L’Australia aderisce al protocollo di Kyoto. A Bali si cercano accordi sui gas serra
L’Australia ha detto ‘si’ al Protocollo di Kyoto, che fissa target di riduzione di
emissioni di anidride carbonica per i Paesi industrializzati. Si è aperta così ieri
a Bali, in Indonesia, la 13.ma Conferenza mondiale delle Nazioni Unite sui cambiamenti
climatici con delegazioni in rappresentanza di 190 Paesi. Alla Conferenza partecipa
anche la Santa Sede, in qualità di “osservatore”, con una delegazione guidata da mons.
Leopoldo Girelli, nunzio apostolico in Indonesia. Sono già stati raggiunti alcuni
risultati: c’è stato, innanzitutto, un accordo per stabilire un gruppo di lavoro che,
nei prossimi giorni, svilupperà un calendario biennale di trattative per coinvolgere
Stati Uniti, Cina e India – tre grandi produttori di inquinamento - nell’impegno globale
contro il surriscaldamento del pianeta. La seconda decisione riguarda la concessione
di maggiori poteri operativi a un organo della stessa Convenzione che studierà i modi
per aumentare il trasferimento di tecnologia ‘verde’ dai Paesi ricchi a quelli in
via di sviluppo. L’annuncio del via libera al protocollo di Kyoto, da parte del governo
australiano costituisce inoltre, secondo molti analisti, un importante passo in avanti.
Gli Stati Uniti, considerati il maggiore produttore di inquinamento del pianeta, non
hanno invece firmato il protocollo. I due grandi nodi da sciogliere restano, comunque,
la stabilizzazione delle concentrazioni dei gas serra e la scaletta delle priorità
per l’accordo che sostituirà quello firmato a Kyoto nel ‘97. Chiedendo ai partecipanti
uno sforzo collettivo, il segretario esecutivo del summit, Yvo de Boer, ha dichiarato
che “toccherà ai Paesi sviluppati dare il buon esempio, visto che le nazioni in via
di sviluppo devono contemporaneamente combattere la povertà”. All’incontro, che si
chiuderà il prossimo 14 dicembre, è stato lanciato, infine, l’allarme per le piccole
isole. In primo piano c’è proprio l’Indonesia, terzo emettitore mondiale di CO2 a
causa della deforestazione: l’arcipelago potrebbe perdere 2.000 isole per colpa dell’innalzamento
del livello del mare. (A.L.)