2007-11-29 15:35:49

Pakistan, manifestazione contro Mushaffar nel giorno dell’investitura


Un ennesimo attentato e una manifestazione contro il presidente pakistano segnano la giornata di investitura del confermato presidente Musharraf. Il nostro servizio:RealAudioMP3

Almeno dodici avvocati feriti in scontri con la polizia durante una manifestazione di protesta anti-Musharraf, a Lahore. La polizia è intervenuta a colpi di bastoni per bloccare i circa 200 manifestanti. Gli avvocati hanno reagito gettando pietre. Gli avvocati manifestano contro l'investitura, proprio nelle stesse ore, di Musharraf come presidente del Pakistan, e manifestano nonostante la sua decisione di cedere il comando di capo delle Forze armate. E infatti alla cerimonia il presidente indossava la tradizionale tunica pakistana, dunque era in abiti civili. Ricordiamo che il 6 ottobre scorso, Musharraf è rieletto dal parlamento e dalle assemblee locali, ma l'opposizione e la comunità internazionale protestano chiedendo appunto che rinunci alla divisa militare. Dal 3 novembre, nel Paese è stato di emergenza: ora ci si aspetta che Musharraf lo revochi presto. Andando ancora indietro di molto, otto anni fa Musharraf era salito al potere in seguito ad un colpo di Stato.

Iraq
Visita ieri nel Kurdistan iracheno del vicesegretario di Stato americano, John Negroponte, che ha espresso soddisfazione per i miglioramenti raggiunti sul fronte della sicurezza, auspicandone altrettanti a livello politico. Sulla tensione tra la Turchia e l’Iraq per le possibili azioni di Ankara contro le basi del PKK nel nord del Paese del Golfo, Negroponte ha affermato che “Stati Uniti, Turchia e Iraq hanno adottato una posizione comune”. Intanto, sul terreno, ieri un soldato americano è stato ucciso a colpi d’arma da fuoco a Baghdad.

Si riunisce domani il Parlamento in Libano per l’elezione del presidente
Domani, in Libano nuova riunione del Parlamento per l’elezione del presidente che sostituisce l’uscente Emile Lahoud. Secondo la prassi costituzionale, nel rispetto della composizione della società libanese, alla più alta carica dello Stato accede un cristiano-maronita, mentre la guida del governo e la presidenza del parlamento, spettano rispettivamente ad uno sciita e ad un sunnita. I ripetuti rinvii delle scorse settimane, dovuti alla mancanza di accordo tra i cristiano-maroniti su un unico nome, sembrano essere stati risolti con la convergenza, secondo fonti parlamentari, sulla figura del generale Michel Suleiman. Sulla situazione a poche ore dal voto, Giancarlo La Vella ha raccolto l’analisi di Antonio Ferrari, inviato speciale del Corriere della Sera, esperto di Medio Oriente: RealAudioMP3

R. - C’è stato qualche passo avanti in molte direzioni. Il fatto che la Siria sia andata ad Annapolis - Siria che considera il Libano quasi un suo protettorato e che può in qualche modo condizionarne le scelte per la presidenza - può lasciar intendere che la forse Damasco possa avere in qualche modo fatto dei passi indietro, proprio per garantire una soluzione di compromesso. La seconda cosa che colpisce è il silenzio dell’Hezbollah filoiraniano, che partecipa a questa possibile soluzione di compromesso.

 
D. - Questo compromesso o accordo, che dir si voglia, sembra puntare ora sulla figura del generale Suleiman...

 
R. - Suleiman è il personaggio più adatto, ben visto, da entrambi i campi, filosiriano e antisiriano. E’ considerato credibile dal governo di Fuad Signora, filooccidentale, ed è il personaggio al quale il presidente uscente, Lahoud, ha affidato la sicurezza del Paese. Purtroppo, in campo cristiano maronita la difficoltà di scegliere un leader è dovuta alle divisioni che ci sono all’interno di questa comunità. C’è da dire questo: esiste un cristiano che poteva mettere d’accordo tutti per il suo alto prestigio e la sua alta credibilità e la sua saggezza, ma non è un politico: è il cardinale Sfeir. Io credo che il cardinale Sfeir sia la figura più rilevante del mondo cristiano.

