2007-12-02 14:20:40

La visita del Papa, stamane, all’ospedale romano di “San Giovanni Battista” del Sovrano Militare Ordine di Malta, con una commovente cerimonia


Commovente celebrazione stamane presieduta dal Papa in visita all’ospedale romano di “San Giovanni Battista” del Sovrano Militare Ordine di Malta. Benedetto XVI ha consegnato idealmente alla comunità cristiana di Roma, l’Enciclica “Spe salvi” (Salvi nella speranza), rivolto in particolare a tutti quanti “sono a diretto contatto con la sofferenza e la malattia”. Ad accogliere il Santo Padre al suo arrivo nel presidio sanitario, sorto intorno agli anni ’70 nella zona della Magliana, sono stati il Principe e Gran Maestro dell’Ordine, Fra’ Andrew Bertie e i cardinali Camillo Ruini, vicario generale per la Diocesi di Roma, e Pio Laghi, Patrono dell’Ordine melitense. Il servizio di Roberta Gisotti:RealAudioMP3


In un clima carico di emozione, ad accogliere Benedetto XVI per la Santa Messa - celebrata alle 9 in un padiglione coperto dell’ospedale - circa 350 fedeli, decine di malati in sedia a rotelle, insieme ai loro familiari, ai medici, agli infermieri, alle autorità. “Andiamo con gioia incontro al Signore”, ha sollecitato il Papa, in questa prima domenica di Avvento, “tempo di attesa”, “tempo di speranza”, quella “speranza cristiana”, cui ha ricordato di avere dedicato la sua seconda Enciclica, che inizia con le parole “Spe salvi facti sumus”, nella speranza siamo stati salvati.


 “Noi abbiamo bisogno delle speranze – più piccole o più grandi – che, giorno per giorno, ci mantengono in cammino. Ma senza la grande speranza, che deve superare tutto il resto, esse non bastano. Questa grande speranza può essere solo Dio, che abbraccia l’universo e che può proporci e donarci ciò che, da soli, non possiamo raggiungere”


 E, il Papa ha scelto “questa casa nella quale si lotta contro la malattia, sorretti dalla solidarietà” “per consegnare idealmente l’Enciclica alla comunità cristiana di Roma”.



"È un testo che vi invito ad approfondire, per trovarvi le ragioni di quella “speranza affidabile, in virtù della quale noi possiamo affrontare il nostro presente: … anche un presente faticoso”

 Ha assicurato il Santo Padre la sua “quotidiana preghiera” per i “cari malati” e i loro parenti che “condividono ansie e speranze” e li ha invitati “a trovare in Gesu sostegno e conforto e a non perdere mai la fiducia”.


 “Nella prova e nella malattia Dio ci visita misteriosamente e, se ci abbandoniamo alla sua volontà, possiamo sperimentare la potenza del suo amore. Gli ospedali e le case di cura, proprio perché abitati da persone provate dal dolore, possono diventare luoghi privilegiati dove testimoniare l’amore cristiano che alimenta la speranza e suscita propositi di fraterna solidarietà.”
 
Ha quindi sottolineato la missione precipua di quest’ospedale, “dove al centro delle preoccupazioni di tutti sta l’accoglienza amorevole e qualificata dei pazienti, la tutela della loro dignità e l’impegno a migliorarne la qualità della vita”. Ha ricordato il Papa come la Chiesa nei secoli “si è resa particolarmente ‘prossima’ a color che soffrono”, cosi anche il Sovrano Militare Ordine di Malta, “fin dagli inizi si è dedicato all’assistenza ai pellegrini in Terra Santa mediante un Ospizio-Infermeria”, “mentre perseguiva il fine della difesa della cristianità si prodigava nel curare i malati, specialmente quelli poveri ed emarginati”.
 
Poi il Papa si è rivolto a tutti quanti operano nell’ospedale, tra cui numerosi volontari:

 

 “In ogni malato, chiunque esso sia, sappiate riconoscere e servire Cristo stesso; fategli percepire, con i vostri gesti e le vostre parole, i segni del suo amore misericordioso”.


Infine il richiamo al Natale che si approssima: “Non si stanca mai Gesù – ha detto Benedetto XVI – di visitarci continuamente negli eventi di ogni giorno”. “Solo chi è desto non è colto alla sprovvista”. “Che non vi succeda” – ha ammonito il Papa – “quel che avvenne al tempo di Noè, quando gli uomini mangiavano e bevevano spensieratamente, e furono colti impreparati dal diluvio”.
 

 “Che cosa il Signore vuole farci comprendere con questo ammonimento, se non che non dobbiamo lasciarci assorbire dalle realtà e preoccupazioni materiali sino al punto da restarne irretiti? Ma viviamo sotto gli occhi del Signore, cosicché ogni giorno può essere presente. Se viviamo cosi il mondo diventa migliore”.


 Prepariamo dunque “a rivivere con fede - ha concluso il Santo Padre – il mistero della nascita del Redentore”.


Dopo la Santa Messa il Santo Padre ha proseguito la sua visita nell’Ospedale San Giovanni Battista, tra i degenti ricoverati nell’“Unità di risveglio”, una struttura d’avanguardia specializzata nella cura dei pazienti usciti dal coma. L’ospedale, specializzato per la neuroriabilitazione motoria, specie di pazienti post ictus e post traumatizzati, dispone in totale di 240 posti letto, oltre un Day Hospital che ha accolto lo scorso anno 1700 pazienti. La cronaca del toccante incontro del Papa con i malati di questo piccolo reparto del risveglio, nel servizio di Adriano Monti Buzzetti: RealAudioMP3


 In gergo lo chiamano il "Repartino": una quindicina di letti, équipe super-specializzata, vocazione al servizio e terapie d'avanguardia. Tutto per gestire al meglio quella specie di "seconda nascita" che è il risveglio dal coma: una fase delicatissima in cui i concetti e le sensazioni più elementari – il freddo e il caldo, l'acqua sulla pelle, persino l'idea stessa di possedere un corpo – sono tanti impegnativi esami da superare per riconquistare se stessi. In questo scenario di sfide e di speranza, fatto di ritmi metodici scanditi ogni giorno da cure ed esercizi, la visita di Benedetto XVI irrompe come qualcosa di sorprendente e straordinario. Molti pazienti possono comunicare solo con un battito di ciglia, o a volte un abbozzo di sorriso. Ma con il Papa non c'è bisogno di molte parole: è sufficiente una carezza, il messaggio universale di due mani che si stringono, la presenza amorevole di quella figura vestita di bianco che in compagnia del Gran Maestro dell'Ordine di Malta, fra Andrew Bertie, passa presso ogni letto guardando tutti, considerando tutti, fermandosi a parlare con familiari e parenti. Davanti a lui la giovane vittima di un incidente stradale e l'anziano colpito da ictus, fianco a fianco nella grande battaglia per la salute. All'Ospedale, eredità tangibile in Italia dei 9 secoli di fedeltà dell'Ordine di Malta alla causa del malato, il Pontefice dona una casula viola per i sacerdoti che ogni giorno vi celebrano la Messa. Alla dottoressa Zylbermann, responsabile del reparto, ai medici e agli infermieri, un unico corale incoraggiamento: "in ogni malato sappiate servire Cristo, con i vostri gesti fategli sentire il suo amore".   







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