TAGIKISTAN Musulmani e cristiani contro nuova legge sulla libertà religiosa
DUSHANBE - In Tagikistan, giuristi, attivisti per i diritti umani, esponenti
governativi e rappresentanti delle comunità musulmana e cristiana si sono incontrati
nei giorni scorsi per discutere una nuova controversa riforma della libertà religiosa
in discussione a Dushanbe. L’incontro si è svolto il 21 novembre con il patrocinio
dell’OSCE, l’Organizzazione per la cooperazione e la sicurezza in Europa. Il disegno
di legge va a modificare la precedente del 1994 perché, a detta del governo tagiko,
“non fotografa la situazione attuale”. Per i cristiani, le parti più controverse del
nuovo testo – in gestazione dal marzo del 2006 - riguardano la prevista consistenza
delle comunità non musulmane per poter essere registrate, pari a 400 fedeli nelle
zone rurali, 800 in quelle cittadine e 1.200 nella capitale al posto degli attuali
10 e l’obbligo per un missionario straniero di risiedere in un luogo per almeno dieci
anni prima di potere fondare nuove comunità. “E’ assurdo, tutto questo lede i nostri
diritti di cittadini sia per quanto attiene alla libertà di pensiero che a quella
di movimento”, hanno affermato compatti i rappresentanti cristiani, tra i quali non
figurava alcun delegato dei circa 250 cattolici presenti nel Paese. Della proposta,
i musulmani contestano, di contro, l’interdizione al voto passivo dei leader religiosi,
che per bocca di Negmatullo Saidzoda, del Partito della Rinascita Islamica “lede i
diritti prescritti dalla Costituzione”. Nella ex repubblica sovietica, i fedeli musulmani
sono il 96% della popolazione, gli ortodossi – di etnia russa- il 3% su circa sei
milioni e mezzo d’abitanti. (Ucan – MILANI)