Giordania
Le autorità siriane hanno consegnato stamani alle guardie di frontiera della Giordania 18 prigionieri giordani detenuti da anni nelle carceri siriane. Lo ha annunciato Nasir Jawde, portavoce del ministero degli Esteri di Amman. Jawde ha precisato che i 18 prigionieri sono stati consegnati al posto di confine di Jaber, 120 km a nord di Amman, attesi da decine di loro familiari. “La liberazione dei detenuti arriva come segno di distensione tra i due Paesi in seguito al vertice tenutosi il 18 novembre scorso tra il presidente siriano Bashar al-Assad e il re giordano Abdallah”, ha affermato Jawde. Siria e Giordania hanno entrambe partecipato martedì alla conferenza sul Medio Oriente convocata dagli Stati Uniti ad Annapolis (Maryland).

Iran
Il procuratore di Teheran, Said Mortazavi, ha impugnato il proscioglimento dall'accusa di spionaggio di un ex negoziatore sul nucleare vicino ai moderati e pragmatici, Musavian, e ha ordinato una nuova inchiesta. Lo riferisce la stampa iraniana. Musavian, che era stato incarcerato per alcuni giorni nel maggio scorso, è considerato vicino all'ex presidente pragmatico, Rafsanjani, e faceva parte della squadra dei negoziatori ai tempi della presidenza del riformista, Mohammad Khatami. Entrambi gli ex presidenti hanno criticato negli ultimi tempi la politica intransigente dell'attuale presidente, Ahmadinejad, mettendo in guardia dal pericolo di un isolamento del Paese e di un eventuale attacco americano, rischi che Ahmadinejad ritiene invece inconsistenti. Lo stesso Ahmadinejad aveva denunciato alcune settimane fa “pressioni” sul giudice incaricato dell'inchiesta di Musavian per farlo assolvere, e dopo il suo proscioglimento ha chiesto che siano “resi pubblici i testi di conversazioni avute da Musavian con stranieri”, che a suo parere proverebbero che ha fornito informazioni riservate a Paesi occidentali. Martedì scorso, la magistratura aveva reso noto che Musavian era stato prosciolto dalle accuse di spionaggio e possesso di documenti segreti, ma giudicato colpevole di “propaganda contro il sistema”.

Petrolio
Quotazioni in volata per il petrolio, con il barile in rialzo di quattro dollari dopo che un oleodotto che collega gli USA e gli Stati Uniti è esploso, tagliando le forniture al Paese che consuma più petrolio al mondo. I futures sul greggio con consegna a gennaio guadagnano 4,21 dollari, pari al 4,7%, a 94,83 dollari al barile negli scambi elettronici pre-mercato sulla piattaforma di New York. Deciso rialzo anche per il petrolio di qualità, il brent, scambiato a Londra, che guadagna 2,78 dollari (+3,1%) a 92,59 dollari al barile.

Filippine
Nelle Filippine, è durata sei ore la protesta dei soldati ribelli che si sono arresi dopo il blitz dell’esercito all’hotel di Manila, nel quale si erano rinchiusi per chiedere le dimissioni del presidente del Paese, la signora Gloria Arroyo. Il servizio di Benedetta Capelli:RealAudioMP3

Vogliamo evitare la perdita di vite umane. Così il generale Danilo Lin e l’ufficiale dell’esercito, Antonio Trillanes, hanno motivato la resa dopo essersi barricati per sei ore all’interno di un lussuoso hotel di Makati, centro finanziario di Manila. L’assedio è scattato dopo che alcuni militari ribelli avevano lasciato l’aula del vicino tribunale nel quale si stava celebrando un processo a loro carico per un fallito ammutinamento nel 2003. Chiara la richiesta del gruppo: le dimissioni del presidente Gloria Arroyo, accusata di aver manipolato i risultati elettorali delle elezioni 2004, nelle quali fu sconfitto Joseph Estrada. L’ex presidente ha però declinato qualsiasi responsabilità nell’azione, aggiungendo di non conoscere le intenzioni dei militari. Solo poche settimane fa, Estrada, condannato all’ergastolo per corruzione, è stato graziato dalla stessa Arroyo. Dopo che alcuni testimoni hanno sentito degli spari, l’esercito ha deciso il blitz: sono stati lanciati lacrimogeni e un blindato ha abbattuto la porta dell’albergo per raggiungere i circa trenta rivoltosi asserragliati al terzo piano. Poco dopo, i militari si sono arresi. “Non potremmo sopportare di vivere se qualcuno di voi fosse ferito o ucciso nelle sparatorie”, ha dichiarato il senatore, Antonio Trillanes. Tutti sono stati arrestati mentre il governo di Manila ha imposto il coprifuoco dalla mezzanotte fino alle 5 di mattina, sia nella capitale che nelle province circostanti. Intanto, la Arroyo ha convocato una riunione d’urgenza sulla sicurezza ma non ha disdetto il viaggio di Stato in Europa programmato per il fine settimana.

