EMIRATI ARABI UNITI Si moltiplicano le necessità pastorali
ABU DHABI, 4dic07 - I cattolici presenti negli Emirati Arabi lanciano un appello
per sovvenire alle necessità pastorali di un numero di fedeli in crescita da oltre
trent’anni. “E’ impressionante l’incremento registrato negli ultimi anni, con le nostre
sole forze non riusciamo a tenervi testa” ammette un salesiano, don Tony Kuruvilla
dando voce ad un sentire diffuso. Ricordando gli inizi del suo apostolato, il religioso
si dice ancora “sorpreso, anzi sconvolto dalla dedizione incontrata tra gli immigrati
delle più disparate nazionalità, motivo di gioia e sprone al mio zelo pastorale.”
A corroborare la testimonianza del sacerdote le cifre della più grande parrocchia
del vicariato apostolico d’Arabia, nel cui territorio gli Emirati sono compresi. La
comunità di San Michele a Sharja in cura ai Frati Cappuccini conta infatti 65 mila
fedeli, provenienti da venti differenti nazioni. Tra questi i gruppi più consistenti
sono quelli provenienti dal subcontinente indiano, i filippini seguiti da africani,
cinesi ed arabo-cristiani. La natura cosmopolita della comunità ha indotto a ripensare
le linee d’azione pastorali. Se fino a dieci anni fa si celebrava secondo rito latino
e l’inglese era la lingua franca, oggi la parrocchia prevede liturgie settimanali
secondo la tradizione siro –malabarese e siro-malankarese. L’afflusso dei fedeli alle
funzioni ed alle attività catechetiche pone un problema di sovraffollamento delle
strutture. “Mi sono spesso chiesto il motivo di un tale attaccamento alla fede” riflette
don Kuruvilla “non me ne so dare ragione ma temo che su di esso influisca il clima
d’accerchiamento che incombe sui cristiani.” Eretto nel 1888 per sopperire alle esigenze
di un’esigua comunità, il vicariato apostolico d’Arabia, già di Aden, aveva al computo
del 2004 più di un milione e trecentomila fedeli, suddivisi in venti parrocchie curate
da appena quarantacinque sacerdoti tra secolari e regolari. (Sarnews-MILANI).