio del consenso, per evitare di agire in modo effettivo”. Né bastano “condanne
generiche”, per garantire “i diritti fondamentali di ogni credente, di ogni comunità
religiosa e - in primis - la libertà religiosa".