Ucraina
A quasi due mesi dalle elezioni, è stata varata oggi con un voto nella Rada, il parlamento ucraino, la coalizione arancione filo occidentale formata dal blocco di Iulia Timoshenko e da quello filo presidenziale ''Nostra Ucraina-Autodifesa popolare''.

Russia
Marcia di avvicinamento in Russia in vista delle elezioni di domenica. Il presidente Putin, capolista del suo partito “Russia Unita”, in un appello televisivo ha messo in guardia l’elettorato perché un’affermazione dell’opposizione liberale significherebbe riportare il Paese in uno stato di “umiliazione, dipendenza e disintegrazione”. Inoltre, il capo del Cremino ha aggiunto che le prossime consultazioni “daranno il tono alle elezioni del nuovo presidente russo”, in programma a marzo.

Caso Berezovski in Russia
Il tribunale Saviolovski di Mosca ha dichiarato la colpevolezza per l'oligarca in esilio a Londra, Boris Berezovski, al processo che lo vede accusato di essersi appropriato indebitamente di 215 milioni di rubli, pari a circa 6,1 milioni di euro, ai danni della compagnia di bandiera Aeroflot. Lo riferiscono le agenzie. Il processo, iniziato lo scorso luglio, si è celebrato con l'oligarca in contumacia. Berezovski, uno dei più acerrimi nemici del Cremlino, ha sempre respinto le accuse bollandole come “politiche”.

Venezuela-Colombia
Stop alle relazioni diplomatiche tra Venezuela e Colombia. Ad annunciarlo il presidente venezuelano, Hugo Chavez, che ha intenzione di non riprendere i rapporti con Bogotà fino a quando sarà al potere Uribe. La rottura si è consumata nella trattativa con le FARC, le Forze armate rivoluzionarie della Colombia, per la liberazione di alcuni ostaggi tra cui la leader ambientalista franco-colombiana, Ingrid Betancourt. Uribe ha infatti deciso di escludere dal negoziato Chavez, impegnato nella mediazione da agosto. Alcuni giorni fa, lo stesso presidente venezuelano, dopo aver definito il suo omologo colombiano “un traditore”, aveva richiamato in patria l’ambasciatore a Bogotà.

Australia
E’ stata presentata a Canberra la lista dei ministri che compongono il governo del neo-premier australiano Kevin Rudd, alla guida di un esecutivo laburista dopo undici anni di governo conservatore. Singolari alcune scelte come un’ex cantante rock, Peter Garrett, messo alla guida del ministero per l'Ambiente e per le Arti e di un ministro malese di nascita, Penny Wong, che guiderà il dicastero dell’Acqua e del protocollo di Tokyo. Consistente la presenza di donne, di tecnici e di accademici. Nel presentare il suo governo, Rudd ha spiegato che saranno in particolare tre gli ambienti d’intervento: l’ambiente, l’economia e l’educazione.

Cina
Un'esplosione in una fabbrica di fuochi d'artificio a Yangqua, nella provincia settentrionale di Shanxi, ha ucciso 11 persone e ferito altre otto. Lo riferiscono i media cinesi sottolineando che è il secondo incidente del genere in due giorni. Il 27 novembre, tredici persone erano morte e sei rimaste ferite in seguito ad un'esplosione in una fabbrica clandestina di fuochi d'artificio nella provincia rurale di Hunan, nel centro della Cina. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Benedetta Capelli)



Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI no. 333

 
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