2007-12-01 15:41:42

Ieri al Teatro Argentina, primo incontro del ciclo "Una cultura per la città", organizzato dagli studenti dei Collegi universitari di Roma


“Il Dio di Gesù Cristo: un Dio affidabile?” È il tema dell’incontro organizzato dagli studenti dei collegi universitari di Roma in collaborazione con l’Ufficio per la Pastorale Universitaria del Vicariato di Roma presso il Teatro Argentina. Il convegno, al quale hanno partecipato il cardinale vicario Camillo Ruini e il giornalista Vittorio Messori, si inserisce nell’ambito del ciclo di incontri: "Una cultura per la città - Costruire insieme la civiltà dell’ amore" organizzato dalla Pastorale Universitaria. Il servizio di Marina Tomarro:RealAudioMP3


“Il tema di Dio è inseparabile non solo dal tema dell’uomo, ma soprattutto dal tema della salvezza dell’uomo; ecco perché l’ espressione un Dio affidabile è calzante”. Così il cardinale vicario Camillo Ruini ha commentato il tema della serata "Il Dio di Gesù Cristo: un Dio affidabile?", organizzata dagli studenti dei collegi universitari di Roma. Poi, ricollegandosi alla nuova Enciclica di Papa Benedetto XVI “Spe Salvi”, ha spiegato:

"La speranza cristiana ha un senso se poggia su Dio. E’ virtù teologale: il Dio cristiano si pone come la salvezza dell’uomo e, nello stesso senso, possiamo dire il Dio cristiano si pone come la vera speranza dell’uomo perché gli apre una prospettiva di salvezza".

Alla serata era presente anche il giornalista Vittorio Messori, che ha ripercorso la sua storia personale, dalla conversione avvenuta all’eta di 24 anni, fino alle sue interviste più famose, come quella con Giovanni Paolo II, da cui nacque il libro "Varcare la soglia della speranza". Ma, soprattutto, ha sottolineato ai ragazzi presenti in sala l’importanza, ma anche le difficoltà, dell’essere cristiani, specialmente davanti alle obiezioni del mondo laico. Ascoltiamo il suo commento:

"La scelta cristiana è una scelta decisamente anticonformista e quindi è sottoposta, certamente, a delle obiezioni che esigono risposte. Non tutti possiamo diventare biblisti o teologi e quindi qual è oggi il modo migliore, in fondo, per rispondere alle obiezioni? Io credo che sia quello del nostro modo di vivere, cercare appunto di vivere mostrando che si è persone di speranza, mostrando che si è persone che cercano di volere bene, mostrando che non si cede al conformismo dei tempi per cui un’etica, la più disordinata possibile, è anche un’etica umana. Credo che occorra riscoprire un po’ la pastorale del quotidiano, della normalità, cioè piccole vite in apparenza ma in realtà grandi enigmi, grandi domande per coloro che vedono queste vite".







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